Le cose non sono mai quello che sembrano ©. Clicca sull'immagine.

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Il primo romanzo di Mancio M. Ruggiero

Forte come un pugno, S.T.O.P. di Lisa Angelillo è il concerto che ci riconcilia con il mondo.

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Le foto sono tutte di Sabino Guardavaccaro

Uno spettacolo che ti entra dentro e che spera di fare uscire il meglio che è in noi.


Un concerto particolare che era atteso da tanti e che non ha deluso le aspettative, anche se non tutti se lo aspettavano così.

Al Teatro Van Westerhout in Mola di Bari, è stata una domenica speciale, il 28 gennaio 2024, con Lisa Angelillo che ha invertito le leggi dell'intrattenimento, stimolando la positività e la speranza, proprio partendo dalla negatività che ci circonda. 



Che  S.T.O.P. "sentire tutto ostinatamente perduto" sarebbe stato un evento a 360° 
si sapeva e le premesse c'erano tutte, come detto in sede di presentazione:👇🏼

Però, come tutte le cose, un conto e cercare di anticiparle, un altro è viverle.


Definirlo un concerto, quindi, è riduttivo ed anche elencare la scaletta sembra superfluo, sia perché si è trattato di brani noti e sia perché è il contesto ed il discorso che si è voluto tenere che ha fatto la differenza.
È come se le canzoni si fossero selezionate da sole per fare in modo che Lisa potesse arrivare a tutti con il suo messaggio.


Cantato, suonato e parlato....
"madonna quanto parla....😂"
Lo spettacolo ha toccato, direi anche urtato, in alcuni casi, la sensibilità degli spettatori che si sono trovati in un'altra dimensione, una specie di limbo che ci ha visti, in qualche maniera sospesi e ci ha costretti a cominciare a pensare...



E la mente vaga ....
Cullata dalle note, risvegliata dalle parole...

E realizzi.....
E cominci....

...In un tempo che ci porta a subire ed a non parlare neanche più, ci ritroviamo in situazioni paradossali nelle quali inaspettatamente si materializzano muri da chi meno te l'aspetti 
che portano ad avvenimenti tragici.

Aspetti da sempre quell'ideale sabato del villaggio che invece diventa, talvolta, la giornata più difficile.
È più facile rifugiarsi nelle proprie "faccende affaccendate" quando la vita ti riserva brutte sorprese che non si conciliano con le proprie aspettative.

Ma ad un certo punto devi scontrarti con l'amara realtà che ti mostra come niente è al proprio posto e nemmeno tu sei dove dovresti essere.

Non si può vivere così,
Con un macigno che ti opprime e che non ti fa godere appieno di quella cosa meravigliosa che è la vita.


È chiaro che sensazioni così forti non possono esulare dalla qualità artistica che, ovviamente, è stata la base sulla quale si è costruita tutta la splendida perfomance.

Non è che si va in scena ad urlare con voci sgraziate e si battono pentole per attirare l'attenzione...
Oddio ... Si potrebbe anche fare così, ma vuoi mettere se si fa in maniera spettacolare attraverso voci  splendide e musicisti eccezionali?

Si, perché, comunque, abbiamo assistito ad una performance notevole dal punto di vista artistico, a prescindere dai temi trattati.
La musica ha dato forza alle parole e le parole hanno dato forza alla musica.

Certo, quando sul palco con Lisa Angelillo ci sono Paolo Daniele (armoniche e melodion), Aldo Nardelli (tastiere), Mattia Catalano (chitarra e basso), Marica Dipalma (voce), Serena Palmisano (voce), Gianvito Liotine (pianoforte), Onofrio Susca (pianoforte), Joe Polli (batteria e percussioni)....
la qualità e la bellezza sono una prerogativa, più che essere solamente assicurate.

Se ci aggiungi ospiti eccezionali come Stefano Reali e Russell Russell ti chiedi se non sei volato troppo distante dalla tua piccola città.



Attraverso alcune delle foto realizzate da Sabino Guardavaccaro sto cercando di mostrare anche da un punto visivo l'evento, ma sono sicuro che non sarebbe la stessa cosa neanche se allegassi il video completo di ciò che è accanto domenica sera.

