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Il primo romanzo di Mancio M. Ruggiero

"Caffè Enigma Leopoli" tra Scienza e Spy Story



Sono tornato da Leopoli senza esserci andato. 



Ho finalmente finito di leggere "Caffè Enigma Leopoli" il secondo capitolo della saga creata da Vito Marangelli.
Possiamo chiamarla così, visto che a quanto pare potrebbe esserci un terzo episodio della storia che ormai è entrata a far parte delle mie esperienze, tanto mi sono immerso nella lettura e nella visualizzazioni dei personaggi e delle locations.

La descrizione minuziosissima, infatti, che l'autore fa dei luoghi e dei particolari, quali espressioni dei protagonisti, vestiti, oggetti, arredamenti, fa in modo che ti sembra di partecipare all'azione.
Il racconto si trasforma, quindi, quasi in una reale porzione di vita vissuta.

Cosa che sorprende anche perchè l'autore in realtà solo qualche settimana fa ha visitato i laboratori del Nanotec di Lecce, quello vero, reale ed ha potuto farlo  proprio per la risonanza che i romanzi avevano avuto, eppure erano stati il fulcro del primo romanzo e la base per il secondo.

Pubblicazioni, curiosità, inventiva è il mix che ha reso possibile una descrizione quasi interamente corrispondente alla realtà, dei luoghi e delle vite professionali di coloro che ci lavorano.

Nella vita, spesso, ci si fa domande scontate..... 

"Ditemi perché se la mucca fa mu il merlo non fa me"
(Elio e le storie tese) 

... Ma su altre cose non si approfondisce, credo che la conoscenza e la curiosità debbano essere concetti che vadano di pari passo per dare alla vita una direzione migliore. 
  
Del resto “Caffè Enigma Leopoli”, è stato ambientato in Ucraina, ma Vito Marangelli a Leopoli non ci è mai stato ed anche qui si è servito di tutte le informazioni possibili ed immaginabili che la rete e tutti gli strumenti a disposizione oggi possono offrire.

Come al solito l'autore dosa nozioni scientifiche, che fanno di una spy story un thriller tecnologico, ma mette nel calderone, sapientemente amalgamato, tutti i vari interessi che vanno dalla sua professione di cardiologo, all'essere cultore di tutte le arti, fornendo anche teorie tipo la corrispondenza tra la musica e la matematica che io, "musicista ad orecchio", non amo e non condivido eccessivamente, ma probabilmente chi è più padrone della materia anche secondo l'aspetto più tecnico didascalico possibile, potrà avere idee diverse dalle mie.

Ovviamente dobbiamo ribadire il fatto che, nonostante l'azione si svolga nella nazione balzata alla cronaca per la guerra, purtroppo tuttora in atto, non sentiremo parlare di Volodymyr Zelenskyy, Vladimir Putin e Nato, sia per il fatto che la scelta di ambientare la soria sia precedente ai tragici eventi e sia perchè si è scelto di non deviare dal progetto originale, proprio per permettere ai lettori di apprezzare quella realtà nella quotidianità ed in tempo di pace.

E' chiaro, però, che descrivendo un determinato contesto, si possa notare come ci siano riferimenti durante al racconto della "Grande Madre Russia" e del fatto che alcuni dei protagonisti diano per scontato il fatto che Leopoli e l'Ucraina ne facciano parte.

Mentre nel primo romanzo l'odore del caffè e della descrizione di Lecce abbagliava il lettore, proprio perchè immaginava quei luoghi come una vacanza ed una visuale da prima fila, magari alla ricerca dell'ombra per fare in modo che il sole non accecasse, per distinguere gli avvenimenti, seduti in un bar in Piazza Sant'Oronzo, tipo abbonato rai che viene premiato perchè ha pagato il canone, siamo testimoni di un cambio di rotta durante il proseguimento della storia. 

Il secondo libro ha una dinamica diversa, il lettore si deve armare di pazienza, deve coprirsi un pò di più, per la temperatura e deve seguire l'azione che si dipana per tutto il racconto, quasi con il fiato in gola, sia per la preoccupazione per le sorti della protagonista che per paura di perdersi qualche scena se rimane troppo indietro.

