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Il primo romanzo di Mancio M. Ruggiero

Alluvione nelle Marche: Morti, feriti e danni.

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«All’alba del XXI secolo le catastrofi naturali non esistono più, esistono gli eventi naturali che diventano catastrofici solo per causa nostra.
Dunque dovevamo e dobbiamo aspettarci fenomeni di questo genere anche fuori dalle regioni che un tempo li subìvano e anche fuori dalle stagioni canoniche».
(Mario Tozzi, geologo e divulgatore scientifico su La Stampa)



La grave alluvione avvenuta nelle Marche nella notte tra giovedì e venerdì ha causato una decina di morti, almeno tanti se ne contano al momento, ed enormi danni a infrastrutture e case. 

A prescindere dal fatto che tragedie di questo genere devono interessare chiunque... che si trovi a Termoli, all'estero o alle miei latitudini, devo dire che mi sento vicino particolarmente alla regione marchigiana avendo vissuto per qualche tempo a San Benedetto del Tronto e perchè conosco diversa gente che vive lì, anche miei concittadini che si trovano in quella regione per lavoro e scelta di vita.

L'angoscia del 3 maggio del 2014, che aveva piegato Senigallia e il suo hinterland, torna prepotentemente alla ribalta nel peggiore dei modi e non sarà Dylan Dog, famoso indagatore dell'incubo, a poter risolvere il caso, a ricostruire le case o a riportare le vittime in vita.

Sta di fatto che una tempesta d’acqua e fango si è di nuovo abbattuta nelle Marche lasciando l’orrore in molti comuni della provincia di Ancona con un bilancio di morti e dispersi da brivido. 
Barbara, Ripe, Trecastelli, Ostra, Senigallia, Arcevia, Sassoferrato e la vallata dell’Esino hanno visto quello che lo stesso capo nazionale della Protezione Civile, Fabrizio Curcio, ha definito "una notte di terrore". 
Undici le vittime accertate. 
Tra i dispersi: Mattia Luconi di 8 anni e un'altra mamma, Brunella Chiù di 56 anni. 
Intanto il maltempo non dà tregua alle Marche, visto che c'è l'allarme per il forte vento.

La Procura di Ancona ha aperto un fascicolo per omicidio colposo e inondazione colposa ancora a carico di ignoti. Da subito l’allerta gialla diffusa ore prima dalla Protezione Civile della Regione è apparsa era ben più grave del rischio leggero paventato tanto che i Comuni più colpiti hanno iniziato ad inviare messaggi anche via social raccomandando alla popolazione di raggiungere i piani alti delle abitazioni e non uscire. 
E mentre si continua a lavorare l'Abi ha già annunciato che appena verrà dichiarato lo stato d'emergenza chiederà alle banche "lo stop ai mutui delle popolazioni colpite".

I vigili del fuoco continuano a cercare tre persone disperse.
I feriti sono circa cinquanta e già da venerdì mattina sono iniziate le operazioni per mettere in sicurezza strade e ponti, gravemente danneggiati dalla potenza dell’acqua.
Bisogna dire che da più parti arrivano notizie sul fatto che non si tratta del solito "capriccio all'italiana" che porta quella strana allergia alla manutenzione che viene fuori solo al momento delle tragedie.
Sembra che negli ultimi anni questa sia stata fatta.
Magari non è stata sufficiente o, magari, si è trattato di un fenomeno fuori controllo al quale eravamo impreparati anche se avessimo usato il criterio della visione più pessimistica delle varie possibilità.

Dalle prime verifiche, sembra che in tutti e tre i casi ci siano state, comunque, valutazioni approssimative ed errori.
I dati dicono che la perturbazione che ha interessato le Marche è stata notevole: a Cantiano, nella provincia di Pesaro e Urbino, sono caduti 420 millimetri di pioggia dalle 15 alle 22.30; a Barbara 127 millimetri dalle 15 alle 22.45, a Scheggia 182 millimetri e a Senigallia 5,6. Il livello dei fiumi e dei torrenti si è alzato moltissimo nel giro di poche ore: il Misa è passato da 0,21 metri a 5,31 nel giro di un’ora e mezza. Secondo la Protezione civile, in poche ore è caduto oltre un terzo della pioggia che normalmente cade in queste zone nel corso di un anno.

