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Il primo romanzo di Mancio M. Ruggiero

Michele Daniele: La Costa molese è quasi tutta abusiva.



Il consigliere del Movimento 5 Stelle ha prodotto  un dettagliatissimo  documento che evidenzia alcune tra le innumerevoli irregolarità.
Da qui la richiesta ai cittadini per una lotta comune contro l'abusivismo edilizio.


Sarà il periodo, ma quello che si scopre su Mola di Bari, se da una parte possiamo considerarla la scoperta dell'acqua calda, dall'altra è la celebrazione del solito "Carnevale" che da sempre si protrae alle nostre latitudini, con il sostanziale benestare di tutti: cittadini ed Istituzioni.

Realtà del genere esistono, per esempio a Torino, o altrove?
Probabilmente si, ma non deve neanche interessarci, visto che non è facendo paragoni che si va avanti.
Non stiamo, del resto commentando o analizzando un film di Benigni, ma stiamo affrontando la realtà.
La mission è quella di instaurare un perenne "San Valentino" con il nostro territorio e la premesse è quella che deve dipendere anche da noi tutti.

Non è che adesso dobbiamo interpellare il neo premier Draghi, se per anni abbiamo assistito al vandalismo imperante sul nostro territorio.
Non è solamente gridando "Basta Martucci" che ci si può ritenere ambientalisti e non è che "Vivere a Colori" è una formula che riguarda solo nomi di associazioni o le zone nella quali dividono l'Italia, accettando di vivere per il resto nel grigiore dell'abusivismo e dell'affarismo.

Il Consigliere Michele Daniele è andato a fondo su alcune questioni ed ha prodotto il seguente documento che deve farci riflettere e farci soprattutto rimboccare le maniche affinchè ci possa essere una netta inversione di tendenza.

Eccovelo: 

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“Il più importante compito dell’urbanistica è creare terreno fertile per l’abusivismo edilizio”

Osservando anche solo superficialmente il territorio molese, la suddetta frase è la citazione che viene subito a mente: un territorio devastato da abusi grandi e piccoli, a dispetto di una regolamentazione urbanistica piena zeppa di regole e regolette, continuamente disattese. 
L’abusivismo edilizio è una piaga che causa diversi danni, e a volte pericoli, per tutti noi.

Danni paesaggistici (alterazione del paesaggio, bene tutelato in Costituzione), danni ambientali (riduzione capacità di assorbimento di acque con rischi alluvionali per violenti temporali), danni sanitari (mancanza di fogna bianca e nera).

E danni erariali ovviamente. 
Fabbricati costruiti abusivamente spesso sono ignoti al fisco, sottraendo alla comunità le risorse necessarie (IMU e TARI) per il mantenimento di strade, illuminazione e igiene urbana, con carico fiscale che viene ripartito sui cittadini che hanno costruito secondo le regole e pagano sino all’ultimo centesimo le tasse dovute.

Ai danni precedenti si aggiungono i danni sociali: cultura dell’illegalità che viene premiata e cittadini che si sentono vittime di ingiustizia contributiva.

Insomma, l’abusivismo edilizio è una piaga sotto tutti i punti di vista.

Gli organi tecnici preposti al controllo del territorio negli scorsi decenni hanno svolto un’azione decisamente insufficiente a contrastare tali abusivismi edilizi.

Questa “inerzia” ha caratterizzato anche la prima fase di questa amministrazione che non si è mossa neanche a seguito delle segnalazioni di abusi commessi su terreni di proprietà comunale come evidenzia la nota vicenda del “villaggio vacanze”. 
E solo ultimamente l’amministrazione ha dato un incarico per chiarire e mettere ordine sulle mancate entrate in possesso di immobili acquisiti al patrimonio comunale a seguito di ordinanze di demolizione non eseguite.

Riteniamo che ciò non sia sufficiente e che occorra un’azione molto più decisa, a carattere di urgenza, per individuare i vari abusivismi edilizi commessi negli scorsi decenni. 
Ed occorre farlo prima della redazione del Piano delle Coste e del Piano Urbanistico Generale (PUG). 
A titolo di esempio: ogni territorio ha un limite di sopportabilità per la volumetria costruita. 
Se non si conosce la reale volumetria esistente (incluse quindi le costruzioni abusive) come è possibile effettuare una pianificazione della stessa?

Il nostro territorio è così devastato che esaminando una qualsiasi aera si intravedono potenziali abusi urbanistici o irregolarità. 
A titolo di esempio, esaminiamo un’area relativamente ristretta ma estremamente critica dal punto di vista ambientale e archeologico, quale Cala Paduano. 
La riportiamo In figura (tratta dal sito GeoLive che riporta dati dell’Agenzia delle Entrate) e dove è appena stata emessa una ordinanza di demolizione per fabbricati abusivi scoperti da Guardia di Finanza e Capitaneria di Porto (evidenziata con un contorno).


