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Il primo romanzo di Mancio M. Ruggiero

"Varichina – La vera storia della finta vita di Lorenzo De Santis"; grande successo per la prima tv; Telenorba pensa ad una replica immediata.



La sera del 28 Marzo 2020  Telenorba ha trasmesso, in prima televisiva, il docufilm Varichina – La vera storia della finta vita di Lorenzo De Santis.


Il film sul "rivoluzionario" gay barese, di Mariangela Barbanente e Antonio Palumbo, possiamo guardarlo da diversi punti di vista, ma sicuramente è fondamentale non solo conoscere quello che è stato un simbolo di un certo periodo della realtà del capoluogo pugliese, ma anche per approfondire la società che lo ha circondato.

La Ismaele Film che detiene i diritti di distribuzione dell'opera, ha inserito nel piano strategico la vendita di questo lavoro  ad alcune piattaforme quali Amazon, Chili, Netflix e Sky. 
Il passaggio su Telenorba è, sicuramente , una specie di regalo per tutti coloro che in questi anni hanno chiesto di poter vedere o rivedere il film che non è ancora uscito in dvd per una questione di beghe tra distributore, concessionari ed editori.

Alla fine si rimane un pò sconcertati sulla scelta di lavorare ad un progetto che avesse come protagonista un personaggio così locale, sguaiato, se vogliamo, una persona diventata, per certi versi, divo, anche se partiva, specialmente nella propria realtà come antidivo per eccellenza.

Non siamo in Spagna, nazione nella quale certi discorsi sono stati fatti prima, o nell'interland barese, o a Barletta, per esempio; certo non siamo in Mali, non è l'era di Fax, ci troviamo nel capoluogo, ma non è detto che la mentalità da città sia diversa, specialmente se andiamo un pò indietro nel tempo.

Varichina era un posteggiatore abusivo nella Bari degli anni ’80, oltre al fatto che spesso si trovava in quei "bordelli" del lungomare che, se non erano ufficiali, erano abbastanza ufficiosi.
Non era propriamente un sex symbol, soprattutto era appariscente e spesso volgare volgare, soprattutto per difendersi dalle frasi che erano rivolte verso di lui. 
Era famoso per le avances sguaiate che rivolgeva agli uomini che gli capitavano a tiro, ma a detta di coloro che lo hanno conosciuto di più, è sempre stata una bravissima persona.

Era omosessuale, certo, in tempi nei quali decreti come quelli di Monica Cirinnà non era neanche concepibili, anche se non stiamo parlando della preistoria, ma di qualche decina di anni fa.

Lui non faceva nulla per nasconderlo, cosa che lo avrà anche reso icona, soprattutto negli anni a venire, ma che non gli ha risparmiato dispiaceri.
Respinto dalla famiglia, bistrattato dai suoi amanti, zimbello dei concittadini, la sua difesa in una città chiusa e ipocrita, com’era la Bari di trent’anni fa, è stata proprio quella di fare di se stesso un personaggio. 

L’idea di farne un film è nata grazie ad un articolo de "La Gazzetta del Mezzogiorno" a firma di Alberto Selvaggi su Varichina, un’inchiesta biografica in cui si raccontava il personaggio chiedendo provocatoriamente nel finale un busto per celebrare "Il mito diverso".

Lo scritto  ha attirato la curiosità della sorella di colui che successivamente è diventato il regista del film, Antonio Palumbo, che ha subito girato l'articolo al fratello al quale si accese la cosiddetta lampadina circa un lavoro possibile proprio su questo personaggio, a suo modo, così famoso. 

La chiamata a Mariangela Barbanente e la richiesta di sviluppare un soggetto su questa irresistibile “anima pop”, ha fatto il resto, con l'accettazione della proposta, non a caso l’idea del sottotitolo "la vera storia della finta vita" è di quest'ultima.

"E adesso aspetterò domani
per avere nostalgia
signora libertà signorina fantasia
così preziosa come il vino così gratis come la tristezza
con la tua nuvola di dubbi e di bellezza
".
(Fabrizio De André)

Ma chi era l’uomo che si nascondeva dietro questa maschera? 
Bèh, il film per certi versi lo svela in un racconto tragicomico tra realtà e immaginazione, documentario e fiction.

L'opera cinematografica rende molto credibile il personaggio, nonostante non ci siano tante tracce o fonti dalle quali attingere.
Il tutto è avvenuto soprattutto grazie ai ricordi di molte persone, tra le quali quelle che si possono vedere nel film, e poi grazie alla bravura del protagonista Totò Onnis, della truccatrice Lolli Caldarola e della costumista Giulia Barbanente

E' chiaro che uno degli aspetti che rendono credibile la vicenda è che è facile parlare al passato, ma non è che nella realtà le cose siano cambiate del tutto, infatti proprio Antonio Palumbo, in un'intervista racconta:
"Mentre giravamo una scena sul lungomare di Bari con Totò agghindato in stile Anni ‘70, le macchine rallentavano per salutarlo e sfotterlo come se fosse stato realmente Lorenzo Varichina: le offese fuori campo che si sentono in quella scena del film sono reali e non doppiate da attori".

In tempo di coronavirus c'è stata la possibilità di rimanere a casa e di poter godere di una chicca della cinematografia che non è passata inosservata.

Varichina – La vera storia della finta vita di Lorenzo De Santis ha raggiunto, infatti, il 10% di share solo nel sud Italia. 
Numeri strepitosi, che hanno convinto Telenorba ad una replica immediata nel corso della prossima settimana.
Perché questo personaggio ha affascinato la lettrice dell'articolo, il regista e tutti coloro che hanno preso parte al progetto?
E' presto detto:
Il film racconta il coraggio di Lorenzo di rimanere se stesso nonostante tutto. 
La sua lotta per non restare ai margini in cui la società del suo tempo voleva relegarlo.

E' un po' quello che a vari livelli, ognuno di noi cerca di fare per difendere la propria unicità.
C'è chi ci riesce, chi no, chi si omologa e maschera così la sconfitta, Lorenzo ce l'ha fatta e la sua vittoria adesso è anche impressa in un film.

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