Bernardo Gozzini, esperto di clima e di meteo, direttore del centro Lamma-Cnr, ha dichiarato al Corriere della Sera che nelle Marche si sono verificate le condizioni per un temporale chiamato V-shaped, cioè a forma di V e alimentato in continuazione da correnti d’aria umida:

"I modelli di previsione meteo consentono di capire con una certa attendibilità cosa succederà nel giro di qualche ora, ma al momento è molto complicato capire con precisione dove e quando questi fenomeni accadranno.
Grazie ai modelli che abbiamo, basati su algoritmi ed equazioni che vengono usate in tutto il mondo, possiamo vedere oggi su domani che ci sono gli ingredienti che potrebbero portare a un temporale molto forte, ma ho difficoltà a sapere dove e quando. Questo è un livello di incertezza legato al modello»

Giovedì, se vogliamo scendere nei dettagli, era stato previsto un certo fenomeno, ma gli strumenti a disposizione non hanno consentito di prevedere con precisione il suo impatto.

Questi limiti, comunque noti da anni, hanno avuto conseguenze decisive sul sistema di allerta della Protezione civile, basato su un bollettino diffuso per avvertire sindaci e abitanti di possibili situazioni di pericolo: si va dall’allerta verde (quando non c’è nessuna criticità), a quella gialla (criticità ordinaria), poi a quella arancione (criticità moderata) e infine a quella rossa (criticità elevata).

Infatti i sindaci delle zone interessate dall’alluvione, si sono lamentati parecchio, visto che secondo quanto affermano, giovedì non sarebbero stati informati correttamente della gravità di quanto stava per succedere in quanto nel bollettino diffuso, in allerta di colore verde e giallo, non era stata segnalata nessuna indicazione che facesse pensare a una pioggia ingente.

C'è anche da dire, però che il cantiere per realizzare nuove vasche di laminazione, che servono a contenere l’acqua in eccesso in caso di esondazioni, è iniziato soltanto lo scorso febbraio nonostante del progetto si discutesse da anni.

Andrea Dignani, geologo-geomorfologo fluviale, consulente scientifico del WWF, che da anni è impegnato in un lavoro di analisi del territorio marchigiano, infatti ha detto la sua:

«Il bacino del fiume Misa, piccolo e stretto, è molto sensibile e vulnerabile a questi eventi.
In questi anni non è stato gestito il reticolo idrografico minore, mi riferisco in particolare ai fossi e agli affluenti del Misa. Sull’alveo del Misa sarebbero state utili le aree di laminazione diffuse per laminare le piene prima di arrivare al centro di Senigallia. Infine una migliore gestione delle aree agricole con piccoli bacini di raccolta delle acque meteoriche e laghetti collinari utili anche per i periodi siccitosi».
Queste indagini non possono, però, tuttavia trascurare le condizioni climatiche che in Italia, come in tutto il mondo, hanno reso molto più probabili questi eventi, in passato considerati estremi.

Come dimostrano le alluvioni, la siccità e gli incendi, questi eventi non possono essere più considerati eccezionali e anche se è complesso ricondurre un singolo evento al cambiamento climatico, moltissimi studi scientifici hanno accertato che alluvioni molto gravi come quella che ha colpito le Marche saranno più frequenti.

Ed il fatto che negli ultimi anni le amministrazioni che si sono succedute non abbiano commissionato sufficienti interventi di prevenzione, nonostante un’alluvione simile il 3 maggio del 2014 avesse causato tre morti e 179 milioni di euro di danni, può essere considerato un grave errore.

Secondo l’ultimo aggiornamento della prefettura di Ancona, le persone sfollate sono 150, di cui la maggior parte a Senigallia, il comune dove sono stati segnalati i danni più gravi.

Oltre ai soccorsi e all’assistenza alle persone costrette a stare fuori di casa, in questa fase si sta anche cercando di capire cosa sia successo, e come mai un’alluvione abbia causato così tanti morti e danni.

Gli esperti sono al lavoro per analizzare i dati e capire se sarebbe stato possibile prevedere un evento di questa gravità, ma ci si interroga anche sull’efficacia del sistema di allerta meteo della Protezione civile e su cosa sia stato fatto da Regione e comuni negli ultimi anni per limitare l’impatto di eventi estremi.

Sergio Mattarella e Mario Draghi, hanno fatto sapere di essere vicini alle popolazioni colpite e si sta procedendo allo stanziamento di fondi per poter risolvere positivamente almeno la questione dei danni subiti.
Non sarà un gol alla Milik, ma almeno lo stato c'è.

Certo, la palla passa ora e per il futuro imminente ai vari Emma Bonino, Azione, + Europa, Carlo Calenda, IV, ecc....  

La prova di forza maggiore spetta agli abitanti

"In qualche modo ancora vivo, questa è la mia ultima, feroce resistenza"
(The Smiths)

.... Ma ovviamente non dobbiamo lasciarli soli.

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