Postini come al solito Dimenticati: Il Lavoro all'Aperto Vietato, Ma Non Per Tutti.
L'ordinanza di Emiliano Protegge Alcuni, Lasciando Altri a Rischio Sotto il Sole Cocente.
Un'ordinanza del Presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, ha sollevato un dibattito acceso riguardo la tutela dei lavoratori esposti al caldo estivo.
L'atto, in vigore fino al 31 agosto 2025, vieta l'attività lavorativa all'aperto nelle ore più calde della giornata – precisamente tra le 12:30 e le 16:00 – per chi svolge attività fisica intensa ed è direttamente esposto al sole.
La misura riguarda specificamente i settori agricolo, forestale, edile, florovivaistico e le attività in cave e cantieri, categorie considerate particolarmente vulnerabili alle temperature estreme.
"L'obiettivo è garantire condizioni di lavoro sicure, riducendo significativamente i rischi legati alle alte temperature", ha dichiarato il Governatore Emiliano, sottolineando l'importanza di salvaguardare la salute dei lavoratori.
Questa disparità è particolarmente stridente se si pensa al ruolo svolto dai postini, una categoria che opera tutto l'anno in ogni condizione meteorologica avversa, dal caldo torrido alle piogge battenti, dalla neve al vento gelido.
È sorprendente come un lavoro che espone costantemente a tali avversità, oltre al fatto di "vivere sulla strada" (ed in diversi casi "morire sulla strada" (o rimanere invalidi) non venga ancora riconosciuto come usurante.
La resilienza si è manifestata in modo esemplare anche durante la pandemia di COVID-19: mentre molte categorie venivano celebrate e ricevevano plausi per il loro impegno, i postini sono rimasti nell'ombra, spesso dimenticati. Eppure, non si sono mai fermati, nemmeno quando gli uffici postali registravano decine di casi di contagi e il carico di lavoro aumentava vertiginosamente per chi restava in servizio. Hanno continuato a consegnare corrispondenza e pacchi, garantendo un servizio essenziale in un momento di crisi globale, senza mai godere di particolari menzioni o tutele aggiuntive.
Tornando a parlare a 360° ( o meno a questo punto) L'introduzione di ordinanze come quella di Emiliano, seppur lodevoli nelle intenzioni, dovrebbero riguardare tutti i lavoratori a rischio e comunque spesso si scontrano con la dura realtà.
Non è raro che simili provvedimenti vengano percepiti come un modo per le istituzioni di "pulirsi la coscienza" in maniera preventiva, dimostrando un'attenzione al problema senza però garantirne un'effettiva applicazione.
Il rischio concreto è che, in assenza di adeguati controlli e sanzioni per chi non rispetta il divieto, l'ordinanza rimanga lettera morta.
La problematica è ulteriormente aggravata dalla diffusa presenza di lavoro in nero, soprattutto nel Mezzogiorno.
Molti muratori, braccianti agricoli e altri lavoratori, operando senza contratti regolari, sono di fatto invisibili agli occhi dello Stato. Come si può pensare di controllare il rispetto di un'ordinanza per chi ufficialmente non esiste?
Questo rende quasi impossibile far rispettare le nuove normative, lasciando i lavoratori più vulnerabili esposti non solo ai pericoli del caldo, ma anche all'assenza di tutele e diritti fondamentali.
L'ordinanza di Emiliano rappresenta un passo nella giusta direzione per alcune categorie, ma affinché sia veramente efficace e giusta, è essenziale che le istituzioni non solo emanino divieti, ma si adoperino per garantire un controllo capillare e per affrontare la piaga del lavoro sommerso, che mina alla base ogni tentativo di tutela dei lavoratori.
Ad ogni modo per quanto riguarda l'ordinanza emanata, pur se limitata, selettiva parziale, si può consultare qui: 👇🏼
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