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Le cose non sono mai quello che sembrano ©. Clicca sull'immagine.

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Il primo romanzo di Mancio M. Ruggiero

Martucci: Riaperto il tavolo tecnico.... ma la Regione cerca la latitanza...



Si riparte e lo si fa con contenuti e proposte e soprattutto con il voler fare il punto della situazione e, se è possibile, ricominciare.
Le ultime volte che avevamo parlato della questione, il tutto stava prendendo una strada che esulava dal contesto.

Avvicendamenti nell'associazione che per anni si è occupata dell'argomento, secondo qualcuno, tentato golpe per delegittimare qualcuno, altre realtà che si affacciavano all'argomento, ecc...
telenovelas che, sinceramente non è che abbiano sortito tutto questo interesse.

Oggi ci troviamo ad un ritorno alle origini e comunque parliamo nuovamente dell'annoso problema che ci riguarda molto sa vicino, visto che crea danni alla nostra salute.

Cominciamo a dire che in tanti non hanno dato il giusto peso a quello che è accaduto lo scorso novembre, con la diffida formale dell' Associazione Chiudiamo la discarica Martucci e dei Sindaci di Mola, Conversano e Rutigliano nei confronti della Regione Puglia per l’inopinata ed illegittima chiusura del Tavolo Tecnico Martucci, non più riunito dal maggio 2017 e l’immediato riscontro della Delibera di G.R. n.2211 del 30.11.2018 di ripresa dei lavori di quella Commissione concessa dal Consiglio Regionale sull’onda delle maestose proteste popolari nel maggio e nell’ottobre del 2013 (inquietante il tempo trascorso!).

Per chi non lo ricordasse, come invece ribadisce Vittorio Farella che si firma Presidente dell’Associazione, quel tavolo fu chiuso perché era arrivato a dei risultati preoccupanti per quanti continuano a negare l’esistenza di compromissioni nelle zone limitrofe di contrada Martucci e del territorio vasto, in primis gli Uffici e Servizi Rifiuti della Regione Puglia.

Un primo report del Consorzio a cui erano state affidate le analisi, in uno con ARPA e CNR, fotografavano una situazione di criticità evidenti e di ulteriori indispensabili approfondimenti, tanto da richiedere una seconda campagna di monitoraggio per le acque di falda (superamento di limiti per il pericoloso manganese, ferro, nitrati, solfati e coliformi) e l’esecuzione di caratterizzazione dei suoli per probabili interramenti abusivi di rifiuti (individuati con la change-detection e tecniche a infrarossi ben 12 siti sospetti e 29 con aspetti vari di cambiamento). In verità, a seguito della protesta della nostra Associazione e di quanti parteciparono a quell’incontro, nella riunione del 9 maggio 2017, per i pozzi sotto accusa furono previste e sono poi state ripetute le analisi, nel settembre del 2017 (ma i risultati non erano mai stati recapitati al Tavolo Tecnico se non, dopo vibrate proteste, solo nella riunione di ieri): pienamente confermate tutte le criticità, anzi per il pozzo più sospettato (ID 3) rilevamenti anche più apprensivi, con superamenti di 7 volte la soglia di sicurezza per il ferro e 9 volte quella del manganese.

Con questo quadro di partenza, con la progettazione già precedentemente definita dal Tavolo Tecnico, dovevano essere ripresi i lavori. 
Particolare non trascurabile, la Regione con la sua Delibera di G.R. avrebbe affidato un grande compito ai Comuni, quello di coordinare la fase conclusiva. Per noi non è così! Ai Comuni è stato finalmente riconosciuto un ruolo attivo (che ben avrebbero potuto già recitare in passato) dislocando le attività e l’esecuzione amministrativa, ma non sostanza e finalità del Comitato, descritte dettagliatamente nell’o.d.g. N.179/2013 del Consiglio Regionale e solo a ciò bisogna attenersi (si ricordi la valenza di Legge Regionale assunta dall’o.d.g.).

Dunque il corso di questa nuova fase va ricondotto a questi vincolanti imperativi e soprattutto vanno sveltite le operazioni. 

Tanto per ricordarlo a tutti noi, sono stati concessi 120 giorni per la predisposizione degli atti della nuova ricognizione su suolo, sottosuolo e acque di falda e ne sono già passati quasi un terzo, mentre la Regione latita e recita un ruolo improprio: quello della supervisione. 

Non è così, perché è una dei componenti del Tavolo ed ha il dovere di partecipare attivamente.

Nella riunione tenutasi il 5 Marzo 2019 si è perciò chiesto di notificare agli Uffici Regionali la pretesa, da parte di tutte le parti in causa, della loro partecipazione attiva alla definizione del percorso e del supporto nelle attività amministrative.

Considerato il destino già tracciato dal nuovo piano regionale dei rifiuti (continuazione delle attività pregresse), ci stiamo giocando la carta più importante per il futuro di Martucci e del nostro territorio: dimostrare concretamente quanto sia compromessa la situazione ambientale nell’area vasta del territorio e non solo delle aree attigue alle discariche, peraltro non ancora collocate in sicurezza.

Il "fatto" non è che dove lo metti fa cambiare il senso della frase, per dirla alla Gianni Ciardo e non è che la situazione diventa insostenibile o ci si può dematerializzare come a ferragosto.
Qui c'è bisogno che qualcuno si prenda le proprie responsabilità e che si renda conto che la riapertura di un tavolo tecnico non è da considerare solo un contentino alle parti interessate.

piuttosto la Regione dovrebbe rendersi conto di avere intrapreso la strada sbagliata ed eventualmente professare un mea culpa.

Non pretendiamo di ritrovarci di colpo in un ecovillaggio, e non vogliamo per forza le scuse, ma come cittadini da anni danneggiati esigiamo almeno il rispetto per una partecipazione attiva di una delle parti che è stata designata a partecipare a questo tavolo tecnico.

Si attendono nuovi sviluppi al grido di Basta Martucci!



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