Le cose non sono mai quello che sembrano ©. Clicca sull'immagine.

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Il primo romanzo di Mancio M. Ruggiero

PFM live ... Non è un concerto, ma un'esperienza.... E delle migliori.

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Sono un animale da concerto, ma i live non sono tutti uguali. 



L'articolo scritto qualche giorno fa per presentare l'evento:👇

Già conteneva importanti premesse che si ritrovano immancabilmente all'indomani di quella che più che partecipare come pubblico ad un concerto è un'esperienza che poche volte si possono provare, nonostante abbia assistito a tantissimi live in vita mia.

Quando si parla di un mito, ci potrebbe essere sempre il pericolo di creare aspettative che rispecchiano quanto si ricorda del passato e poi ci si ritrova ad assistere a qualcosa che ricorda nell'immaginario del grottesco la Corazzata Potëmkin intesa alla maniera di Paolo Villaggio.

Quando ciò non accade, tiri quel sospiro di sollievo che non ti rimette i tuoi Dei in Paradiso perchè non li avevi tolti, ma potevi avere il timore di doverlo fare.
Ovviamente non cancellando i tempi che furono.

Parlare della formazione musicale che ha portato a livelli altissimi il progressive rock italiano in tutto il mondo, conquistando letteralmente l'America ed i paesi anglosassoni, sempre molto restii a dare importanza ad artisti latini è qualcosa che ci riempie di orgoglio e che avevo già scritto, come "i fantastici 4" e cioè i mesi del tour negli USA nel 1974 che portò la band nella classifica “Billboard”...
Si rischia però di sembrare solamente nostalgici.
Ovviamente la storia non finisce lì, anche perchè altrimenti staremmo parlando di un documentario amarcord e non della realtà odierna.

Se la rivista inglese "Classic Rock" ha posizionato la PFM al 50° posto tra i 100 artisti migliori e più importanti del mondo, ci sarà un motivo e non parliamo degli anni 70.

Sono ancora più recenti i riconoscimenti come l'International Band of the year” ai Prog Music Awards UK nel 2018 a Londra, per non parlare della nomina di Franz Di Cioccio tra le 100 icone della “musica che hanno cambiato il nostro mondo” (unico musicista del mondo latino) assegnata dalla rivista inglese "Prog UK" nel 2019.

Tutto ciò, però, serve ben poco, si può trovare su qualsiasi rivista o siti, blog, media che presentano un evento musicale, il mio compreso e nell'articolo che ho linkato in apertura. 

La magia è un'altra cosa e rischia di essere offuscata non tanto da quanto detto e scritto "nel curriculum", ma da quello splendido ricordo che è quello ... "della prima volta".

19 anni fa.....
....18 agosto 2004, “Musica non rassegnata”, Enzo Cristino Sindaco, Angela Petruzzelli, Assessore alla Cultura ed una dimensione di Mola che sembrava spiccare il volo a 360°. 
Palco sulla piazzetta del Caffè Roma ed una piazza stracolma a tal punto che non sembrava aver fine la folla che non si riusciva a quantificare, visto che il "fiume umano" scompariva all'occhio di chi osservava nelle stradine adiacenti Piazza XX Settembre.

Franz Di Cioccio – batteria, percussioni, voce fondatore e leader assoluto del gruppo,
Patrick Djivas – basso, 
Lucio Fabbri – violino, tastiera, chitarra

ci sono ancora e sono oggi affiancati da:

Marco Sfogli (chitarra, cori)
Luca Zabbini, tastierista fondatore e frontman dei Barock Project (special guest), 
Eugenio Mori (seconda batteria), 
Alessandro Scaglione (tastiere, cori)

Non è stata la stessa immagine di quasi 20 anni fa, il tutto si è svolto in Arena Castello con tanto di posti a sedere e, qualcuno dirà, con biglietto da pagare.

Ma ... ragazzi .... se qualcuno chiedesse cosa sia l'arte .... gli presterei i miei ricordi del concerto, facendomi promettere di restituirmeli subito dopo, altrimenti si andrebbe nel penale.

L'evento che è caduto (volontariamente) nei quattro giorni della Sagra del Polpo che vedono come ospiti sullo stesso palco Renato Ciardo, Mario Venuti e Ghemon durante le altre serate, in realtà fa parte dell'Agìmus Festival ed è doveroso ringraziare ancora una volta il direttore artistico Piero Rotolo e tutta l'Associazione Giovanni Padovano Iniziative Musicali Mola di Bari per la possibilità che ci da ogni volta di godere di presenze di rilievo nel panorama musicale italiano ed internazionale.

