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Il primo romanzo di Mancio M. Ruggiero

Mola, il Consiglio della discordia: Losito consigliere, opposizione infuriata, Gallo rinuncia, Sciannameo interviene.


"Gli amministratori di cui all'articolo 77, comma 2 [tra cui i consiglieri comunali], devono astenersi dal prendere parte alla discussione ed alla votazione di delibere riguardanti interessi propri o di loro parenti o affini sino al quarto grado. "


Molte volte si partecipa alla vita politica con una visione offuscata da un'appartenenza politica o per simpatie o antipatie personali che quindi, proprio per questo, possono non contemplare una completa onestà intellettuale nell'affrontare alcune problematiche.

Molte volte la formula "We are Mola è usata in maniera positiva, ma anche negativa, nella versione "chess jè Maul"  che lascia intendere una vera voglia di allargare le braccia prima di farle cadere.

Nessuno vuole tirare in ballo una ideale giornata dei diritti umani o quantomeno quella del sorriso, ma è diffusa l'idea che quanto successo durante l'ultimo consiglio comunale a Mola di Bari, esuli da un contesto di limpidezza assoluta.

Nello specifico, dopo mesi di lavori, comunicati, proclami, ecc.
Durante l'ultimo  Consiglio Comunale molese si è discusso della ipotesi di incompatibilità del consigliere Leonardo Losito, per aver difeso come avvocato, mentre era consigliere comunale, due imputati in un processo penale per abusivismo edilizio in zona vincolata, che, tra le altre cose, vede il comune di Mola come parte lesa. 
Sarebbe  un surplus aggiungere la vicenda di un altro cliente in un processo al TAR Puglia contro il comune di Mola, ma visto che stiamo ballando in queste acque... Continuiamo pure a ballare. 

Non parliamo di uno spot del gal o di una notizia fax di quelle di una persona che cade dalle scale. 
E non deve essere la vicinanza a ferragosto e far girare le persone dall'altra parte quando si parla di, almeno, presunte irregolarità. 

Ora non sta a me o a chiunque altro giudicare o trovare una soluzione o arrivare alla verità assoluta in questa vicenda, ma è giusto che si faccia chiarezza. 

Del resto non dobbiamo dimenticare, per dovere di cronaca che era stato lo stesso consigliere Losito a chiedere di avviare la procedura prevista dall’art. 69 del Testo Unico degli Enti Locali (TUEL), procedura che prevede che il Consiglio deliberi la decadenza oppure dichiari congruo il ruolo consigliere in questione. 

Di fatto, però, non è stata una votazione tranquilla. 
Le due mozioni, in un Consiglio misto, durante il quale tutti hanno partecipato di persona tranne il consigliere Battista attraverso la rete, hanno suscitato perplessità e reazioni, soprattutto per l'assoluzione dell'avvocato  Losito. 

Il risultato è stato risicato, la differenza l'ha fatta un solo voto. 
A favore di questa mozione si è espressa la maggioranza, o meglio i sette consiglieri rimasti, più il Presidente del Consiglio Lepore ed il Sindaco Colonna per un totale di 9 voti. 
Di Rutigliano, Battista, Delre, Diperna, Palazzo e Daniele, i consiglieri di minoranza, hanno votato contro ed a loro si sono uniti i consiglieri Giovanni Gallo ed Elisabetta Sciannameo che hanno da poco lasciato la maggioranza. 
Gli 8 voti raggiunti li hanno visti sconfitti, ma da più parti è arrivato l'invito a Losito affinché raasegnasse ugualmente le dimissioni. 

Ora, perché le polemiche sono continuate anche dopo una democratica votazione? 
Beh! La risposta potrebbe essere nella citazione che apre questo scritto e che fa in modo che alle latitudini dell'opposizione si parlasse di arroganza della maggioranza. 

È quantomeno apparso fuori luogo, infatti, che il consigliere Losito abbia votato in una questione che lo riguardava in prima persona. 

