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Prima dell'inizio del concerto dei Pink Floyd - Roma 1994 |
Un po' a spasso nel tempo
Quando sentiamo solamente pronunciare il nome David Gilmour, per qualcuno scatta una molla che immediatamente produce immagini di vasti paesaggi sonori e atmosfere oniriche.
Ora, confesso che quel qualcuno sono sicuramente io, ma, ovviamente sono in ottima e straripante compagnia, visto che parliamo di una figura leggendaria della musica rock.
Il chitarrista, cantante e compositore britannico, è noto al grande pubblico soprattutto per essere stato il cuore pulsante dei Pink Floyd, una delle band più influenti e innovative di tutti i tempi.
La sua carriera, iniziata negli anni '60, è stata segnata da una continua ricerca sonora e da un'abilità tecnica che lo hanno reso uno dei chitarristi più ammirati e imitati al mondo.
La sua capacità di creare melodie evocative e di intrecciare le note della chitarra con paesaggi sonori ricchi e complessi ha lasciato un'impronta indelebile sulla storia della musica di tutti i tempi, quindi per molti è un punto di riferimento assoluto.
Ma Gilmour non è solo un virtuoso della chitarra.
La sua voce, calda e intensa, ha contribuito a creare un sound inconfondibile, in grado di emozionare e coinvolgere milioni di ascoltatori in tutto il mondo.
Però, prima di arrivare sia fisicamente che con il racconto alle date romane del 2024 dobbiamo fare un passo indietro.
Io ho già visto David Gilmour nel 2015 a Verona, qualcosa di pazzesco e qualcosa di molto vicino ad un concerto dei Pink Floyd, ma ovviamente con qualcosina di diverso.
Avrei potuto anche non bissare questo ritorno in Italia dello "Zio Dave" come lo "chiamiamo" affettuosamente nei discorsi dei reduci di quell'avventura veronese.
Ed infatti avevo anche rifiutato l'invito di un altro grande ed assidui compagno di concerti che mi aveva avvisato in tempo per prendere i biglietti per questo appuntamento nella Capitale.
L'avevo già visto a Verona, esperienza fantastica e soprattutto anni prima avevo visto i Pink Floyd.
A malincuore, questa volta potevo pure passare, visto che c'erano anche alcune problematiche di diversa natura che mi rendevano difficile poter lasciare le questioni da affrontare nel luogo in cui risiedo.
Per diverse vicissitudini circa le quali non è il caso dilungarmi, diciamo che si è materializzato il biglietto e mi sono imbarcato, per ora con la mente in quest'altra avventura.
Ma la cosa assurda è che posso parlare, in qualche maniera di destino.
Prima ho scritto che sono andato ad un concerto dei Pink Floyd, vi ricordate?
Bene, in un certo senso, questa mia partecipazione ha a che fare veramente con qualcosa che somiglia ad un qualcosa di predestinato e con un viaggio indietro nel tempo che non a caso prevede la cifra tonda, nel conteggio degli anni che ci separano dalla data odierna a quella di arrivo.
Fan dei Pink Floyd e fan delle diavolerie usate il Ritorno al Futuro, Star Trek e Doctor Who, punto la macchina del tempo a 30 anni nel passato.
Il tour mondiale di The Division Bell dei Pink Floyd toccò anche l'Italia nel 1994, fu un evento di portata storica.
Roma, in particolare, fu scelta come una delle tappe principali, offrendo ai fan italiani un'esperienza musicale unica e indimenticabile.
La decisione di organizzare una serie di concerti a Roma fu accolta con grande entusiasmo dai fan italiani.
La città eterna, con la sua ricca storia e la sua atmosfera suggestiva, si rivelò lo scenario perfetto per un evento di tale portata.
Inizialmente, si era pensato allo Stadio Flaminio come location, ma poi si optò per l'Ippodromo di Tor di Valle.
