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Il primo romanzo di Mancio M. Ruggiero

Michele Daniele continua con la sua versione sulla Malamministrazione molese: Come si gestiscono i locali?



Il Consigliere del Movimento 5 stelle racconta le sue riflessioni dopo le sue Interrogazioni in Consiglio comunale. 

Durante questa giornata ci siamo occupati della Giornata della terra, dell'imminente 25 Aprile e dei parallelismi che ci possono essere tra la realtà molese e quella di Valenzano, Molfetta, Corato, Alberobello e, perché no, Olanda e Qatar. 

Però non si può rimanere indifferenti quando un consigliere comunale cerca di portare alla luce diversi aspetti dell'operato dell'amministrazione comunale del paese nel quale si risiede. 

Il Consigliere Daniele non è nuovo a queste iniziative e le racconta in questo modo, anche questa volta:👇🏻 

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Contiguo alla tematica della (non) conoscenza del patrimonio, c’è il tema della sua gestione: cosa se ne fa il Comune delle sue proprietà? Almeno di quelle che sa di avere…

Questa tematica è stata oggetto della seconda interrogazione che ho posto nella scorsa seduta consiliare: quali sono i locali di proprietà comunale dati in uso alle varie associazioni molesi?


Beh, ormai dovreste conoscere la risposta: nessuna risposta effettiva condita da una serie di risposte a domande che nessuno aveva posto. Sindaco Colonna, assessore Orlando, assessora Loiotine si sono esibiti in performance davvero imbarazzanti.

Iniziamo dalla neo-assessora ai servizi culturali che dichiara:

“1. Questa amministrazione ha sin da subito attenzionato la questione del patrimonio comunale”

Beh, visti i risultati forse sarebbe stato meglio che non l’avesse “attenzionata”. Celie a parte, l’assessora dovrebbe sapere che la gestione del proprio patrimonio è sempre stata l’ultima delle preoccupazioni delle amministrazioni che si sono susseguite negli anni. Inclusa l’amministrazione Colonna, che è stata costretta a muoversi a seguito degli scandali suscitati dai vari “villaggi vacanze” che venivano portati alla luce.

“2. Da parte dell’Ufficio Patrimonio è in atto un’azione di ricognizione e di censimento del patrimonio comunale”.

Gentile Assessora, l’Ufficio Patrimonio non esiste. Esiste un incarico aggiunto al responsabile dei Servizi Finanziari, già oberato di suo e senza che sia stata assegnata neanche una risorsa aggiuntiva.

“3. tant’è che ci stiamo anche avvalendo della consulenza del gruppo Kibernetes che ci sta aiutando anche ad avere una sorta di anagrafica per ogni immobile di proprietà comunale.”

Posso sommessamente evidenziare che incarichi simili sono stati conferiti anche con le precedenti amministrazioni e che avevano un altro scopo: quello di aiutare gli uffici a compilare il documento di Stato Patrimoniale, obbligo introdotto con l’avvio della contabilità armonizzata?

“4. L’obiettivo è quello di avere una anagrafica quanto più completa in modo da sanare situazioni che possono risultate irregolari e da regolare la concessione di immobili di proprietà comunale.”

Guardi gentile Assessora, queste stesse parole mi sono state riferite 2 anni fa quando abbiamo evidenziato questa tematica all’interno della commissione Controllo e Garanzia. A tutt’oggi, l’inventario dei beni immobili posseduto dal Comune è fermo a quello pubblicato nel 2018 dalla precedente amministrazione commissariale. Gli elenchi prodotti dalla Kibernetes non riportano neanche i dati catastali per individuare l’immobile.

Inoltre nella apposita sezione di Amministrazione Trasparente non c’è alcun inventario recente delle nostre proprietà. Cosa tra l’altro irregolare perché la legge impone di mantenere aggiornato tale inventario.

Inoltre, anche le proprietà ignote al Comune e che sono state “scoperte” ultimamente non compaiono nell’inventario del patrimonio comunale.

“5. Al momento non è quindi possibile fornirle le informazioni che ha richiesto su quali locali sono dati in uso alle associazioni ma stiamo lavorando e le verranno fornite nel più breve tempo possibile.”

Ok, abbiamo capito. Un giro di parole che possiamo riassumere in modo molto più semplice e chiaro: non abbiamo idea di quali associazioni stanno utilizzando immobili del Comune, né dove sono e né se pagano qualcosa o meno.

Riassumendo, io chiedo all’assessore competente, Graziana Loiotone, quali associazioni hanno avuto in concessione dei locali comunali. E ottengo come risposta che è una cosa complessa e che stanno facendo l’inventario degli immobili comunali (sic!).

Piccolo particolare: sia l’inventario dei beni comunali che l’elenco delle associazioni che hanno avuto in uso dei locali comunali dovrebbero essere pubblicati nell’apposita sezione di Amministrazione Trasparente del sito comunale. Il primo esiste in una versione ferma al 2018 mentre del secondo non c’è alcuna traccia. Da evidenziare che la legge asserisce che se non viene data evidenza in questa sezione dei vantaggi economici dati a soggetti pubblici e privati, il provvedimento con cui viene concesso l’uso è nullo.