Il Sindaco Giuseppe Colonna ha giustificato la legittimità del voto del consigliere coinvolto con il comma 2 dell'art. 78 del TUEL, ma, secondo la minoranza, e non solo, questo non appare in linea con quanto previsto da tale comma. 

Se analizziamo il testo integrale, integriamo, infatti, quanto già accennato all'inizio:
 «Devono astenersi dal prendere parte alla discussione ed alla votazione di delibere riguardanti interessi propri o di loro parenti o affini sino al quarto grado. L’obbligo di astensione non si applica ai provvedimenti normativi o di carattere generale, quali i piani urbanistici, se non nei casi in cui sussista una correlazione immediata e diretta fra il contenuto della deliberazione e specifici interessi dell’amministratore o di parenti o affini fino al quarto grado»

Non sappiamo, dunque se dobbiamo fare in modo che una mano lavi l'altra pur di continuare ad andare avanti e non è detto che si debba festeggiare un ideale family day... Tanto stiamo tra di noi, siamo tutti una famiglia e, quindi, vogliamoci bene.

È giusto pensarla così?
E si è contrari solo per tifo?
Non saprei... 

Se aggiungiamo anche il fatto che nel regolamento del Consiglio Comunale (articolo 29) si specifichi 
«il Sindaco, i Consiglieri e gli Assessori debbono astenersi, inoltre, quando si tratta di interesse proprio o di interesse, liti o contabilità dei loro congiunti ed affini sino al quarto grado civile, o di conferire impieghi ed incarichi ai medesimi».
Il quadro non appare dei migliori, visto quello di cui si dibatte. 

"Fate ricorso al TAR".
È stato detto....
Sarà....
Quindi questa telenovela non è destinata a finire?
Non lo sappiamo.

La cosa certa è che le polemiche non termineranno, anche per altre vicissitudini accadute attorno a tutta la vicenda.

Perchè a prescindere dal fatto di ritenere legittima o meno la delibera del Consiglio Comunale, non è passata in sordina una specie quasi di censura ai danni di un consigliere.

Il Presidente del Consiglio Mario Lepore, infatti, è stato accusato di essere stato troppo di parte in tutta la questione.

Quella che da molti è stata considerata censura è stata la maniera con cui ha interagito con il consigliere Giovanni Gallo, il quale ha rinunciato addirittura al suo intervento.

Successivamente lo stesso censurato o autocensurato, in base alle diverse interpretazioni, ha garantito che tutto quello che aveva da dire sarà diffuso attraverso i diversi modi che oggi giorno sono a disposizione.

Se fosse stato un Consiglio tenuto di domenica l'avremmo potuto intitolare "Sunday bloody sunday"...
Ma a conti fatti, sembrerebbe che la giornata possa essere considerata un dettaglio.

Questa sarà una ferita nella vita istituzionale del nostro paese o tra un pò di tempo l'avremo dimenticata?

Ovviamente non ci è dato saperlo, ma è bene sapere che l'Opposizione annuncia ulteriore battaglia e l'altra consigliera ex maggioranza, invece, non è rimasta in silenzio.

Elisabetta Sciannameo ha ricostruito la sua versione della questione attraverso un intervento che può essere riportato integralmente e che ha la non indifferente caratteristica di essere stato preparato da chi, fino a poco fa, faceva parte della maggioranza. 

"Buon pomeriggio a tutti, finalmente siamo arrivati alla definizione di questa triste storia, storia che per mesi è stata oggetto di querelle tra le parti anche e soprattutto al di fuori di questo contesto.

Siamo arrivati dopo mesi a definire la questione in consiglio grazie anche alla presa di posizione del consigliere Losito che durante il consiglio comunale del 25 febbraio ha chiesto di voler attivare la procedura volta ad accertare l’eventuale causa di incompatibilità in cui si sarebbe trovato prevista dall’art 69 del TUEL.