E' chiaro che la qualità non si possa discutere e tra i membri storici sembra incredibile vedere come il tempo continui a non passare per Franz Di Cioccio che all'età di 77 anni canta, balla e si dimena tra microfono e batteria con l'energia degli esordi.
Di conseguenza era ovvio aspettarsi che anche le new entry fossero di assoluta qualità.




Il cocktail che ne è venuto fuori è stato micidiale tra sonorità classiche, moderne e future, perchè la PFM è fatta soprattutto da pionieri, il risultato è stato estasiante.

Certo.... "Impressioni di Settembre" la conoscono tutti e la risposta del pubblico è stata più immediata di molti degli altri pezzi, ma ad un certo punto, credo che ogni spettatore si sia trovato nella condizione di dire ....
che me ne frega se conosco il pezzo, mi sto godendo la musica 
.... e che musica......
perchè sicuramente non è facile trovarsi di fronte a qualcosa del genere anche per chi si dovesse ritenere un esperto di musica.

Infatti la Premiata Forneria Marconi non è viva solamente sul palco a riproporre un repertorio sconfinato, ma lo è anche nella pubblicazione di nuovi lavori e nella sperimentazione continua. 
Anche i più addentrati, quindi, hanno fatto la conoscenza dei brani dell'ultimo album "Ho sognato pecore elettriche/I Dreamed of Electric Sheep" direttamente all'Arena Castello.

Se poi vogliamo parlare della contaminazione con la musica classica.....
allora mi invitate a nozze, perchè io nei mio piccolo con la mia tastiera a casa mi diverto a fare qualcosa del genere ogni tanto.
Ovviamente non con gli stessi risultati, ma che fa, mica devo suonare con la PFM.

La band sul palco ha iniziato con "La danza dei cavalieri" di Sergej Prokof'ev ed ha performato in maniera spettacolare diverse opere classiche, finendo con il “Guglielmo Tell” di Rossini in un crescendo che ha sfiorato l'estasi per i cultori della musica e non solo. 

La musica non ha confini... di genere, di età, di estrazione sociale, è la mia convinzione... 
di quello che è o, purtroppo, di quello che dovrebbe essere, ma concedetemi una volta tanto una punta di egoismo. 
Se non lo afferrate, capite, vivete, cazzi vostri io me lo godo ed anche quasi fisicamente oltre che in maniera cerebrale. 

La Premiata Forneria Marconi, del resto è pioniera in tutto, passa per un mito del prog, ma è chiaro che il progresso consiste anche nelle contaminazioni e nel cavalcare ogni sorte di pseudocategoria che menti limitare continuano a ritenere valide e schematiche. 

ROCK, ormai è una parola che contiene tutto, a dimostrazione che la suddivisione è inutile, quindi jazz e e musica classica possono tranquillamente far parte della stessa performance, contenendo anche un filo conduttore. 

Se vogliamo, con sforzo a questo punto, dopo i concetti espressi, mettere dei paletti, o meglio sarebbe dire aprire un capitolo a parte dobbiamo parlare dei brani di Fabrizio De Andrè che effettivamente hanno avuto un impatto diverso. 

Il legame con il cantautore genovese è risaputo... Ed anche rinomato... 
Grazie al  tour del 1978 durante il quale Aver e la PFM si unirono in maniera indissolubile e grazie al quale la poetica di De Andrè ricevette linfa nuova grazie agli arrangiamenti della Premiata Forneria Marconi che consegnarono al mito entrambi. 

Il concerto è finito proprio così... 
Con due brani eccezionali.... 
Al grido "Branca, branca, branca...." il primo e poi nella città di mare Mola di Bari la mitica  “Il pescatore”  cantato sia dalla band dal palco che da un pubblico ormai in un'altra dimensione per le emozioni provate.

Purtroppo poi il concetto è finito, ma non l'incantesimo che spero non mi porterò dietro per altri 20 anni con la memoria.

Franz Di Cioccio ha detto dal palco che ci rivedremo ancora ed oggi come non mai voglio crederci perché ci sono emozioni che è difficile provare in alte occasioni.

Il concerto della PFM non è un'esibizione musicale con un pubblico festante, non è qualcosa da mostrare alla Bit. 
È un'esperienza tale che hai quasi pena per chi non l'avesse mai avuta.

Io sono contento di aver fatto questo memorabile bis e mi porterò nella memoria, ma soprattutto nel cuore e nell'anima tutto quello che ho provato durante un concerto che posso definire irripetibile, ma che non vedo l'ora di rivivere. 

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