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Il primo romanzo di Mancio M. Ruggiero

Mola: "Villette a mare": Tutti d'accordo e tutti in disaccordo



La vicenda delle "Villette a mare" abusive a Mola di Bari, continua a far discutere ormai da decenni.
Tante le motivazioni, a partire dal fatto che, se la vogliamo dire tutta, non sono abusive, il che ha assunto ed assume ancora oggi, un cavillo fondamentale.

Il primo cittadino molese, Giuseppe Colonna, mette in evidenza il fatto che un pubblico amministratore deve avere il coraggio e la responsabilità di assumere posizioni per tutelare l'interesse esclusivo della collettività, ma nello scorso consiglio comunale abbiamo visto le parti politiche spaccarsi anche su un punto come questo che avrebbe dovuto mettere tutti d'accordo.

Dagli inizia degli anni '90 (nel 1996 le villette furono sequestrate) fino ad oggi, non vi è stato giorno in cui questa situazione non sia stata citata, anche al bar, per strada, come battuta, a volte, da ogni singolo cittadino, ma siamo ancora qui a parlarne, anche perché queste lottizzazioni illegittime furono approvate all'unanimità nel 1992 dal Consiglio comunale dell’epoca.

Per anni la vicenda è andata parallelamente a quella di Punta Perotti a Bari, ma ad un certo punto nel capoluogo barese Michele Emiliano fece abbattere gli eco mostri, 20 km più a sud non se ne fece nulla.

Sarà che nel frattempo, nel capoluogo la ditta esecutrice dei lavori è stata risarcita e uno dei primi spot elettorali dell'attuale governatore di Puglia, costarono un bel po' di soldini alla comunità?
Può essere… ma dovevano essere abbattute quelle costruzioni, come devono essere abbattute quelle molesi.

Se i residenti della zona attorno a via Ugo La Malfa subiscono da decenni lo stato di un'area fortemente degradata, la colpa è anche di chi nel frattempo non ha vigilato a dovere, ma chiaramente ci sono altre vittime in questa brutta storia.

Ci sono famiglie nelle quali alcuni membri sono morti senza avere un proprio tetto dopo una vita di sacrifici, hanno pagato anche imprese, professionisti, anche perché all'epoca dei fatti alcuni consiglieri stessi loro furono coinvolti nel processo penale, condannati in primo grado, assolti in appello per intervenuta prescrizione, in quanto progettisti e direttori dei lavori proprio di quelle costruzioni; ma la questione è un'altra:
il permesso a costruire lo dette l'ufficio tecnico e il comune stesso, non sarebbe giusto che a pagare sia chi ha autorizzato e firmato quel permesso?
Condannare il Comune, però vorrebbe dire la comunità e, sinceramente mi sono stufato di fare da "Comunità Frontiera" e del fatto che non ci sia una responsabilità diretta, almeno in queste vicende più gravi.

Il provvedimento avente ad oggetto l'attuazione alla sentenza della Corte di Cassazione penale sez. III n. 17066/2013 che dispone, in via definitiva, l'abbattimento degli immobili  è stato oggetto di lunga discussione nella seduta del Consiglio Comunale di giovedì 10 ottobre 2019, non ha sortito l'effetto sperato.

Seppur con diversi punti di vista, ci saremmo aspettati che le parti politiche fossero tutte d'accordo, invece anche qui ci sono state polemiche, divisioni ed abbandoni d'aula. 

Il Sindaco riferisce che:

"Il provvedimento, in estrema sintesi, dà mandato al Capo Settore Urbanistica di predisporre l'ingiunzione di demolizione degli immobili avendo cura, in ossequio al superiore principio di leale collaborazione tra le Amministrazioni Pubbliche, di concertarla preventivamente con la competente Soprintendenza nonchè di attivarsi per l'inserimento dell'area nella Banca Dati sull'abusivismo della Regione Puglia, passaggio indispensabile per accedere ad eventuali finanziamenti (di carattere regionale o nazionale) destinati a coprire le spese per l'abbattimento che, sia chiaro, in base alla legge ed alle sentenze spettano al momento ai lottizzanti e non al comune.

Oltre a quanto detto il provvedimento, a garanzia di tutti, dispone che l'Ente non produrrà alcun atto di disposizione dei suoli confiscati e acquisiti al patrimonio Comunale fino a quando resta pendente il giudizio adito dagli interessati presso la Corte Europea dei Diritti dell'Uomo che riguarda esclusivamente la questione della confisca dei suoli.

Inoltre, nel pieno rispetto della competenza spettante al Consiglio Comunale (vedasi numerose Sentenze del Consiglio di Stato in materia), si dichiara che non sussistono le condizioni di “prevalente interesse pubblico” per gli immobili interessati dai provvedimenti demolitori."

Il Consiglio comunale ha votato a maggioranza la delibera che darà attuazione alla sentenza:
11 i voti favorevoli, tutti i consiglieri di maggioranza e di due della minoranza, Diperna e Palazzo, uno contrario, il consigliere Delre, mentre Di Rutigliano Daniele sono usciti dall’aula.

Perché? E perché ci sono polemiche su una situazione inevitabile?