Credo sia a tal proposito opportuno, prima di esprimerci circa la sussistenza o meno di una causa di incompatibilità, procedere ad un excursus dei fatti, al fine di rendere chiara, sia a questo consesso, che a quanti ci ascoltano, la dinamica degli eventi.

-tutto ha avuto inizio da un interrogazione posta dal consigliere Daniele in data 03 agosto 2019 in cui veniva contestata la partecipazione dell’ avv. Losito ad una udienza del 14 maggio 2019 quale difensore di due soggetti privati per una causa penale in cui il comune risulta parte offesa, nonché anche difensore di un altro soggetto privato, ricorrente contro il comune, in un procedimento pendente dinanzi al Tar conclusosi ad ottobre del 2019.
alla successiva seduta del consiglio comunale riservata alle interrogazioni ed interpellanze del 31 ottobre, l’avv. Ass.re Orlando, rispondendo al consigliere Daniele, dichiarava che l’avv. Losito, nel momento in cui è divenuto consigliere comunale, rinunciava al mandato inerente al processo penale in considerazione della evidente incompatibilità nella quale in ogni caso si sarebbe trovato. Ciò è quanto sostenuto dall’ass.re Orlando. Quale motivazione a tale dichiarazione? L’avv. Losito consegnava ad Orlando la copia della rinuncia datata 20 luglio 2018 (quindi prima di rivestire ufficialmente la carica di consigliere comunale) che avrebbe inviato ai sui clienti. Se mi permettete voglio leggere la rinuncia. “ a seguito della elezione dello scrivente alla carica di consigliere comunale, mi vedo costretto a rinunciare al mandato professionale a suo tempo conferitomi attesa la incompatibilità tra la figura di consigliere e quella di procuratore di un contenzioso avverso l’ente. Vorrete provvedere a nominare nuovo difensore, declinando ogni responsabilità sull’omessa eventuale sostituzione”, data 20 luglio 2018.” Quindi stando a questa lettera è lo stesso avv.to Losito che si dichiara incompatibile, motivo per cui prima di diventare consigliere rinuncia al mandato. Ora per spirito di verità bisogna dire che il povero ass.re Orlando in assoluta buona fede non ha avuto motivo di dubitare sulla veridicità di quanto consegnatogli del consigliere Losito, motivo per cui esibisce senza alcun problema la rinuncia al mandato consegnatagli dallo stesso Losito.

Questo per quanto attiene il processo penale.
Con riferimento, invece, al processo amministrativo, il consigliere Daniele, sempre per una maggior chiarezza durante sempre le sedute di consiglio dedicate alle interrogazioni e interpellanze chiedeva come mai l’avv. Losito risultava difensore di un soggetto privato in una causa amministrativa che ha visto la sua definizione soltanto ad ottobre del 2019, quindi in piena consigliatura.

Bene. Da questo momento in poi l’avv. Losito fornisce una serie di ingarbugliate giustificazioni che certo non hanno favorito verità e trasparenza dallo stesso Losito decantate. Ma andiamo con ordine.
L’avv. Losito in un primo momento, con riferimento alla causa amministrativa, sosteneva che il 18 settembre 2017 veniva depositata presso il TAR Puglia una istanza di rinuncia agli atti e all’azione pur non comprendendo perchè mai,nonostante la rinuncia, si fosse giunti a sentenza. Tale rinuncia, sempre a detta del cons. Losito, era stata inoltrata telematicamente, così come previsto dalla normativa, e ciò era facilmente verificabile dalla ricevuta di accettazione. Ricevuta che però non è stata mai prodotta.
Per quanto riguarda invece il processo penale, lo stesso Losito inizialmente sosteneva che, appena avuta la nomina di consigliere comunale, provvedeva in data 20 luglio 2018 (quindi ribadisco prima dell’insediamento) a convocare i suoi clienti rinunciando al mandato difensivo con raccomandata, ma che purtroppo non avendo i suoi clienti dopo 10 mesi provveduto alla nomina di un nuovo difensore si vedeva costretto a partecipare all’udienza per deontologia (insorgono in me dubbi e perplessità circa il dovere deontologico che obbliga un difensore a presenziare all’udienza dopo 10 mesi dalla presunta rinuncia al mandato, ma probabilmente ho ancora tanto da imparare dall’avv. Losito!!)

