“No Other Land” Ancora Censurato in Rai: L’Ipocrisia di Stato e la "Pace" Inesistente
LA CENSURA PIÙ VOLGARE SUL SERVIZIO PUBBLICO
In un Paese in cui l'assenza di decenza da parte della classe dirigente è, purtroppo, un dato di fatto per chiunque sia intellettualmente onesto, si è ormai convinti che nulla possa più destare sorpresa o disgusto.
Eppure, anche quando si pensa di aver toccato il fondo, si scopre che i limiti della sfacciataggine e della complicità vengono spostati ulteriormente, raggiungendo vette che superano ogni immaginazione.
L'ultimo, sconcertante, atto di quella che il popolo ha ribattezzato "Telemeloni" arriva dal servizio pubblico.
La RAI, la televisione di tutti i cittadini, ha infatti cancellato (per la terza volta) la messa in onda del film documentario "No Other Land", capolavoro vincitore del Premio Oscar.
Il documentario, come noto, racconta la cruda e dolorosa verità sull'occupazione militare, criminale e illegale della Cisgiordania da parte dei coloni israeliani, attraverso gli occhi degli attivisti palestinesi di Masafer Yatta e del giornalista israeliano Yuval Abraham.
La Scusa "Lunare": Il Clima di Pace e le Manifestazioni Violente
A fornire la motivazione è stato Adriano De Maio, direttore Cinema e serie tv Rai, che ha offerto due spiegazioni che definire "lunari" è un eufemismo:
- Il film "non era in sintonia con il clima di speranza per la pace che poi è stato firmato".
- I contenuti avrebbero "rischiato strumentalizzazioni, con l’alzarsi del livello delle manifestazioni di piazza anche violente".
La verità è chiara: la RAI, su palese dettato politico, ha scelto ancora una volta di fuggire dalla realtà.
Un film che narra il dramma di un popolo sterminato, occupato e privato dei propri diritti fondamentali – un film osannato dalla critica e premiato con l'Oscar – non può essere in alcun modo "strumentalizzato", a meno che non si voglia chiamare "strumentalizzazione" la semplice e doverosa ricerca della verità e la denuncia delle ingiustizie.
Una Censura Volgare e Pericolosa
L'episodio è tanto più grave in quanto "No Other Land" aveva già avuto un'ampia distribuzione nelle sale cinematografiche italiane grazie a Wanted Cinema ed è disponibile sulle principali piattaforme streaming a partire dal 5 novembre.
La decisione della RAI non vieta la visione in assoluto, ma ne ostacola l'accesso massivo e gratuito, sottraendo un pezzo cruciale di verità al dibattito pubblico.
La denuncia si è levata compatta da parte di associazioni, artisti e della Rete #NOBAVAGLIO, che ha parlato apertamente di "censura politica" e ha chiesto un intervento della Commissione di Vigilanza Rai.
Di fronte a tali atti, non possiamo permettere che la verità venga sacrificata sull'altare della ragion di Stato, della complicità politica o di una "pace" che esiste solo nelle ipocrite dichiarazioni di chi preferisce il silenzio all'onestà intellettuale.
È ora di chiamare le cose col proprio nome: in Italia, il Servizio Pubblico è diventato lo strumento di un governo che, nel tentativo di nascondere le proprie responsabilità, ricorre alla censura per raccontare la sua unica e distorta versione dei fatti.


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