Ma a Mola siamo oltre. Perché il provvedimento con cui viene concesso l’utilizzo permanente dei locali non esiste. In contrasto sia con la legge, sia con il nostro regolamento sia, sopratutto, con la logica.

A proposito di regolamento comunale, il comma 1 dell’art. 18 prevede esplicitamente e chiaramente che “La concessione in uso continuativo di spazi comunali è disciplinata da apposita convenzione”, mentre il comma 3 afferma: “Le tariffe per la concessione degli spazi sono stabilite annualmente dalla Giunta Comunale”. Inoltre l’art. 19 disciplina la durata di tale convenzione: “La concessione in uso continuativo ha durata annuale, con decorrenza stabilita nell’apposita convenzione di cui al precedente art.18, comma 1).

Bene. Nessuna di tali norme del regolamento viene rispettata:

– i locali sono dati in uso senza alcuna convenzione

– la Giunta Comunale non definisce annualmente quali sono le tariffe per la concessione degli spazi

– alcune associazioni continuano ad utilizzare spazi comunali a tempo indeterminato.

Altro siparietto interessante. Durante la seduta consiliare era intervenuto anche l’assessore al Patrimonio, Vito Orlando, (che non aveva risposto a due banali interrogazioni per confermare se determinati immobili identificati da specifiche particelle fossero o meno proprietà del Comune) asserendo che il Comune ha il controllo di quali sono le sue proprietà. Subito dopo aggiungendo che la tematica è molto complessa tant’è che hanno affidato l’incarico per verificare il patrimonio comunale ad una società. Dopodiché si potrà procedere con l’inventario di chi sta usando cosa. In pratica smentendo dopo pochi minuti l’affermazione precedente: il Comune al momento brancola nel buio.

Altra chicca aggiunta dall’assessore. Finalmente questa amministrazione sta procedendo ad una cosa che il Comune non aveva mai fatto negli anni precedenti: stilare un elenco di beni che possono essere venduti. Si tratta di una dozzina di immobili, di cui la gran parte fabbricati.

Alla mia domanda se questi immobili hanno mai reso un centesimo al Comune, la risposta è stata: no, anzi abbiamo solo costi.

Cioè, il Comune mantiene inutilizzati da decenni sue proprietà senza ricavarci un solo centesimo, quando magari potrebbero essere dati in uso alle tante associazioni che li richiedono, magari in cambio di un canone oppure con una convenzione che serva a non far deperire gli immobili che, ovviamente, dopo decenni di incuria, sono da ristrutturare quasi interamente.

Nel corso di questa interrogazione sui locali dati in uso alle associazioni, si è inserito anche il consigliere Gallo che ha citato un indirizzo, dato agli uffici all’epoca del commissario prefettizio, di stilare l’elenco delle associazioni che hanno in uso dei locali comunali, esattamente l’oggetto della mia interrogazione.

La gentile segretaria comunale, dott.ssa Marianna Aloisio, ha candidamente affermato che tale elenco non esiste perché “il commissario non ha mai portato a termine tale elenco”. Detta in altri termini: il capo dell’amministrazione pro-tempore (all’epoca il commissario) impartisce un ordine (indirizzo nel gergo burocratico), i destinatari dell’ordine se ne impippano, poi il capo dell’amministrazione cambia (arriva il magnifico Colonna), e il risultato è che il commissario non ha portato a termine l’ordine dato o che gli uffici non l’hanno eseguito per tempo e tocca a chi subentra farlo rispettare?

La segretaria ripete quanto già detto nei precedenti interventi (e ripreso poi in fotocopia dal sindaco):

– non è possibile dare una risposta perché il Comune non sa qual è il suo patrimonio e soprattutto come è stato gestito negli anni

– il lavoro da fare è enorme e gli uffici stanno lavorando incessantemente

– “appena possibile” (formula totalmente pleonastica) ci verranno date le risposte alle domande poste.

Ora la questione è questa:

– io non ho chiesto, di sapere per ogni immobile del Comune chi lo sta gestendo (che pure sarebbe una domanda doverosa, ma di questo tema ne abbiamo già parlato nella interrogazione precedente)

– io ho chiesto semplicemente di sapere quali associazioni hanno in uso dei locali del Comune, considerando che per ottenerli devono aver presentato una richiesta e sottoscritto una convenzione.

Alla luce di tali considerazioni, il disordine e la confusione non è solo nel tenere in ordine l’inventario dei beni comunali, ma il disordine e la confusione è nella stessa gestione documentale del Comune in quanto basterebbe una ricerca d’archivio per ottenere tali risposte.

Risultato avvelenato della gestione del palazzo comunale molese: responsabilità in prima battuta di chi ha gestito i vari settori in cui sono raggruppati gli uffici comunali, e immediatamente dopo dei politici che hanno governato la città negli ultimi decenni e che hanno scelto tali responsabili amministrativi.

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