Cari colleghi, questa è la posizione che il consigliere Losito ha mantenuto fino a dicembre-gennaio, ma attenzione perché poi tutto cambia.

E così che la questione è stata successivamente affrontata in 2/3 incontri di 5^ commissione in cui l’avv. Losito ha dato il meglio di sé. In particolare durante alcune commissioni qualche collega di minoranza ha fatto notare che nella rinuncia al mandato datata 20 luglio 2018 il consigliere Losito inserisce, oltre al numero identificativo del procedimento penale, anche la data della prima udienza di trattazione fissata dinanzi al giudice del dibattimento che è appunto quella del 14/05/2019 ma che in realtà la fissazione della predetta udienza veniva notificata al consigliere soltanto a marzo del 2019, quindi due mesi prima della comparizione in udienza e che pertanto alla data del 20 luglio del 2018 (data in cui lui dice di rinunciare al mandato) l’avv. Losito non avrebbe mai potuto sapere la fissazione dell’udienza che è avvenuta solo otto mesi dopo.

A questa eccezione l’avv. Losito ha articolato una serie di giustificazioni che in realtà non hanno mai trovato riscontro in alcuna documentazione da lui prodotta.

Successivamente, sempre durante una riunione di quinta commissione si ricordava improvvisamente (e non si capisce come mai non l’abbia fatto prima) che non era più certo della data presente sulla rinuncia e che sicuramente la stessa sarebbe stata frutto di un errore. Mah!!!!!

Per il processo amministrativo, invece, ha sempre ribadito che la sua ultima attività risale a settembre del 2017 con la rinuncia al processo e che non si comprende per quale motivo il Tar sia arrivato lo stesso a sentenza.

Più e più volte abbiamo chiesto al consigliere Losito, sia all’interno delle commissioni sia all’interno delle riunioni di maggioranza, di fornirci documentazione che provasse sia la sua rinuncia al processo amministrativo sia la sua reale rinuncia al procedimento penale. Richiesta caduta nel vuoto.

Infine, è come se non bastasse, il 25 febbraio u.s. abbiamo avuto modo di recepire l’ennesima ricostruzione dell’avv. Losito:

innanzitutto sostiene di aver convocato i propri assistiti non più in data 20 luglio del 2018 così come ha sempre dichiarato e documentato dalla rinuncia da lui stesso depositata, ma che in realtà avrebbe convocato i suoi clienti solo qualche giorno prima della udienza del 14 maggio 2019 (anche questa volta purtroppo non riesce a fornirci alcuna data certa) dichiarandosi lui stesso incompatibile e invitando i suoi assistiti a nominare un nuovo difensore, che per ovvie ragioni, non nominano (come si può sperare che si possa nominare un nuovo difensore che assuma la difesa soltanto qualche giorno prima dell’udienza) trovandosi nei fatti, a dover comunque assistere i suoi clienti.

La domanda che nasce spontanea è: perché il consigliere Losito si ricorda solo a febbraio 2020 che la rinuncia che lui stesso ha consegnato e che riporta la data del 20 luglio 2018 è sbagliata?

Per quanto attiene al processo amministrativo, invece, sempre nella sua dichiarazione del 25 febbraio u.s. continua a sostenere che la sua ultima attività risale al settembre del 2017 e che il TAR per errore arriva a sentenza.

Ora, conclusa la narrazione dei fatti, mi concederete delle considerazioni.

Innanzitutto chi si è dichiarato incompatibile sin dall’origine, motivo per cui ha dichiarato di aver rinunciato ai due mandati professionali è proprio l’avv. Losito.

