Scontro in Rai: Sigfrido Ranucci nel mirino dei vertici, procedimento disciplinare per il conduttore di Report.

Il giornalista denuncia un "clima mefitico" e accusa l'azienda di volerlo delegittimare dopo le critiche sulla libertà di stampa e la difesa del suo programma.

Sigfrido Ranucci, volto storico e conduttore di Report, si trova ancora una volta al centro di una bufera in Rai. Il giornalista ha rivelato di aver ricevuto un procedimento disciplinare da parte dell'amministratore delegato Giampaolo Rossi, un evento senza precedenti nei suoi 27 anni di carriera nel servizio pubblico. La vicenda, che Ranucci definisce pretestuosa e sintomatica del "clima mefitico" che aleggia in Rai, solleva forti interrogativi sulla libertà di stampa e l'autonomia giornalistica all'interno dell'azienda.

Le accuse: un intreccio di pretesti e censure?

Le motivazioni alla base del provvedimento disciplinare appaiono, a detta di Ranucci, "lunari". Tra le contestazioni più significative emergono:

 * Partecipazione a "Otto e mezzo" (La7) senza autorizzazione: Ranucci ha smentito questa accusa, specificando di aver ottenuto le necessarie autorizzazioni per la sua apparizione al programma di La7 lo scorso 6 maggio.

 * Dichiarazioni sulla "minor libertà di stampa in Italia": Al conduttore viene contestato di aver espresso questa opinione durante la presentazione del suo libro. Un'affermazione che, per molti, riflette una realtà ampiamente percepita e discussa nel panorama mediatico italiano.

 * Difesa di Report e del giornalista Giorgio Mottola: Sorprendentemente, a Ranucci viene rimproverato di aver difeso il suo programma, Report (considerato un fiore all'occhiello della Rai), e il giornalista Giorgio Mottola da accuse di manipolazione mosse durante una puntata di PiazzaPulita. Un'accusa che suona come una delegittimazione interna nei confronti di chi tutela l'operato della propria squadra e un marchio di successo dell'azienda.

La risposta di Ranucci e le implicazioni

La reazione di Sigfrido Ranucci non si è fatta attendere ed è stata ferma e orgogliosa: "Se devo prendermi un provvedimento per aver promosso e difeso la squadra e un marchio storico della Rai come Report e tutelato la libertà di stampa, lo accetto con orgoglio".

Questo episodio si inserisce in un contesto più ampio di crescenti tensioni tra la dirigenza Rai e alcuni dei suoi volti più noti, in particolare quelli legati all'informazione d'inchiesta. Negli ultimi tempi, Report ha già subito una riduzione del numero di ore e puntate, e questo procedimento disciplinare sembra essere un'ulteriore mossa per logorare e, potenzialmente, allontanare Ranucci dalla conduzione. L'impressione è che, non potendo rimuoverlo apertamente data la sua popolarità e il successo del programma, si stia cercando di delegittimarlo attraverso azioni disciplinari.

La vicenda solleva un campanello d'allarme sulla situazione dell'informazione nel servizio pubblico italiano, alimentando il dibattito sulla presunta influenza politica sulla Rai e sulla tutela dell'autonomia giornalistica. Molti osservatori temono che attacchi a figure come Ranucci possano compromettere la capacità della Rai di offrire un'informazione libera e indipendente, riducendo ulteriormente gli spazi per il giornalismo d'inchiesta nel panorama mediatico italiano.