Le cose non sono mai quello che sembrano ©. Clicca sull'immagine.

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Il primo romanzo di Mancio M. Ruggiero

Con Hopen, Mola, Noicattaro e Rutigliano contrasteranno la dispersione scolastica.

 


I percorsi educativi sono stati presentati il 18 Febbraio. 

Se la società è in crisi lo si deve a diversi fattori e, specialmente in questi ultimi anni, le problematiche non mancano. 

Per i più giovani sembra eternamente. 
Altro che disavanzo... 

Certo, ci sono situazioni che vengono da lontano ed è compito della comunità fare in modo che la società del domani sia il più possibile migliore. 

Spesso il "Generational Gap" è visto come una sorta di divisione tra le varie generazioni. 
Non conoscere la PFM, per esempio, alcuni potrebbero considerarlo un crimine, ma non mi sembra il caso di ghettizzare per questo i più giovani. 

Tornando Seri.... 

"Da che parte stai?
(Matt Bianco) 

... Sembra la parola d'ordine, ma non è così e non dovrà esserlo. 

Spesso anche le basi sociali sembrano "Made in Cina", ma non nell'accezione positiva della formula. 

Le amministrazioni di Mola di Bari, Noicattaro e Rutigliano sono sicure di invertire la tendenza grazie ad un progetto che parte da laboratori, sportelli d’ascolto, percorsi formativi, ecc... tutto per minori affinché siano gli uomini di domani. 

A tal proposito è stato diffuso il seguente 

COMUNICATO STAMPA:👇🏻 

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È stato presentato sabato 18 febbraio a Noicattaro HOPEN – Progetti educativi. Un percorso finanziato dall’Agenzia per la Coesione Territoriale per contrastare l’abbandono e prevenire il fenomeno della dispersione scolastica.

Tanti i temi toccati durante la conferenza stampa condotta da Rosanna Santoro (coordinatrice del progetto) e a cui hanno preso parte i sindaci dell’Ambito Territoriale n.11 Giuseppe Colonna (Sindaco Mola di Bari), Raimondo Innamorato (Sindaco Noicattaro) e Giuseppe Valenzano (Sindaco Rutigliano).

L’obiettivo di HOPEN – come ha spiegato Rosanna Santoro – è quello di far sapere agli adolescenti che la loro comunità li ama e li sostiene. Tutta la comunità deve farsi promotrice dell’accoglienza dell’altro: per questo abbiamo chiamato a raccolta le scuole e le realtà del privato affinché si possa lavorare insieme contro la dispersione scolastica e per la promozione del benessere. Facendo emergere desideri e bisogni – continua la coordinatrice di Hopen – è possibile attivare un processo di conoscenza di sé che permetta ai ragazzi una maggiore inclusione sociale e lavorativa.

Della buona riuscita del progetto sono convinti anche i sindaci dell’Ambito per cui HOPEN “ci aiuterà a riaffermare capisaldi come scuola e famiglia che in questo momento sono quasi delegittimati” (Colonna), “aiuterà i ragazzi a farli sentire accolti dalle istituzioni” (Innamorato) e “l’emersione dei loro talenti darà loro maggiore vitalità” (Valenzano).

Nel pomeriggio del 18 febbraio le attività sono andate avanti con un momento di formazione destinato a oltre 50 operatori sociali, educatori, insegnanti e genitori a cura di Rosy Paparella. Tema dell’incontro “Come e perché aiutare gli adolescenti ad attraversare la terra di mezzo”.

Infine, serata dedicata all’intrattenimento con “Kirikù e la strega Karabà”, spettacolo a cura del Kismet (racconto in musica, di Michel Ocelot con Teresa Ludovico e musiche di Maurizio Lampugnani).  

IL NOME DEL PROGETTO

Questo nome racchiude due parole inglesi: “hope” (speranza) e “open” (aperto). Sono due termini che rinviano a significati di cambiamento con un sapore di ottimismo e di positività.

Hopen però nasconde in sé ancora due parole. “Hop” (salto) nel senso di momento di gioco, base essenziale del benessere, e come gesto utile per “andare oltre”. Infine “Pen” nel senso di scrittura, dunque apprendimento e creatività.

Hopen vuole essere, dunque, un luogo in cui fare esperienza di cambiamento in senso evolutivo con l’obiettivo di migliorare sé stessi e la propria comunità.

OBIETTIVI

Hopen promuove il protagonismo dei ragazzi con azioni finalizzate a far emergere desideri, bisogni, risorse che consentano di acquisire competenze e ridurre i fattori di rischio, anche ai fini di una loro inclusione sociale e lavorativa.

Il progetto previene situazioni di disagio per costruire relazioni significative di fiducia tra adolescenti ed educatori e favorisce interventi di riconoscimento precoce di difficoltà di apprendimento e di bisogni educativi speciali. Il fine è evitare e/o ridurre fenomeni di medicalizzazione e assicurare offerte educative differenziate e personalizzate, e attenzione alle fasi di passaggio, con azioni di accompagnamento.

Hopen, infine, promuove l’integrazione territoriale dei servizi e favorisce l’attivazione di percorsi che attivino processi di responsabilizzazione dei ragazzi, la ricostruzione delle reti educative, familiari e sociali.

METODOLOGIA DI LAVORO

La metodologia di Hopen prevede il superamento dell’isolamento sociale attraverso percorsi che mirino alla costruzione di modelli positivi. È un percorso di co-progettazione: si accompagna il ragazzo verso una consapevolezza dei propri bisogni e si coinvolge la comunità in processi inclusivi.

La scelta dei destinatari è condivisa con la scuola e i servizi, avviando un accompagnamento costante attraverso tutor educativi relazionali (assistente sociale/psicologo e educatore/orientatore) e l’interazione con la famiglia, la comunità educante, gli esperti che interverranno durante i laboratori.

I risultati di progetto daranno un recupero dell’autostima del ragazzo, incidendo sulle scelte individuali e familiari.

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