Che questa irregolarità fosse facilmente individuabili basta osservare i poligoni (di colore arancione in una mappa a colori) che compaiono in alto a destra nella figura: rappresentano le sagome dei fabbricati denunciati al catasto. 
L’assenza di tali poligoni in presenza di costruzioni rilevabili dalla mappa indica una qualche irregolarità: quantomeno che vi sia una irregolarità fiscale in quanto la costruzione non risulta al catasto (e quindi non vengono pagate le relative tasse) ma spesso tale mancata denuncia si accompagna a irregolarità urbanistiche (mancanza di permessi di costruire).

L’area in questione presenta almeno svariate sospette irregolarità. 
In alto a sinistra sono presenti dei fabbricati privi dell’impronta del catasto: molto probabilmente si tratta di immobili ignoti al catasto e non sappiamo se dotati di regolare permesso di costruire.


Si tratta della particella 284 del Foglio 3. 
Da una nostra visura catastale, di cui riportiamo un estratto in figura, risulta che il terreno su cui compaiono tali fabbricati sia di proprietà comunale.

Siamo dunque in presenza di un “villaggio vacanze N.3”, dopo il primo storico all’altezza dello svicolo della SS16 lato Nord e dopo il secondo all’altezza dello svicolo della SS16 lato Sud?

Naturalmente è l’amministrazione comunale a dover fornire delle risposte certe e definitive su questi dubbi: attendiamo risposte alle domande che abbiamo posto durante lo scorso consiglio comunale.

Proseguiamo con l’analisi di questo ridottissimo scorcio di territorio molese: anche i fabbricati in basso a destra della figura non presentano la sagoma poligonale arancione tipica dei fabbricati noti al catasto. E anche qui c’è una qualche irregolarità sospetta derivante da qualche “banale” errore formale o vi siano irregolarità più importanti? Anche qui sono solo le autorità preposte che possono verificare.

La cosa è finita qui? Ovviamente no. Esaminiamo quest’altra mappa.


Si tratta del complesso di edifici che nella prima figura si trova in alto a destra. 
È una lottizzazione regolare, almeno per la normativa all’epoca vigente (anni ’70) tant’è che i relativi fabbricati risultano per lo più regolarmente accatastati. 
Ciò che risulta inspiegabile è la forma e le dimensioni delle particelle contigue alla fascia costiera demaniale. 
Anche su questo abbiamo chiesto all’amministrazione di verificare e appurare il perché di tale curiosa conformazione delle particelle. Attendiamo fiduciosi qualche risposta illuminante.

Ci siamo limitati a esaminare solo una ridottissima porzione di territorio molese e i dubbi che sorgono sono tanti. 
Una domanda sorge spontanea: quanti altri abusi o irregolarità sono presenti nel nostro territorio? Tantissimi. 
E nelle prossime settimane, con i mezzi ruspanti che disponiamo come cittadini, produrremo un primo elenco che inoltreremo agli organi competenti. 
E una seconda domanda sorge altrettanto spontanea: come mai il Comune non si è mai adoperato ad effettuare una indagine strutturata su questi potenziali abusivismi? 
Gli strumenti che abbiamo utilizzato sono a disposizione di tutti, inclusi i tecnici comunali che, per la verità, disporrebbero o potrebbero disporre di strumenti molto più sofisticati.

Altri aspetti da verificare sono gli accessi al mare pubblici che spesso sono sbarrati da cancelli, come quelli individuati in area Nord nei pressi delle particelle 309 e 117 del Foglio 4, come mostrato nelle foto. 
Perché quei cancelli? Sono proprietà private?



Ancora, diversi abusi commessi nella manomissione del demanio con scivoli in cemento per facilitare la messa in mare di imbarcazioni o di cancelli privati direttamente sull’area demaniale, di cui è dubbia la regolarità.

Altra tematica è quella della salvaguardia del patrimonio archeologico molese. 
Aderiamo alle osservazioni del gruppo archeologico di studiosi che hanno fatto un appello affinché vengano tutelati i resti della via Francigena/Traiana e della via dei Tufi, aspetto che non è stato sufficientemente evidenziato nella bozza di Piano delle Coste presentata nelle scorse settimane. 
E per la verità troviamo piuttosto insufficiente la presa d’atto della situazione attuale delle coste nel PCC forse perché basata su cartografie e dati obsoleti e comunque non dettagliata localmente.

Insomma c’è tanto da fare per ripristinare la cultura della legalità. 
Invitiamo tutti i cittadini che abbiano a cuore la cultura della legalità e la difesa del nostro territorio a contattarci per mettere in atto delle azioni concrete per contrastare la piaga dell’abusivismo. 
È una battaglia di civiltà e di equità sociale.

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