D’altro campo domando al Sindaco: fermo restando, come da lei ribadito durante il consiglio del 25 febbraio u.s. che la trasparenza, l’onestà e la chiarezza di questa amministrazione non sono in discussione, sciolga a me e ai presenti questo dilemma: come si giustifica il suo inoltrare al Prefetto una lettera in cui da una parte chiede allo stesso un parere sulla possibile incompatibilità e dall’altra si premura di rassicurare lo stesso Prefetto della avvenuta rinuncia dell’incarico da parte dell’avv. Losito precedentemente all’insediamento del primo consiglio comunale? Sarebbe come chiedere di che colore fosse il cavallo bianco di Napoleone.

Sembra ovvio che se il cons. Losito avesse rinunciato agli incarichi prima dell’insediamento del Consiglio Comunale, il problema non sussisterebbe e a quest’ora non ne staremmo neanche a discutere.

Lo stesso Prefetto, nel risponderle, pur soffermandosi sulle cause di incompatibilità previste dalla normativa, ha comunque tenuto conto di quanto da lei riferito.

Successivamente, tuttavia, o per suo ravvedimento o perché redarguito da terzi, ha sentito il dovere di inviare una nuova nota al Prefetto rettificando quanto da lei dichiarato in precedenza con la motivazione che l’errore era riconducibile alla mancata conoscenza di quanto asserito dal Consigliere Losito nella seduta del consiglio comunale del 25 febbraio u.s.

Le rammento Sindaco, che lei a quel consiglio era presente.

Detto ciò, così come giustamente rimarcato dalla Prefettura, le cause di incompatibilità sono quelle elencate tassativamente dall’art. 63 del Dlgs n. 267/2000 e che la valutazione della eventuale sussistenza di tali cause è rimessa al Consiglio.

Vista la poca chiarezza della questione in esame e dando seguito alla procedura prevista dall’art. 69 del Dlgs 267/00 chiediamo che l’avv. Losito, nei termini di dieci giorni previsti dalla normativa, provveda a produrre atti e documenti volti a fornire chiarimenti definitivi sulla vicenda, riservandoci di poter esprimerci circa la decadenza o meno alla carica di consigliere al termine dei dieci giorni, così come previsto dalla procedura.

Questo per quanto attiene la procedura relativa all’incompatibilità.

Ineludibile, mi consentirete, è la questione morale, deontologica ed etica oltre che politica.

Come recitava Seneca: “ciò che la legge non vieta, lo vieta il pudore”.

Mi sia consentito di sollevare una questione che è puramente morale, etica e deontologica: agli amministratori i cittadini chiedono legalità, lealtà, correttezza e trasparenza, che sembrano essere stati traditi dal comportamento del consigliere Losito tale da deteriorare i rapporti interpersonali e politici minando alla base quella dose di fiducia reciproca indispensabile per l’attivazione e il prosieguo dell’attività amministrativa.

Preciso che inizialmente ero assolutamente convinta della buona fede del collega Losito, e che la partecipazione alle udienze era dovuta ad una semplice svista o dimenticanza. Personalmente ho invitato il consigliere Losito a fare un passo indietro, a chiedere scusa, certa che la situazione si sarebbe risolta. Ma questa mia disponibilità è stata mal pagata e sono stata additata come tanti altri incompetente e incapace di svolgere adeguatamente il mio lavoro e la mia professionalità.

Incapaci, inetti? Sussiste la possibilità di imparare e crescere e andare avanti, ma decisamente ogni strada è preclusa agli arroganti.

Per tutte le questioni ampiamente esposte e per la nostra profonda convinzione che non possa esistere una sana politica senza il fondamento della morale, oggi non possiamo non chiedere le dimissioni del consigliere Losito.

Grazie a tutti per l’attenzione."

Ora attendiamo quello che aveva da dire Giovanni Gallo e tutti gli altri interpreti di una situazione che se, per certi versi, è sfuggita di mano, dall'altra potrebbe essere sintomatica dello stato della politica a Mola di Bari.

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