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Il primo romanzo di Mancio M. Ruggiero

Pnrr, l’Ue lancia la mappa della trasparenza: l’Italia eviti ritardi‍, altrimenti rischia.

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Il lavoro di Mario Draghi non può continuare per inerzia.


Sappiamo che nonostante la scelta di avere un Governo legittimato dal popolo sia estremamente democratico, non possiamo non riflettere sul fatto che un conto era avere Mario Draghi come premier ed un altro è, in questo caso Giorgia Meloni e la sua coalizione.

Ovviamente fino a quando c'era l'ex premier il rispetto era assoluto e quasi si pendeva dalla bocca di Draghi, adesso arrivano gli ultimatum.
Una questione di simpatia o antipatia?
Una questione di personalità e di competenza?
Sicuramente anche, specialmente nella seconda ipotesi, ma ad ogni modo bisogna correre ai ripari per non permettere non solo che tutto il lavoro di Draghi svanisca nel nulla, ma anche e soprattutto che l'Italia perda le sue possibilità.

E L’obiettivo di questo periodo, infatti sul fronte Pnrr, è quello di  «evitare ritardi» per scongiurare la perdita delle risorse. 
Perchè si è arrivati a questo punto?
E perchè la nostra Nazione rischierebbe ritardi?
Beh... quello è da ricercare nelle azioni di Governo.
Non certo di un perplesso Presidente Mattarella che assiste ai lavori della macchina governativa con velocità assolutamente diversa fino a quella di qualche mese fa, nonostante i tentativi di spallate al Premier. 

Il Presidente della Repubblica ha anche convocato il capo del Governo, proprio per fare in modo che la situazione abbia una virata decisa e che non si ricorra al solito scarica barile.

Si parla di un dialogo Roma-Bruxelles con un obiettivo che viene definito comune, ma che io non giurerei tale.

Di questi giorni è la notizia della "premiazione" alla Spagna con una terza tranche da 6 miliardi di euro, per quanto riguarda il nostro stivale arrivano solamente moniti.
Ci sono diversi progetti nazionali da finanziare con il Recovery fund 
Ed è vicinissimo alla conclusione l’annoso processo di ratifica nazionale del provvedimento che permetterà alla Commissione europea di raccogliere denaro sui mercati per finanziare il nuovo Fondo per la Ripresa da 750 miliardi di euro. 
L’iter dovrebbe terminare nei prossimi giorni per consentire all’esecutivo comunitario di andare sui mercati possibilmente in giugno. 
Si rafforza quindi l’ipotesi che i primi esborsi avvengano prima della pausa estiva.

22 Paesi membri dell’Unione europea su 27 hanno completato la ratifica, e notificato l’avvenuta approvazione alle istituzioni comunitarie, come prevedono le regole europee.

La Commissione europea, a tal proposito, ha lanciato la sua mappa in tempo reale per «aumentare la trasparenza» sull’avanzamento dei lavori ed ha già superato quota 150 miliardi di euro sborsati dal 2021 a oggi ai Paesi membri. 

Questa cifra potrebbe salire ancora a breve, ma il problema è che dipende dalla nostra nazione.
Per la terza tranche da 19 miliardi di euro destinata all’Italia, infatti, la Commissione si è presa due mesi extra di tempo, fino a fine aprile, per esprimersi. 
Certo, il ministro della Difesa, Guido Crosetto,  ha rassicurato sul fatto che il governo «farà qualunque cosa possibile» per non perderne nemmeno “un euro”, speriamo sia così, ma intanto i mesi se li sono presi.

Il fatto è che non stiamo assistendo ad una competizione sportiva sulla quale poter dare giudizi su Vasseur o Alonso, non stiamo scegliendo se andare in vacanza a Malta, in Serbia o in Slovacchia.
E' qualcosa di serio dal quale dipendono moltissime prospettive a diversi livelli, oltre che una grossa opportunità sprecata.

Questo non è assolutamente un allarmismo eccessivo, nonostante il ministro degli Affari europei Raffaele Fitto faccia sapere che c’è tutta la volontà di «superare le difficoltà sia per le questioni aperte sulla verifica degli obiettivi raggiunti sia per la prospettiva più generale»
le sue dichiarazioni mettono il evidenza proprio la conferma dell'esistenza del problema.

Da Milano il commissario all’Ambiente Virginijus Sinkevicius non ha usato mezzi termini: 
"Il Pnrr non è stato calato dall’alto dall’Ue e spetta al governo reperire le risorse» per rispettare il cronoprogramma". 

Quindi basta rispettare il programma?
Si, ma ci sono i presupposti per fare in modo che questo possa avvenire?
Sicuramente non basta votarsi a San Francesco, come, in caso di fallimento, non basterà un poco di zucchero per fare andare giù l'amara pillola.

Perchè questi dubbi?
E' chiaro, nel momento in cui il Governo comincia con le soluzioni alternative, è normale che si accenda un campanello d'allarme.

La premier Giorgia Meloni parla, infatti di compatibilità con le richieste e di priorità nuove rispetto a chi aveva scritto il piano. 
Facendo in modo che il resto dell'Europa immagina che si vogliano cambiare le carte in tavola, dopo aver intrapreso un certo tipo di discorso.

Secondo il Governo il tutto potrebbe, comunque, sbloccarsi in due modi, in modo da poter avere più respiro che darebbero respiro senza  la spada di Damocle sulla testa e la  scadenza 2026:
Con il trasferimento sui fondi di coesione Ue di quei progetti ritenuti per stessa ammissione del governo ’impossibili’ da realizzare, oppure con la possibilità di trasformarli in aiuti di Stato da concedere alle imprese. 
Insomma come comprare le uova dell'AIL per pagare un concerto dei Simply Red. 

Il Commissario Ue all’Economia, Paolo Gentiloni si è dichiarato ottimista e sicuro che Governo ed Istituzioni riusciranno a risolvere il problema anche perchè armati di buona volontà in questo senso.

Il presidente della Confindustria, Carlo Bonomi, intanto centra uno dei problemi fondamentali:
«Era evidente che c’era un problema e bisognava intervenire subito. Temo che se la Commissione non vuole venire meno alla scadenza naturale del Piano noi entro il 2026 avremo delle grandi difficoltà. Siamo davanti a un bivio: scegliere quei progetti essenziali per il Paese che creano Pil potenziale oppure fare una marea di interventi ma ricordiamoci che non sono soldi gratis»

La conclusione della storia ancora non c'è e speriamo che ci sia il lieto fine.
ma quanta fatica inaspettata.

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