Non manca il riferimento al sentimento, alla storia d'amore tra i due ragazzi protagonisti ed alle piccole bugie che talvolta si è costretti a dire a fin di bene. 

Ma qualche volta anch'io vorrei sentirmi stringere
senza spiegare a tutti i costi e sempre cosa c'è.
(Tosca) 

Ma l'elemento che ha acceso la mia fantasia e che sogno dalla prima parte della lettura è Gilles A1, qualcosa che unisce scienza e fantasia, ma che non è tanto lontano dalla realizzazione, anche se i più possono considerare qualcosa alla "Star Trek".

Uso "Star Trek" come esempio e non altre saghe di fantascienza perchè la storica saga creata da Gene Roddenberry è diventata così seguita e così famosa, proprio perchè si serviva di elementi scientifici reali sui quali costruire qualcosa di fantasia, ma che avessero basi solide, in modo da poterle realizzare in un futuro prossimo.

Durante la serie classica, teletrasporto a parte, anche se si sa che si lavora anche su quello, possiamo notare tante piccole soluzioni ed oggetti che poi sono diventate realtà e quasi ci fanno sorridere.

Dalle semplicissime porte scorrevoli ai comunicatori che non a caso avevano lo "star tac" come prima icona durante la prima diffusione dei telefoni cellulari. 

Il Tricorder medico non solo ha preso il nome da quello dalla saga, ma ultimamente si parla anche di una sua evoluzione che lo rende identico a quello del telefilm. 
Una specie di piccolo laboratorio compatto e portatile, capace di analizzare campioni di sangue e urina in pochi minuti e inviare i risultati direttamente sullo smartphone, grazie a un’app dedicata.

Gli oggetti che i protagonisti inseriscono nelle apparecchiature sono quelli che nel corso del tempo diventeranno i floppy disc, poi i cd, ora superati addirittura da chiavette ed estensioni di memoria.
Potrei fare tantissimi esempi, ma credo che il concetto si sia percepito.  

L'intelligenza artificiale che nelle serie successive è data per scontata e che è quasi una "nuova ossessione" per dirla alla Subsonica è un concetto sul quale si basa molta della tecnologia odierna. 

Il romanzo di Marangelli si basa, quindi, su una serie di ricerche che si conducono realmente nei laboratori di Nanotec e, neanche a dirlo, riguarda anche gli interessi professionali dell'autore che da medico nutre effettivamnte la speranza di poter curare tramite l'utilizzo delle nanotecnologie, probabilmente uno dei problemi cardini della medicina odierna, ovvero l'aterosclerosi. 

Chiaramente molto é opera di fantasia, ma tutto rimane credibile fino alla fine. 

Fondamentale è l'apporto del mio amato "Gilles", ma l'uomo é sempre protagonista sia attraverso le azioni che compie e sia attraverso il suo percorso di vita trascorso che lo portano a prendere decisioni che faranno la sorte degli altri protagonisti. 

La storia di Alina, quindi si dipana tra una serie di problematiche e concetti che possono apparire anche, per certi versi, fuori dal comune, ma che non fanno che confermare il fatto che la realtà supera molto spesso la fantasia. 

Certo, la realtà dei protagonisti è inventata, ma ti viene da chiederti, fino a che punto? 

Insomma, il libro di Vito Marangelli è una chicca da conservare gelosamente e da rileggere tra qualche settimana, perché sicuramente offrirà altre particolarità ed interpretazioni che potrebbero essere sfuggite ad una prima lettura, Tanta é la carne al fuoco che l'autore tende a mettere nei suoi lavori. 

Una cosa è certa, la prossima volta che andrò a Lecce, uno sguardo per cercare il Caffè Enigma lo "butterò", magari con un sorriso, ma se dovessi incrociare Alina, non rimarrei sorpreso più di tanto. 

Mentre su altri aspetti dei romanzi ci auguriamo ovviamente che l'invenzione letteraria resti tale, su questo la speranza è che un giorno si possa davvero tramutare in realtà.

Il viaggio continua al festival del libro possibile. 

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