In realtà ci furono alcuni imprevisti e quindi la sede definitiva fu scelta negli Studi di Cinecittà, luogo tradizionalmente legato a storia e magia che si sposò alla perfezione con quello che stava succedendo.
Se oggi posso dire di aver visto una miriade di concerti, compresi quelli di nomi illustrissimi, di diverse epoche e generi e nazionalità, all'epoca non avevo tutta questa familiarità con i grandi eventi.
Ricordo che qualche anno prima avevo visto i Duran Duran a Bari, ho un vaghissimo ricordo di un paio di concerti nelle piazze in qualche paese vicino a quello in cui risiedo di Vasco Rossi e Zucchero ai primissimi passi della loro carriera, ed il primo concerto che ricordo fortemente voluto era stato quello di Alberto Camerini.
Per il resto avevo visto qualcosina, ma con il senno di poi, posso pure dire nulla di eccezionale.
Chiaramente mi ero fatto, con il passare del tempo una certa cultura musicale con dischi e video, i concerti, anche quelli grandi, grandiosi, li vedevo attraverso lo schermo.
Dal vivo, però, sarebbero un'altra cosa, era il pensiero fisso.
Così quando ci fu la possibilità decidemmo, io e l'amico Gianni, con cui dividevo la passione per la musica ed in particolare, in quel caso, quella per i Pink Floyd di provare ad accaparrare i biglietti.
All'ingresso già c'era un'adrenalina ed una sensazione particolare, diversa da tutte le altre mai provate.
La corsa sotto il palco fu interrotta dal fatto che quest' ultimo era talmente alto e grandioso che bisognava arretrare un po' per poter godere di tutto quello che sarebbe capitato di li a poco.
Poi iniziò il tutto:
Per molti fan italiani, i concerti dei Pink Floyd a Roma furono un'esperienza che ha segnato profondamente la loro vita.
L'atmosfera magica, la musica coinvolgente e la bellezza della location hanno contribuito a creare ricordi indelebili.
Gli Studi di Cinecittà, con i loro set cinematografici, offrivano uno scenario inconsueto e suggestivo per un concerto rock, creando un'esperienza unica.
Un'elaborata scenografia con giochi di luci, proiezioni suggestive e un palco mastodontico trasportò il pubblico in un mondo onirico e surreale.
Furono suonati brani da "The Division Bell" e classici intramontabili "Shine On You Crazy Diamond (Parts I-V)", "Learning to Fly", "High Hopes", "Take It Back", "Coming Back to Life", "Sorrow", "Keep Talking", "Another Brick in the Wall, Part 2", "One of These Days", "Comfortably Numb", "Wish You Were Here", "Us and Them", "Money", "Time", "Breathe", ma soprattutto, nella seconda parte del concerto, tutto l'iconico album "The Dark side of the Moon" nell'esatta successione contenuta nell'album del 1973, quello del prisma che mai come quella sera idealmente si piazzò al centro delle nostre menti
al centro dello spettacolo, proiettando raggi di luce colorata sul pubblico.
Io e Gianni, mio compagno di avventura, ci ritrovammo, ad inizio di concerto, a braccetto e così, praticamente, rimanemmo, a bocca aperta e con gli occhi sgranati, con la sensazione di essere in un'altra dimensione.
La musica ci avvolgeva e di fronte ed attorno a noi capitava di tutto.
Laser, maiali giganti, aereo che si schianta sul palco.
L'unione tra la musica, la scenografia e il pubblico creava un'atmosfera magica e coinvolgente, dove tutti si sentivano parte di qualcosa di più grande.
Da quel giorno sono passati esattamente 30 anni, era Settembre del 1994.
Oggi mi preparo ad onorare quel momento magico, azionerò idealmente la DeLorean, l'Enterprise, il Tardiss, per tornare ai giorni nostri con qualcosa che onorerà quei magici giorni.
Dopo 30 anni con me ci sarà nuovamente l'amico Gianni ed il luogo non poteva che essere ancora Roma.....
La città eterna.
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