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Il primo romanzo di Mancio M. Ruggiero

Il "Dramma" Nuziale di Netanyahu: Quando le Nozze del Figlio Valgono Più di 60.000 Vite a Gaza.



Le sconcertanti priorità di un criminale di guerra, tra genocidio e rinvii matrimoniali

Se pensavate di aver toccato il fondo della miseria umana, preparatevi a un nuovo, agghiacciante esempio di insensibilità. 

In un contesto di devastazione inaudita a Gaza, con decine di migliaia di vite civili spezzate, un genocidio in corso, ostaggi ancora prigionieri e una popolazione stremata dalla fame e dalla sete, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha pronunciato parole che suonano come un'offesa al dolore universale.

Di fronte a un bilancio di oltre 60.000 morti civili, vittime delle bombe che portano il nome della sua amministrazione, Netanyahu ha avuto il coraggio di lamentare pubblicamente un "dramma" personale: il rinvio, per la seconda volta, del matrimonio di suo figlio. 
"La guerra è dolorosa anche per me," avrebbe dichiarato, equiparando, di fatto, la sofferenza di un popolo massacrato al disagio logistico di un evento familiare.

Queste dichiarazioni, se confermate in via ufficiale e non solo da fonti giornalistiche o da post sui social media che circolano, rivelano una sconcertante mancanza di empatia e una totale disconnessione dalla realtà atroce che si sta vivendo nella Striscia di Gaza. 

La portata del conflitto attuale ed una nuova guerra come quella contro l'Iran che porta il suo nome, ha raggiunto livelli di brutalità inaudita.

Ospedali distrutti, infrastrutture ridotte in macerie, e un'intera popolazione civile che lotta per la sopravvivenza quotidiana sono la cruda realtà che Netanyahu sembra voler ignorare o, peggio, minimizzare. 

È fondamentale ricordare che stiamo parlando di un criminale di guerra, non di un cabarettista, per quanto involontariamente le sue affermazioni possano assumere toni grotteschi.

L'eco delle sue parole risuona con un'amarezza profonda in un mondo che osserva con orrore la spirale di violenza. 
Di fronte a un tale scenario di distruzione e sofferenza, la priorità di un leader dovrebbe essere la protezione delle vite umane e la ricerca di una soluzione pacifica, non certo il racconto di disagi personali che, per quanto reali, impallidiscono di fronte alla catastrofe umanitaria in atto. 

Le reazioni a queste affermazioni sono state di indignazione e sconcerto, alimentando ulteriormente il dibattito sulla moralità e la responsabilità dei leader in tempi di guerra.

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© Copyright 2013 Mancio Mario Ruggiero

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