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Il primo romanzo di Mancio M. Ruggiero

Alessandro Gassmann Difende la Memoria del Padre: "Togliete il Suo Nome da Quel Teatro".



Sdegno per l'utilizzo di un luogo di cultura, dedicato alla memoria di suo padre, per ospitare un evento politico connotato da slogan razzisti e illiberali



Un gesto di forte dignità e un richiamo ai valori fondamentali della Repubblica. 
A meno di 48 ore da un controverso raduno di esponenti dell'ultradestra europea, culminato con la partecipazione del generale Roberto Vannacci e di figure di spicco della Lega, nel teatro di Gallarate intitolato al grande Vittorio Gassman, suo figlio Alessandro ha preso qualche settimana fa una posizione netta e inequivocabile.

Con un messaggio diretto e senza mezzi termini rivolto al sindaco leghista Andrea Cassani, l'attore ha espresso il suo profondo sdegno per l'utilizzo di un luogo di cultura, dedicato alla memoria di suo padre, per ospitare un evento politico connotato da slogan razzisti e illiberali.

"Caro sindaco," ha scritto Alessandro Gassmann, "leggo che nel teatro intitolato a mio padre nella vostra cittadina è avvenuta la riunione internazionale dei partiti di estrema destra europei (neofascisti e nazisti). 
Se nelle sue intenzioni vi è quella di continuare a ospitare in un luogo di cultura manifestazioni con slogan razzisti e illiberali, le chiedo di togliere il nome di mio padre al suddetto teatro.
Mio padre ebbe parenti deportati e uccisi dai nazifascisti. Grazie".

Parole che risuonano con forza, non solo per il legame affettivo con la figura di Vittorio Gassman, ma anche per la chiara condanna di ideologie che si pongono in antitesi con i principi di inclusione, rispetto e democrazia che un luogo di cultura dovrebbe incarnare. 

La storia familiare di Vittorio Gassman, con parenti vittime della barbarie nazifascista, aggiunge un peso ancora maggiore alla richiesta del figlio.

Non è la prima volta che Alessandro Gassmann si schiera apertamente contro derive estremiste e razziste nel panorama politico e sociale italiano. 
La sua presa di posizione in questo frangente, di fronte a un evento che ha suscitato indignazione e polemiche, dimostra ancora una volta il suo impegno civile e la sua coerenza valoriale.

La vicenda solleva interrogativi inquietanti sulla facilità con cui si permette a gruppi che richiamano ideologie oscure del passato di trovare spazi pubblici per le loro manifestazioni. 

Sebbene l'apologia di fascismo sia vietata dalla legge italiana, la sua applicazione sembra farsi sempre più labile, soprattutto in un contesto politico nazionale caratterizzato da una forte presenza di forze di destra.

L'utilizzo di un teatro, un luogo deputato alla diffusione della cultura e del pensiero critico, per ospitare un raduno di tale natura appare come una profanazione. 
Un contenitore culturale dovrebbe essere un baluardo contro l'intolleranza e la discriminazione, un luogo di incontro e di scambio aperto a tutte le voci che si riconoscono nei valori della Costituzione.

La solidarietà espressa nei confronti di Alessandro Gassmann e della sua famiglia è un sentimento diffuso tra coloro che credono fermamente nei principi antifascisti e antirazzisti. 

Anche l'ANPI si schiera con l'attore: "Grazie Alessandro, mai più fascismi". 

La sua reazione è un monito a non abbassare la guardia di fronte a tentativi di legittimazione di ideologie che hanno segnato la storia con pagine di dolore e di orrore.

Ci si aspetterebbe una presa di distanza netta da parte delle istituzioni e di tutte le forze politiche democratiche di fronte a episodi come quello di Gallarate. 

Permettere che tali manifestazioni si svolgano, in generale ed in particolare  in luoghi simbolo della cultura e della memoria storica rappresenta una pericolosa sottovalutazione del rischio di una deriva autoritaria e discriminatoria. 

La richiesta di Alessandro Gassmann è un atto di responsabilità civile che merita il sostegno di tutta la società civile e un'attenta riflessione da parte di chi ha il compito di tutelare i valori fondanti della nostra convivenza democratica.

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