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Quando la Politica Diventa un Meme: Il Fenomeno "America Party" di Elon Musk e la Crisi della Democrazia Liquida. Il nuovo partito che sembra un aperitivo... e poi?



Tra il Fascino del "Capo Figo" e le Speranze di una Destra Divisa: La Politica ai Tempi del Talent Show e dei Miliardari con l'Ego Ipertrofico

L'annuncio di "America Party", il nuovo partito politico lanciato da Elon Musk con un sondaggio su X (ex Twitter), ha scatenato un'ondata di reazioni. 

Tra preoccupazione e un velato entusiasmo, si riapre il dibattito sulla degenerazione della politica in un mero spettacolo, dove il carisma e la capacità di "bucare l
o schermo" contano più della sostanza.

L'idea di un partito fondato con un tweet, quasi fosse un capriccio da bar, rivela una cruda verità sul nostro tempo: siamo sempre più inclini a seguire figure carismatiche e "non noiose", quasi fossero influencer con le risposte a tutte le domande

Da Donald Trump, il "presidente incazzato", a Elon Musk, il "genio pazzo", ogni elezione sembra trasformarsi in un casting per il ruolo del protagonista più accattivante. 

La vera posta in gioco non è più chi governa, ma chi sa proporre il miglior "trailer" di sé stesso, chi appare meno umano possibile, quasi un algoritmo con il carisma di uno stand-up comedian. 

Questo perché, forse, temiamo la complessità, la noia e la verità, preferendo l'illusione di un leader invincibile, sarcastico e brillante, anche se dice cose assurde, purché con stile. 
(che poi, sullo stile..... parliamone....)

La domanda inquietante non è più se Musk diventerà presidente, ma chi voteremmo se avesse più follower di lui, mentre, passivamente, attendiamo che qualcuno "salvi il mondo, o almeno ci faccia ridere mentre affonda".

Nonostante le perplessità iniziali, alcuni analisti vedono la nascita del partito di Musk non necessariamente come una cattiva notizia, ma come un fattore che potrebbe innescare dinamiche interessanti nel panorama politico americano.

Primo, Musk ha dichiarato apertamente l'intenzione di fare la guerra a Donald Trump, attingendo direttamente dal suo bacino elettorale. 
Questo potrebbe portare a una significativa frammentazione della destra "regressiva".

Secondo, di conseguenza, in un'eventuale corsa elettorale nel 2028, la sua presenza potrebbe danneggiare seriamente Trump e i suoi eredi negli stati chiave, favorendo indirettamente i democratici e, secondo alcuni, giovando al "mondo intero".

Terzo, il sistema politico americano, rigidamente bipolare, è notoriamente difficile da scardinare per un nuovo attore esterno. 
Anche Trump è riuscito a imporsi dall'interno del Partito Repubblicano. 
Per quanto influente, persino un personaggio come Elon Musk potrebbe faticare a cambiare le regole del gioco in modo radicale.

Infine, c'è chi preferisce vedere figure estreme e potenzialmente pericolose come un "gangster mondiale" (riferimento implicito a certi atteggiamenti di Trump) e un "Ironman fatto di chetamina" (riferimento ironico a Musk e alle sue eccentricità) separati e in competizione, piuttosto che uniti. 
La paura di un'alleanza tra forze così potenti e polarizzanti appare ben più fondata rispetto alla loro divisione.
La vera preoccupazione, tuttavia, rimane la progressiva riduzione della politica a un "giochino" nelle mani di multimiliardari con ego ipertrofici e poteri quasi illimitati, sostenuti da un "popolino schiavo e compiacente".  
Un fenomeno, peraltro, che non nasce certo con Musk, ma che egli, con la sua modalità di "lancio" del partito, contribuisce ad amplificare.

Il timore più grande è che questa "corsa al rialzo" verso posizioni sempre più estreme e divisive ("chi è più fascio") possa accelerare scelte pericolosissime per le persone e per l'ambiente. 
Ma, purtroppo, siamo già ampiamente immersi in questa dinamica. 

La nascita di "America Party" è solo l'ultimo, eclatante, sintomo di una crisi politica e sociale che ci impone di riflettere sul ruolo dei leader, sulla nostra percezione della realtà e sul futuro stesso della democrazia.

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