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Il primo romanzo di Mancio M. Ruggiero

​Un Tuffo nel Contraddittorio: La Partita Israele-Italia e il Silenzio che Fa Rumore




Tra il fischio d'inizio e le ombre della politica: perché il calcio non è mai solo un gioco quando la realtà entra in campo.

​Un campo di calcio, due squadre, un fischio d'inizio. 

Apparentemente una normale partita di qualificazione ai Mondiali, quella tra Israele e Italia
Ma dietro la superficie, questa gara nasconde una tristezza che va ben oltre la gioia o la delusione sportiva. 

L'incontro si sta per giocare, e questo è il dato di fatto, ma la domanda che molti si pongono è: "Dovrebbe giocarsi?"

​Il paragone con la situazione della Russia, sospesa da ogni competizione sportiva a seguito dell'invasione dell'Ucraina, è inevitabile. 

E il silenzio assordante sul caso di Israele, che vive una situazione di conflitto prolungato con il popolo palestinese, aggregato da un criminale genocidio è un segnale che è passato già da tempo dal preoccupante al vomitevole. 

Nonostante le pesanti accuse di violazioni dei diritti umani e l'alto numero di vittime civili, lo stato ebraico continua a partecipare a tutte le manifestazioni sportive internazionali, senza che un singolo incontro venga cancellato, sospeso o rinviato.

​Mentre il mondo dello sport si è schierato in modo quasi unanime contro la Russia, la stessa fermezza non è stata mostrata nei confronti di Israele. 

Le federazioni internazionali, dal calcio all'atletica, hanno optato per una linea di "non interferenza politica", un principio che sembra applicato in modo selettivo. 

Questo ha scatenato un dibattito acceso e spesso polemico, che attraversa i confini dello sport e si insinua nella politica internazionale.

​Le voci di dissenso, però, non mancano. All'interno del mondo dello sport, atleti e tifosi hanno espresso il loro disagio. 

Spesso si tratta di manifestazioni pacifiche, come striscioni negli stadi o post sui social media, ma non mancano casi in cui la protesta si fa più esplicita. 

In passato, ci sono stati atleti che si sono rifiutati di competere contro avversari israeliani, e gruppi di tifosi che hanno organizzato boicottaggi o manifestazioni di protesta fuori dagli stadi. 

Queste azioni, seppur spesso isolate, sono il sintomo di un malessere che cresce e che mette in discussione il ruolo dello sport come "strumento di pace".

​La questione si fa ancora più complessa se si guarda al dibattito politico. 
Da una parte, ci sono i governi che sostengono la partecipazione di Israele alle competizioni internazionali, spesso in nome del "dialogo" e della "coesistenza pacifica". 
Dall'altra, ci sono le organizzazioni internazionali e le associazioni per i diritti umani che chiedono a gran voce la sospensione di Israele, sostenendo che lo sport non può e non deve essere immune da considerazioni etiche e morali.

​Mentre la partita tra Israele e Italia si incammina verso il suo inizio, il campo di gioco si trasforma in un palcoscenico di un dibattito molto più ampio. 

Un dibattito che mette in discussione i principi dello sport, la sua presunta neutralità e il suo ruolo nel mondo. 

La triste verità è che, oggi, la partita che si  giocherà non è solo Israele-Italia, ma una sfida ben più profonda tra la coerenza e il silenzio, tra l'etica e la convenienza. 

E, a giudicare da come stanno andando le cose, non sembra che ci sia un vincitore.

Non devono essere i calciatori a non scendere in campo e non solo perché, paradossalmente, la squadra sarebbe squalificata e perderebbe l'incontro, ma perché queste decisioni devono essere prese dalle istituzioni e non (solo) quelle dello sport.

Il problema è che in fin dei conti molti Stati sono complici di Israele. 
Nessuno, infatti, si mette contro lo Stato ebraico per tutta quella serie di motivi politici, economici, ecc ecc... Che tutti conoscono (anche quelli che fingono di non saperlo).

E fino a quando non si chiarirà questo concetto e qualcuno non si vergognerà veramente la situazione rischia di rimanere uguale a quella attuale, anche per il futuro.

In questa maniera, giusto o sbagliato che sia tutte le partite ed ogni manifestazione che vedrà impegnata una rappresentativa di Israele si svolgerà regolarmente.

Questo però non è giusto.
Qualcuno dovrà dar conto.
E questo non è detto che sia accettato a vita dalle persone che hanno un minimo di etica e di umanità.

Vedrò la partita?
Forse si, forse no, non è questo il punto.

Andiamo avanti così, 
Ma sappiate che in una maniera o nell'altra questo dovrà pur finire.

Chi ha il potere che questo possa finire nel migliore dei modi, agisca al più presto, perché queste sono le situazioni che potrebbero diventare  insostenibili con il rischio di degenerazioni.

I complici ce li abbiamo.
Vogliamo aumentare anche le colpe?

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© Copyright 2013 Mancio Mario Ruggiero

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