Trump la figuraccia e L'Imbarazzo di Flushing Meadows.
Quando l'uomo del popolo censura il suo stesso pubblico
l'attenzione non era solamente tutta sul campo.
Il racconto parte da lontano...
Sulle tribune di Flushing Meadows, un ospite "inatteso" ha fatto la sua comparsa: Donald Trump.
Per lui la prima volta in un grande evento sportivo da quando è sceso "nuovamente" in politica, e i ricordi dell'ultima apparizione non erano certo rosei.
Per questo motivo, Trump questa volta ha messo in atto una strategia a dir poco audace.
Ha fatto scrivere una lettera dall'associazione tennis statunitense, la USTA, con l'obiettivo di imporre ai registi e ai broadcaster una censura preventiva.
Il messaggio è stato chiaro: vietato inquadrare qualsiasi reazione di protesta.
Il paradosso è illuminante.
L'uomo che ha costruito un impero politico sull'immagine di difensore del popolo, il paladino dei ceti meno abbienti, si trova a fare i conti con la paura della reazione spontanea della gente comune.
Il "populista" per eccellenza costretto a usare i trucchi più elementari della televisione per manipolare la percezione e nascondere il suo stesso insuccesso.
Una contraddizione che svela la vera natura di un leader politico che non teme l'avversario, ma la spontaneità e la sincerità del pubblico.
Nonostante tutti i tentativi di controllo e censura, il piano si è sgretolato.
Quando le telecamere, contravvenendo alle rigide istruzioni, hanno inquadrato Donald Trump, il pubblico di New York si è scatenato.
Una pioggia di fischi e "buuu" è piovuta dalle tribune.
Quella che doveva essere una vetrina di successo si è trasformata, ancora una volta, nell'ennesima figuraccia in mondovisione.
Il pubblico ha avuto l'ultima parola, dimostrando che non si può spegnere la voce della gente.
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