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La Costituzione a un Bivio: La Giustizia si Separa, l'Italia Resta in Silenzio?



Il Senato approva l'articolo 2 della riforma: via libera alla separazione delle carriere dei magistrati. Un terremoto costituzionale che ridisegna i poteri dello Stato, tra l'indifferenza generale e l'ombra di due CSM.

Nel silenzio quasi assordante del dibattito pubblico, il Senato ha recentemente approvato l'articolo 2 della riforma della Giustizia, un provvedimento che introduce la separazione delle carriere dei magistrati. 

Questa modifica, lungamente discussa e ora a un passo dal diventare realtà, riscrive in modo significativo l'architettura costituzionale italiana, in particolare l'articolo 102.

La modifica chiave è l'inserimento di sette parole che, secondo molti osservatori, avranno un impatto profondo: "Le distinte carriere di magistrati giudicanti e requirenti". 

Questo passaggio segna una cesura netta con il principio unitario della magistratura, finora considerato uno dei pilastri dell'autonomia e indipendenza del potere giudiziario.

L'idea di separare le carriere dei magistrati non è nuova. 
È stata una bandiera di diverse forze politiche di destra per oltre vent'anni, a partire dai governi Berlusconi. 
L'attuale esecutivo guidato da Giorgia Meloni sembra ora vicino a realizzare questo obiettivo, nonostante le bocciature di tutte le proposte di modifica avanzate dalle opposizioni. 
Questo ha alimentato le critiche, con le minoranze che denunciano una scarsa volontà di dialogo e un atteggiamento da "rullo compressore" nei confronti della Costituzione.

Le ambizioni della maggioranza non si fermano alla separazione delle carriere. 
È infatti intenzione del governo modificare anche l'articolo 104 della Costituzione, introducendo due Consigli Superiori della Magistratura (CSM) separati: uno per i magistrati giudicanti e uno per i requirenti. 
Se attuata, questa riforma cambierebbe radicalmente la governance interna della magistratura, potenzialmente indebolendo ulteriormente la sua unitarietà e, secondo i critici, l'autonomia complessiva.

Le preoccupazioni sollevate da questa riforma sono molteplici. 
I detrattori sostengono che la separazione delle carriere e la duplicazione del CSM possano minare l'indipendenza dei giudici, rendendoli più suscettibili a influenze esterne o politiche.
Il timore è che si possa compromettere l'equilibrio tra i poteri dello Stato, con il potere esecutivo che interviene pesantemente sulla sfera giudiziaria.

Ciò che colpisce, come sottolineato anche dall'osservatore, è il relativo silenzio che ha accompagnato l'iter parlamentare di una riforma di tale portata. 

È chiaro che è un atteggiamento "di nascosto" da infame ...
Ma del resto l'attuale maggioranza deriva dal fascismo, cosa ci possiamo aspettare?

Sta di fatto che, nonostante le implicazioni profonde per l'assetto costituzionale del Paese, il dibattito pubblico non ha raggiunto i livelli di mobilitazione che ci si potrebbe aspettare per un cambiamento così radicale. 

La domanda che molti si pongono, con crescente angoscia, è: "Cosa deve ancora succedere perché questo Paese scenda in piazza in milioni?".

Questo articolo rappresenta un punto di svolta per la giustizia italiana e solleva interrogativi fondamentali sul futuro dell'equilibrio democratico nel Paese. 

La sua approvazione in Senato è solo un passo, ma la strada per la sua attuazione definitiva è ancora lunga e richiederà un attento monitoraggio da parte di tutti i cittadini.

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