Un atto d'accusa senza precedenti dal palco milanese: Springsteen denuncia gli abusi di potere, la persecuzione del dissenso e l'abbandono dei più deboli, lanciando un appello alla democrazia con sottotitoli in italiano per far capire a tutti.
I concerti di questa leggenda della musica sono sempre qualcosa che va oltre all'immaginabile, l'ho visto a Roma qualche anno fa, al Circo Massimo ed è stato qualcosa di incredibile ed interminabile, ma soprattutto di un'intensità unica, per musica, show e contenuti.
Però adesso la musica è diversa nel mondo e ci si poteva aspettare quello che è successo a Milano.
L'altra sera, infatti, lo stadio di San Siro si è trasformato non solo in un tempio della musica rock, ma anche in un palcoscenico per un potente messaggio politico.
Bruce Springsteen, il leggendario "Boss", ha scelto il suo concerto milanese per lanciare un accorato atto d'accusa contro l'amministrazione Trump e i pericoli che, a suo dire, minacciano la democrazia.
E per assicurarsi che nessuno perdesse una parola, ha persino fatto proiettare sottotitoli in italiano sul megaschermo.
Springsteen non ha usato mezzi termini, descrivendo l'America che ama come "nelle mani di una amministrazione corrotta, traditrice e incompetente".
Il suo discorso, per molti versi, è risuonato come un vero e proprio manifesto di resistenza.
Ha esortato il pubblico a sostenere la democrazia, a "alzarsi e far sentire la propria voce contro l'autoritarismo e far risuonare la libertà".
Il Boss ha sottolineato con forza la gravità del momento, affermando che "stanno accadendo delle cose che alterano la vera natura della democrazia dei nostri Paesi e sono troppo importanti per essere ignorate: gli abusi di un presidente e di un governo disonesto".
Ha denunciato la persecuzione di coloro che esercitano la libertà di parola negli Stati Uniti, un fenomeno che a suo dire "sta succedendo adesso".
Le accuse di Springsteen si sono spinte oltre la politica, toccando temi sociali ed economici.
Ha criticato aspramente "gli uomini più ricchi [che] trovano soddisfazione nell'abbandonare i bambini più poveri al mondo alla malattia e morte" e chi si diletta "in modo sadico del dolore inflitto ad onesti lavoratori americani".
La sua voce si è fatta grave nel condannare l'abbandono degli alleati tradizionali e le alleanze con "dittatori", a scapito di coloro che "lottano per la propria libertà".
Non ha risparmiato critiche al definanziamento delle università americane che non si piegano a "richieste ideologiche" e alle deportazioni di residenti americani "senza alcun processo, deportandoli in centri di detenzione e prigioni straniere".
Nonostante la gravità delle sue parole, Springsteen ha concluso con una nota di speranza, confidando che "sopravvivremo anche a questo momento".
Sappiamo che parliamo di un artista che si è dimostrato sempre impegnato, piuttosto mi fa ancora ridere la posizione di un mio amico che residente adesso negli Usa ha aspramente criticato una mia foto che mi rappresenta con una maglietta che recita il sacrosanto "Fuck Trump".
Mi ha detto di pensare ai politici di casa mia, quasi non dovessi intromettermi nelle questioni di un altro Stato.
Peccato che è lo Stato che vuole dettare legge al mondo e, quindi, mi riguarda, altrimenti cosa mi dovrebbe interessare, se non solo dal punto di vista umanitario, dell'omelia di un cantante americano, durante un concerto in Italia.
Vorrei concludere ricordando all'amico:
"Che tu emigrante sei, puoi aspettarti di tutto da Trump, pure che ti carichi su un mezzo e.ti spedisca chissà dove".
Tornando a parlare del fatto specifico che ho voluto analizzare con questo mio scritto, vorrei ricordare che le dichiarazioni di Springsteen a San Siro non rappresentano una novità nel suo percorso artistico e personale.
Da sempre schierato e attento alle dinamiche sociali e politiche del suo paese e del mondo, il Boss ha spesso utilizzato la sua musica e la sua piattaforma per esprimere le proprie convinzioni.
Le sue canzoni sono intrinseche di temi legati alla classe operaia, alla giustizia sociale e alla lotta per la dignità.
Già in passato, in occasione delle elezioni presidenziali americane, Springsteen si è apertamente espresso contro Donald Trump, sostenendo apertamente i candidati democratici. La sua posizione ferma e coerente lo rende una voce autorevole e rispettata, anche al di fuori del panorama musicale.
Il concerto dell'altra sera a San Siro, con il suo potente messaggio politico, si inserisce perfettamente in questa lunga tradizione di impegno civile e dimostra, ancora una volta, come la musica possa essere un veicolo potente per la riflessione e il dibattito pubblico.
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