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Il primo romanzo di Mancio M. Ruggiero

«Vincere non è importante, è l'unica cosa che conta». Addio Giampiero Boniperti

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Negli ultimi anni si era ritirato a vita privata, avrebbe compiuto 93 anni il prossimo 4 luglio. I funerali si svolgeranno nei prossimi giorni in forma privata per volere della famiglia.



Rappresenta molto più di un pezzo di storia della Juventus, prima da calciatore e poi da dirigente, con la famosa frase è entrato di diritto nella leggenda, anche quando tutto il mondo non era mediatico come è oggi.
Ha coniando uno slogan in grado di sintetizzare storia e mentalità della squadra più vincente d'Italia ed anche questo lo renderà immortale.

La notizia che a Torino, a causa di una insufficienza cardiaca Giampiero Boniperti, presidente onorario della Juventus, di cui è stato una bandiera prima come calciatore e poi come dirigente, ci abbia lasciati ha scosso l'ambiente calcistico e non, juventino e non.

Attestati di stima e partecipazione al dolore sono arrivati da vip e personaggi famosi, da sportivi e gente comune, dall'Italia e dall'estero, dalle nazioni con tradizioni calcistiche vincenti e da  Ungheria, Ucraina, Slovacchia, Polonia, Macedonia, ecc.....

La Juventus ha dedicato questa lettera sui propri canali ufficiali:👇

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"E’ la notizia che non avremmo mai voluto darvi. Oggi, 18 giugno 2021, salutiamo per sempre Giampiero Boniperti, che si è spento a Torino, all’età di 92 anni: ne avrebbe compiuti 93 fra pochi giorni, il prossimo 4 luglio. La commozione che in questo momento tutti noi stiamo provando non ci impedisce di pensare con forza a lui, a tutto ciò che il Presidentissimo è stato e sarà per sempre nella vita della Juventus. Una figura indelebile, che da oggi si consegna al ricordo, perché sui libri di storia del calcio ci è finita già da tempo. Perché quando esprimi un pensiero, e quel pensiero diventa parte del DNA della società a cui hai dedicato la vita, vuol dire che il tuo carattere ne è diventato identità e modo di essere. Per sempre. Giampiero Boniperti, il campione che contribuì a fare scordar presto la guerra ai tifosi bianconeri («con la sua gentilezza e la sua classe prendeva in pugno la Juventus post-bellica, ed assieme ad essa partecipava a ridare luci di speranza per l'avvenire», scrisse Hurrà Juventus nel 1966) ha un curriculum calcistico che tutti conoscono.

Un giorno della primavera del 1946, a diciotto anni non ancora compiuti, partì da Barengo (dove nacque nel 1928) e venne a Torino per sostenere l'usuale provino nella Juventus. Era un calcio di pionieri, romantico e spensierato. «Palpitava per i colori bianconeri e voleva diventare juventino», riporta il primo profilo sul magazine bianconero; il ragazzo ne avrebbe fatta, di strada. Quasi un anno dopo, al principio di marzo del 1947, Boniperti esordì in Prima Squadra contro il Milan, in un campionato che la Juve chiuse al secondo posto dietro a un imprendibile Torino. L’anno dopo Vittorio Pozzo già lo vestiva d’azzurro, a Vienna, contro l’Austria, dove si distinse inizialmente come ala destra di valore mondiale, poi come interno al fianco di Muccinelli nella Coppa Rimet (1950). Posizione che assunse – mattatore e regista allo stesso tempo – anche alla Juve, progressivamente, a partire dalla seconda metà degli anni ’50. Gli anni dei tre nomi, Boniperti, Charles, Sivori. Tre icone. Migliore in campo, autore di una doppietta nella mitica partita di Wembley tra l’Inghilterra ed il Resto d’Europa (ed unico italiano al fianco di Nordahl, Vukas, Kubala, Zebec), Boniperti è stato centravanti di razza, dallo scatto possente e dal tiro forte.

Divenne capocannoniere in Serie A nel 1947/48, a neanche 20 anni, con 27 reti segnate. Fu il preludio al suo primo Scudetto (di cinque) con la maglia bianconera indosso, quello del 1950, il suo preferito. Fu giocatore raffinatissimo, eppure micidiale. Tra Boniperti e il pallone c’era accordo su tutto. Era come se la sfera cercasse lui, e non viceversa, in quei punti del campo che lui solo pareva conoscere. Una volta confessò: «Quando ero più giovanottino, la porta era sempre larga per me ed i gol entravano uno dietro l’altro. Io tiravo ed era gol. Quando divenni adulto come giocatore, quindi più completo, la porta si fece più stretta. Evidentemente, dipese dal fatto che ci tenevo a fare il gol potente, col pallone che parte e non si vede più». Preferiva essere l'ispiratore ed il regolatore del gioco, l'elemento base, il perno di tutto un congegno, la leva che metteva in moto il meccanismo. Svincolava il gioco dal fatto personale. E così sarebbe stato anche in futuro, quando alla Juve tornò da dirigente. Chiuse la carriera nel 1961, da Campione d’Italia, a quota 179 reti. Aveva 33 anni, e appese le scarpe al chiodo con un cerimoniale semplice: «Ragazzi, smetto». Temperamento inflessibile di un galantuomo estroverso in campo, rigorosissimo fuori.