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SPOT


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Innanzitutto la questione è politica o di responsabilità politica.
E' stato, infatti, il consiglio comunale a votare per il dovere istituzionale di applicazione di una sentenza, non la Giunta, non, per esempio, se prendiamo un ramo specifico, l'assessore Berlen, in quanto tecnicamente, quest'ultimo non fa parte del consiglio comunale.

Voi direte che sono dei dettagli, invece non è così,  la stessa cosa poteva e doveva, a mio parere, essere fatta tramite delibera di giunta. 

E' diverso esporre gli assessori, dei quali sicuramente ci si ricorda in eterno con alcuni che hanno competenze specifiche e che di fatto prendono le decisioni e impostano le direzioni di un'azione politica, specialmente in materie tecniche.

Chi volete si ricordi il consigliere che ha dato voto favorevole, magari per militanza, senza essere addentrato nella questione?

E' troppo comodo, in buona sostanza, non metterci la faccia e chiedere ai consiglieri di farlo; mettere, insomma, il voto di una simile questione in mano a chi, potenzialmente potrebbe anche sapere poco o nulla sulla questione, quando abbiamo nomi altisonanti dall'altra parte della stessa barricata.

Insomma si è parlato di responsabilità di assumersi, a prescindere dal proprio voto, riferendosi a chi è uscito dall'aula e poi non ci si prende una responsabilità politica?

Su queste basi, a mio parere, è stata la scelta dei consiglieri di minoranza Di Rutigliano e Daniele e, nonostante io mi sia anche stancato di vedere la minoranza, o parte di essa, che se ne va dal Consiglio mentre i provvedimenti vengono approvati da tutti gli altri, devo dire che in un certo qual modo il messaggio non è totalmente da scartare.

Lo stesso Giangrazio Di Rutigliano, spiega la scelta:

"ECCO PERCHÉ SIAMO USCITI DALL’AULA SULLA QUESTIONE “VILLETTE A MARE “.

Il tema all'odg del consiglio comunale, che non è un aula di tribunale, non era demolire o non demolire gli immobili, ma si discuteva di procedure da seguire a seguito di una sentenza definitiva (così come anche sostenuto nei pareri pro veritate redatti dall' Avv. Profeta).

Va ribadito, anche in questa sede, che si tratta di un problema doloroso e mortificante: una ferita ancora aperta per tutta la comunità.

Fatta dunque questa breve ma doverosa premessa, quello che abbiamo cercato di argomentare e chiedere, senza peraltro aver avuto alcuna risposta in merito, riguardava solo la procedura adottata. Infatti è vero che siamo di fronte ad una sentenza passata in giudicato, come ribadito nelle relazioni dell'avvocato Profeta, che per inciso avremmo voluto presente in consiglio per chiedere alcuni chiarimenti, e in aula da altri consiglieri. È anche vero che la procedura da seguire doveva, a nostro avviso, seguire l'iter del D.P.R. 6 giugno 2001, n.380 Testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia " ed in particolare l'art 31 che al comma 5 prevede: L'opera acquisita è demolita con ordinanza del responsabile del competente ufficio comunale a spese dei responsabili dell'abuso, salvo che con deliberazione consiliare non si dichiari l'esistenza di prevalenti interessi pubblici e sempre che l'opera non contrasti con rilevanti interessi urbanistici, ambientali o di rispetto dell'assetto idrogeologico".
Nelle maglie di questa intricata situazione, tra cause anche risarcitorie milionarie ancora pendenti, si rischia facilmente di commettere errori con conseguenze catastrofiche per tutti i cittadini.

Lo spirito con cui ci siamo approcciati a questa dolorosa vicenda è stato quello di voler evitare ulteriori danni alle parti e ai cittadini, in nome e per conto dei quali la città è amministrata."

Ecco, credo che in una questione sulla quale ci sarà tempo a sufficienza per tornarci, visto che come si dice dalle mie parti "na jè cos d mu" demandare ad un consiglio comunale decisioni che potremmo anche definire a cuor leggero, in quanto basate prevalentemente sulla fiducia dell'argomentazione portate in consiglio, non è un buon segnale in una vicenda nella quale il tutto è stato fatto in maniera superficiale dall'inizio.

A quei tempi c'è stata tanta gente in buona fede che ha fatto sacrifici per avere la propria casa.
C'era, però, anche chi sapeva che le cose "non erano proprio regolari".... ma comunque c'erano i permessi, come se questo alibi fosse la panacea di tutti i mali o "lo scudo di Capitan America" di tutti i problemi futuri.

Di "Supereroi" ce ne sono stati tanti… perché pensiamo di essere un popolo di furbi.
C'è stato chi ha "sfrasciato" ed ha reso più clamorosa la vicenda come novello costruttore 2.0 del Palazzo Roberti (e qui non basterà "n'a ncalcnat) ai tempi dei Noya, chi invece di arrampicarsi sugli specchi, preferiva farlo sugli scogli e c'è chi oggi, una volta finita la sua di villetta, con tanto di certificato di agibilità si permette anche di entrare nel merito lavorativamente parlando.

Insomma non manca più nessuno….
solo non si vedono i due liocorni

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