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Il primo romanzo di Mancio M. Ruggiero

La Ianara - Diretto ed interpretato da Elisabetta Aloia - 15 Marzo 2024 - Teatro Van Westerhout - Mola di Bari


Continuano gli appuntamenti della stagione di prosa del Teatro Pubblico Pugliese al Teatro van Westerhout di MOLA DI BARI!


Il prossimo appuntamento non può passare inosservato.

15 marzo 2024 ore 21,00
LA IANARA

di Licia Giaquinto
regia e interpretazione ELISABETTA ALOIA


Apriremo una finestra sul tema delle credenze popolari meridionali attraverso questo appuntamento che alle nostre latitudini non è una novità assoluta.

«La Ianara» fu infatti, uno spettacolo prodotto dalla Compagnia Diaghilev quando si materializzò per la prima volta sul palcoscenico del teatro comunale di Mola di Bari.

Ispirato all’omonimo romanzo di Licia Giaquinto e diretto, oltre che interpretato, ora come allora, da Elisabetta Aloia, la rappresentazione teatrale sbarca a pieno titolo tra i grandi appuntamenti della stagione teatrale organizzata quest'anno dal Teatro Pubblico Pugliese in collaborazione con il Comune di Mola di Bari.

Diciamo che potremmo aprire l'analisi di quello che andrà in scena partendo da un a frase di un artista, neanche a dirlo, del sul:

"Talvolta la forza della ragione deve cedere il posto alla ragione della forza".
(Albano)

Si perchè possiamo essere affascinati, per esempio, da Peppino de Filippo, ma lo siamo di più se non siamo, che ne so, di Pisa, di Barcellona o non proveniamo dall'Australia.
troviamo similitudini con racconti di Barletta, per esempio, senza andare a scomodare la disfida.

Quando, invece, gioiamo per le giocate calcistiche di Kylian Mbappé, è perchè scatta tutto un altro meccanismo, diverso da quella vicinanza alla quale faceva riferimento l'esempio precedente.

Questo per dire che nell'ideale "Buena vista social club" di ognuno di noi le sfumature sono le più diverse, ma ad alcune siamo più sensibili perchè di fatto ci appartengono.

Adelina, la protagonista, è una donna che nega per l’intera esistenza la sua natura di strega, di ianara, per l’appunto, e per buona parte anche quella di donna.
Lei non è come le altre. 
È figlia di ianare, il suo destino è segnato. 
Ma un giorno decide di fuggire via da tutto…

Quante volte è capitato anche a noi, non dico di farlo, ma di voler fuggire da uno stato delle cose che ci soffoca?

“La ianara” è un salto nel passato, l’istante di un ricordo lontano, che si realizza attraverso la parola, il gesto. 
È una sorta di respiro sospeso tra il passato e il futuro che tocca corde dell'intimità dell'essere umano di sconcertante attualità e verità, in cui i personaggi si annodano in una formula ancestrale e perfetta di continuità sociale.

Ma visto che di Sud si parla, fino a che punto questa realtà è lontana da noi che viviamo il presente?

La storia che andrà in scena, unisce la scoperta per un mondo passato che spesso tanto passato non è ed una situazione di solitudine che rapportandola al giorno d'oggi non è tanto distante da quello che avviene nella quotidianità.

"Poi ogni sera resto solo come ogni sera resto solo
(Ron)

Lo spettacolo mette in luce aspetti che sono ancora moderni, come la diversità ed una sorta di emarginazione, da un lato, ma anche la difficoltà di alcune persone nel rapportarsi con la parte della popolazione che lo stereotipo considera "normale".

Ma senza andarmi a barcamenare in giri di parole e supposizioni che posso scovare nel mio modo di vedere le cose e nella mia esperienza da spettatore che ha già assistito a questa performance di Elisabetta Aloia, prendo in prestito proprio le parole della protagonista:


"Il “maleviento”, o “male viente” è un termine ricorrente nelle formule dei riti magici meridionali. 
A seconda della zona geografica, viene rappresentato con le stesse caratteristiche della fascinazione: “come una condizione psichica di impedimento e di inibizione, e al tempo stesso di dominazione, un essere agito da una forza altrettanto potente quanto occulta, che lascia senza margine l’autonomia della persona…che “va per la via” in cerca delle sue vittime” (da Sud e Magia di E. De Martino). 
Le terre del sud, sono pregne di tradizioni, di storie, di leggende non ancora svelate. 
Dare voce alla tradizione perché qualcuno possa ascoltarla e restarne “affascinato”, è questo l’obiettivo.

L’intuizione è arrivata dopo la lettura del riuscitissimo romanzo di Licia Giaquinto “la ianara” pubblicato dall’ Adelphi. 
È iniziato così un minuzioso studio alla scoperta della stregoneria e del suo radicamento nelle società contadine del sud Italia. 
Ho letto testimonianze provenienti dall’Irpinia, Basilicata, Puglia e Sicilia, storie di janare, masciare, mavare, storie di donne. 
“Il malocchio si connota al femminile così come la stregoneria” (Malleus maleficarum scritto da H. Institor e Jakob Sprenger nel Cinquecento per ordine del Papa Innocenzo VIII).

Adelina, la protagonista, è una donna che nega per l’intera esistenza la sua natura di strega e per buona parte anche quella di donna: “diventare donna significa sangue”. 
È figlia di ianare, il suo destino è segnato. 
Adelina vorrebbe vivere la sua infanzia come le altre bambine, invece di essere scacciata per strada come un’appestata. 
Tutto questo le fa rabbia. 
Non è come le altre, lei deve “imparare cose molto più importanti”, ereditare il sapere delle erbe, delle viscere, delle voci nascoste…delle cose che non ci sono più. 

Un giorno decide di fuggire via da tutto. 
Lascia così la sua vecchia vita per iniziarne una nuova presso il Palazzo di un Conte. 
Qui può essere libera, vivere senza il marchio di dannata. 
Ma l’illusione dura poco. 
È costretta a confrontarsi senza volerlo con il suo essere donna, con il suo sentire nuove passioni e sensazioni: rabbia, dolore, amore, possessione spingono Adelina a ricercare in sé la sua vera natura. 
Ed ecco il ritorno all’essenza.

Una donna anima la scena. 
Sospesa nel passaggio tra la vita e la morte, tra ciò che era e ciò che sarà.
Si muove “come un cane randagio” in uno spazio circoscritto, in cui mescola il racconto a rituali e scongiuri salmodiati. 
Parla una lingua non definita, una sorta di dialetto creato da una mescolanza di dialetti del meridione. “La Ianara” è un salto nel passato, l’istante di un ricordo lontano, che si realizza attraverso la parola, il gesto. 
È una sorta di respiro sospeso tra il passato e il futuro che tocca corde dell’intimità dell’essere umano di sconcertante attualità e verità. 
Un lavoro che mira al recupero della tradizione orale, della narrazione di storie di altri tempi in cui superstizione e credenze popolari prendono voce e corpo, in cui i personaggi si annodano in formula ancestrale e perfetta di continuità sociale.
Le ianare, le mavare, le masciare, sono presenti ancora oggi nelle nostre terre
".
(Elisabetta Aloia)

Biglietti a partire da € 12 disponibili:
- online al link https://www.vivaticket.com/it
- in tutti i punti vendita Vivaticket
- presso l’EcoInfoPoint del Palazzo Roberti Alberotanza in Piazza XX Settembre n. 62, il sabato dalle ore 17.00 alle 20.00 e la domenica dalle ore 10.00 alle 13.00.
Info:
infosacmoladibari@gmail.com
+39 327 9339546

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