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Il primo romanzo di Mancio M. Ruggiero

ILVA di Taranto l'eterna questione o l'eterno riposo?



Per qualcuno è come un fulmine a ciel sereno, ma credo che, invece, la notizia fosse nell'aria.

ArcelorMittal lascia l'Italia, rescinde l'accordo per acquisire le acciaierie ex Ilva di Taranto e alcune controllate stabilito il 31 ottobre e chiede ai commissari straordinari di assumere la responsabilità delle attività e dei dipendenti entro 30 giorni. 

ILVA si trova da anni in una situazione irregolare e inquina molto più di quanto consentito.
Solamente (?) a causa della sua importanza economica e occupazionale (10 mila lavoratori, circa il doppio nell’indotto) è stato da tempo deciso di non interromperne l’attività, ma di mantenerla in funzione mentre il gruppo ArcelorMittal, che intendeva acquistarla, cercava di metterla a norma.

Il problema è che così facendo gli attuali e nuovi amministratori della società si trovano potenzialmente a commettere dei reati ambientali, sulla base delle attuali condizioni dell’impianto frutto delle precedenti gestioni.

Come i Guns 'n Roses non sono né completamente metal e né "Paradise city", così, fino a quando la fabbrica era statale, lo stato ha fatto letteralmente i cazzi suoi, fregandosene delle più elementari norme ambientali, poi si è cercata di dare una parvenza ed ora i nuovi proprietari devono sorbirsi le conseguenze.

A fronte di questo, dal 2015, i commissari del governo e i successivi acquirenti sono stati protetti con uno scudo penale per evitare che venissero perseguiti per l’inquinamento fuori norma che sarà prodotto almeno fino a quando il piano di bonifica non sarà ultimato.
Mi dispiace per tutti coloro che sono stati investiti da questa notizia e da chi, lavoratori in primis, ne pagheranno le conseguenze, ma per certi versi si tratta di una decisione inevitabile.

Lo stop allo scudo penale per gli ex manager e i provvedimenti del Tribunale di Taranto è il motivo principe e, nonostante i sindacati urlino: "Una bomba sociale", al momento non si intravede nessun ripensamento e, purtroppo nessuna soluzione plausibile.

Così mentre il Governo fa sapere che non consentirà la chiusura dell'Ilva, in quanto  non esistono presupposti giuridici per il recesso del contratto, i lavoratori non ci credono e sprofondano nella disperazione più totale, dopo aver sperato che le cose si sarebbero aggiustate

I sindacati chiedono che venga applicato l'accordo, ma per far questo ammoniscono le Istituzioni, facendo pressione sul Governo affinché tolga dal tavolo qualsiasi alibi sulle questioni penali, ma allo stesso tempo chiedono che ArcelorMittal non faccia la furba.

L'utilità di  un ingresso pubblico, così da poter introdurre nuovi elementi di garanzia per il governo e per ArcelorMittal viene caldeggiata da molti, ma io la vedo difficile nelle intenzioni, visto che per anni lo Stato non ha fatto altro che cercare di togliersi di dosso questo macigno di fabbrica, diventato tale anche per colpa politica.

Se a questo, però, ci aggiungiamo anche il fatto che il mercato dell’acciaio è entrato in crisi nell’ultimo anno, sembra inevitabile che ArcelorMittal si voglia liberare di un investimento che, per tantissime ragioni, non ritiene più redditizio.

A dire la verità ci sarebbe ancora uno spiraglio e questo viene sintetizzato in tre condizioni che farebbero cambiare idea alla nuova proprietà:
Ripristino dello scudo legale
autorizzazione a licenziare circa 5 mila dipendenti di ILVA
ridurre la produzione-obiettivo da sei a quattro milioni di tonnellate
senza contare l’approvazione di una legge che permetta di tenere aperti gli altoforni sotto esame della magistratura per ancora 14-16 mesi.

Sembra una di quelle farse all'italiana che qualche anno fa avrebbe fatto la fortuna di Antonio Stornaiolo ed Emilio Solfrizzi nei panni di Toti e Tata, ma purtroppo le risate in questo caso sarebbero amare perché si rischia veramente il peggio.

Questa tragica fiction non la trasmette Canale Italia e la colonna sonora è "Vieni a ballare in Puglia" con tutta la sua interpretazione più vera, amplificata dall'introduzione di Albano, ma pur sempre un pezzo di denuncia.
 
Se, infatti, le trattative con ArcelorMittal dovessero fallire e il tribunale dovesse riconoscere le buone ragioni dell’azienda a disimpegnarsi, sarà praticamente impossibile trovare chi possa prendere il posto dell'azienda, visto che, a scanso di equivoci, la concorrente nella gara dell’anno scorso ha già fatto sapere di non essere, almeno per il momento, interessata. 

Non è come ristrutturare Tenuta Pinto e permettere alla struttura di essere all'avanguardia anche nel discorso del contatto con la natura, qui parliamo di inquinamento, avvelenamento, morte.

Il problema più grave al momento, però è un altro:
Senza un investitore, la società tornerà sotto gestione commissariale e sarà necessario trovare gli svariati miliardi di euro che servono per proseguire il piano ambientale e mettere in sicurezza la città di Taranto

Nonostante secche smentite da parte di molti, a cominciare dai politici, al momento io non sottovaluterei la pesante alternativa che porterebbe alla chiusura dell'ILVA, con tutto quello che comporterebbe.
L'eterna questione di questa azienda, potrebbe vedere la sua trasformazione nell'eterno riposo per questo gigante dell'acciaio?

Che sia, come al solito, questa la scusa per arrivare ai licenziamenti che porterebbero ad un accordo?
Lo scopriremo nei prossimi tempi.

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© Copyright 2013 Mancio Mario Ruggiero

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