La vittoria legale di un piccolo importatore di vini italiani contro l'ex presidente degli Stati Uniti è un monito per i potenti di tutto il mondo.
Una vittoria che ha il sapore di un monito.
È quella ottenuta da Victor Schwartz, un piccolo imprenditore newyorchese nel settore dei vini italiani, che ha messo alle corde e sconfitto per ben due volte in tribunale il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump.
La sua battaglia legale, intrapresa con altri tre colleghi contro la politica dei dazi dell'amministrazione Trump, si è conclusa con una sentenza storica che ha riaffermato il potere del cittadino contro l'abuso di autorità.
La prima vittoria era arrivata a fine maggio presso la Corte del commercio internazionale, ma è stata la successiva sentenza della Corte d’Appello a sancire un successo straordinario.
I giudici hanno stabilito che i dazi imposti da Trump erano "in gran parte illegali" e, ancora più importante, hanno definito "incostituzionale" la decisione di utilizzare i poteri di emergenza per giustificarli.
Una batosta giuridica, politica e mediatica che ha fatto tremare le fondamenta del potere esecutivo.
Nonostante l'ovvio ricorso di Trump, che ha ottenuto una sospensiva della sentenza fino al 14 ottobre, il verdetto ha già un valore inestimabile.
Il presidente, noto per le sue uscite contro i "giudici politicizzati", si trova ancora una volta a fare i conti con un sistema giudiziario che non si piega alla sua volontà, dimostrando che nessuno è al di sopra della legge.
Questa vicenda è un potente promemoria per tutti i governanti, a qualsiasi latitudine. Non si può operare in un regime assolutista, trattando il potere come se fosse un feudo personale.
La storia di Schwartz è la prova vivente che in una democrazia, pur con tutte le sue imperfezioni, un cittadino armato delle proprie ragioni e della legge può sconfiggere l'uomo più potente del mondo.
Un messaggio di speranza e di giustizia che risuona forte e chiaro, dimostrando che il "Davide" può ancora una volta battere il "Golia".
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