Le cose bisogna viverle, essere presenti, respirarle, far parte in quel momento di una sorta di coscienza comune, metabolizzare il tutto e poi cercare di vedere cosa accade dopo.

Dopo essere stato preso a pugni nello stomaco seduto su una poltrona del teatro, ti ritrovi con un finale di speranza nel quale la musica lascia all'umanità la possibilità di essere quella piccola goccia che concorre a perforare la pietra o a far traboccare il vaso.
Del resto ognuno ha il suo punto di vista o la sua prospettiva di visuale.

Diciamo che non è nemmeno il tempo limitato di una rappresentazione artistica a determinare lo stato d'animo, quanto la percezione che hai di essa ed il riconoscere in quello che hai appena ascoltato, le sensazioni che provi e le parole che hai detto o che hai almeno pensato.

Quando abbandoni il teatro ti ritrovi in quella realtà che ti spaventa.
Ritrovi quei muri che il finale dello spettacolo aveva quasi fatto credere che fossero stati rimossi.
Purtroppo l'happy ending non si riferisce alla vera esperienza che si fa varcando la porta di quel luogo che ti ha fatto riflettere, ma che alla fine ti ha fatto comprendere che la vita va avanti nonostante tutto e che la bellezza può ancora vincere sulle brutture che ci circondano.

Il fatto è che siamo microcosmo nel macrocosmo ed i pugni nello stomaco presi quasi in maniera terapeutica in un contenitore protetto, non possono impedirti di prendere gli schiaffoni fuori.
Proprio mentre cominciavi ed essere più possibilista.

È il quotidiano che ti distrugge, quello che ascolti, che vedi, che provi.
Quello che dici, quello che devi ascoltare.
Quello che si basa anche sulle parole non dette e le mezze verità.
Sulla nostra complicità attiva o passiva che sia..
o su quella positiva che vorremmo nei nostri confronti, ma che non solo non ritroviamo quasi mai, ma che, anzi, ti attacca provocando in te la sensazione di un soldato messo sotto assedio dal fuoco amico.
Una situazione che non solo ti coglie di sorpresa,  alla quale non riesci a contrapporre una difesa, ma che ti distrugge proprio nell'essenza di quelle fondamenta su cui dovrebbe reggersi tutta la tua esistenza e le tue convinzioni, i punti fissi sui quali hai costruito tutti i tuoi progetti per il proseguo di un cammino.

L'esistenza è qualcosa che diamo per scontata, ma che spesso si rivela effimera.
L'esistenza è qualcosa che cerchiamo di progettare di indirizzare, di condividere con qualcuno che speriamo possa fare con noi lo stesso viaggio, ma non è detto che abbia voglia di scegliere la stessa direzione.

C'è chi decide di non parlare e pretende anche che tu comprenda perché 
e chi risponde al silenzio col silenzio in una finta era della comunicazione che manda online fiumi di cattiverie che magari servono a sfogare una depressione latente in una società malata, ma non riesce a connettere veramente l'umanità, con le conseguenze che ci rendono tutti vittime di questo assurdo sistema mondo.

Talvolta la reazione a tutto questo è l'apatia, oppure ci si nasconde dietro l'abusata frase 
"the show must go on"
esorcizzando il brutto con il divertentissimo allo stato puro, salvo poi dedicare due minuti a frasi scontate per ricordare lo stato delle cose.

Invece questo spettacolo è nato da presupposti opposti.
Alla Stop abbiamo dovuto fermarci per ripartire carichi di buoni propositi e rinascere a vita nuova come accade con il finale dello show, quello che ci ha voluto riconciliare con la musica allo stato puro e gioioso e con quel mondo che dobbiamo concorrere a renderlo migliore.

Un grazie a tutti gli artisti sul palco è quindi doveroso.
Tocca sempre a noi cercare di fare la differenza, cominciando nel nostro piccolo ed allargandoci sempre di più come Città, nazione, continente, mondo.

Utopia?
Forse, ma se nemmeno ci proviamo allora si che tutto sarà ostinatamente perduto.

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