Nel luglio 1971 iniziò per la Juve una seconda Era Boniperti: dopo gli anni da giocatore, quelli al timone del club, questa volta Presidente. B come Boniperti, B come big. Con lui al timone, la Juve diventerà una grande, grandissima squadra europea e mondiale. Arriveranno Scudetti, sì, ma soprattutto le Coppe, continentali ed intercontinentali. Sedici allori nella bacheca di quella che divenne l’unica squadra ad aver vinto per prima tutte le competizioni UEFA. Dirigente sorridente, prudente e riservato, è «stato il creatore di un collettivo in campo e fuori, fatto di professionalità, senza divi e senza fenomeni da baraccone. La Juve del lavoro e del sacrificio» (Hurrà Juventus, 1980). La Juve recuperata alla semplicità, fatta a somiglianza del suo Presidente. Una Juve che non voleva dire solo gioventù, ma divenne, una volta e per sempre, sinonimo di vittoria.

In questi ultimi anni è sempre stato vicino alla sua Signora. Il momento forse più toccante dell’inaugurazione dello Stadium è stato proprio quando, quell’8 settembre 2011, si è diretto verso una panchina al centro del campo, al fianco di un’altra leggenda bianconera, Del Piero, l’unico in grado di segnare di più di lui. Scelse di raccontarci, in quell’occasione, il suo primo incontro con la Juventus. Si emozionò. E ci fece emozionare tutti. «La mia vita nella Juventus», disse quel “settimino”, come era stato definito dopo aver segnato sette gol in amichevole ed essere stato subito messo sotto contratto dalla società bianconera, «è iniziata il 4 giugno 1946, e dopo 65 anni sono qui per abbracciarvi tutti, farvi i miei auguri e riportare ai giocatori la frase scritta su uno striscione, poco tempo fa. Vincere non è importante, ma è l’unica cosa che conta». Lassù, ora, c’è un’altra stella nel firmamento bianconero che brilla a mostrarci la rotta: quella di Giampiero Boniperti, che ha speso una vita con la Juventus, per la Juventus, e che ha saputo sempre indicarle la via. Grazie di tutto. Buon viaggio, Presidentissimo".
Boniperti, una vita per la Juventus

Dal 2006 era presidente onorario della Juve. Di vittorie e soddisfazioni con il club bianconero ne ha avute tantissime, sul campo, ma soprattutto dietro la scrivania: cinque scudetti da giocatore, nel 'Trio magico' con Charles e Sivori, tutti i trofei possibili, in Italia e nel mondo, nel suo ventennio da presidente. E' stato presidente, infatti, dal '71 al '90 e poi, quando fu richiamato dalla famiglia Agnelli, amministratore delegato dal '91 al '94. E' stato europarlamentare dal '94 al '99. Ma la sua grande, vera e unica passione è sempre stata la Juventus. Dei tantissimi calciatori che ha portato a Torino, Scirea e Del Piero sono due tra i più amati. Ha fatto arrivare alla Juve, dal Milan, anche un giovane Trapattoni, con il quale ha condiviso dieci stagioni con i primi successi internazionali. Una scommessa vinta contro gli scettici.

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Quando si parla di Boniperti è impossibile non associarlo ai bianconeri. 
Prima bandiera da calciatore e poi da dirigente, sembra riduttivo anche definirlo simbolo.

«Un gigante! Buon viaggio presidente»
(Gianluca Vialli)

Tanti sono i record e di successi che lo hanno fatto entrare di diritto nella storia del calcio italiano. 
Ancora oggi è il secondo miglior marcatore nella storia della Juve con 178 gol in 443 presenze, alle spalle di Alessandro Del Piero. 
Ed, ovviamente, non è stato un caso il fatto che proprio queste due icone abbiano inaugurato il nuovo Juventus Stadium nel 2011.

Il debutto nella Juventus avvenne il 2 marzo 1947 al Comunale di Torino nella partita contro il Milan persa 1-2, non proprio la migliore maniera per iniziare, ma quello che ne seguì è grandissima storia.

A livello calcistico ed umano, non basterebbe un'intera edizione del "libro possibile per raccontare tutto quello che si può riportare sul Presidentissimo.

Vinse il primo scudetto nel campionato 1949-1950, l'anno dopo la scomparsa del Grande Torino. 
Nel 1957-1958 fu tra i protagonisti dello scudetto della prima stella insieme al gallese John Charles e a Omar Sivori con cui componeva il famoso Trio Magico. 
Poco dopo il suo ritiro, entrò subito nei quadri della società, di cui divenne presidente dal 1971 al 1990.
Un'era che si apre con il mio anno di nascita e che, da tifoso juventino, mi ha permesso di essere testimone di tutti i trionfi in Europa.

Nove scudetti, due Coppe Italia, una Coppa Intercontinentale, una Coppa dei Campioni, una Coppa delle Coppe, una Supercoppa Uefa e una Coppa Uefa e scusatemi se è poco.

Dopo un solo anno, quello della gestione Maifredi e Montezemolo, viene richiamato quale amministratore delegato con pieni poteri, ruolo che mantenne fino al 1994. 
il tempo a vincere un'altra Coppa Uefa e una Coppa Italia con Zoff in panchina, affiancato nel primo anno da Gaetano Scirea, proprio le due bandiere della Juve di Boniperti.

Il concetto che ribalta «l'importante non è vincere, ma partecipare», ha il chiaro intento di porre in risalto quegli ideali che furono della Juve, ma anche di chi come Boniperti ne ha scritto pagine di storia.

La frase viene attribuita a Boniperti da Marco Pastonesi e Giorgio Terruzzi nel libro "Palla lunga e pedalare" del 1992.
Nella stagione 2012-2013 la citazione è stata anche cucita all'interno delle maglie della Juventus. «Vincere non è importante, è l'unica cosa che conta» rappresenta a pieno la mentalità di un club che considera la vittoria l'obiettivo finale dello sport.


Se questa è la Juve, questo è Boniperti ... e viceversa...

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