Il Caso Villa Pamphili: Uno Specchio Amaro del Razzismo Istituzionale in Italia
.
Le colpe non sono solamente dell'assassino...
La recente tragedia di Villa Pamphili, a Roma, dove una donna e sua figlia sono state brutalmente uccise, ha riacceso i riflettore su questioni profonde e dolorose che attanagliano la società italiana: la gestione dell'immigrazione, la sicurezza e, in maniera inquietante, il razzismo strisciante e le sue implicazioni istituzionali.
La riflessione amarissima di Soumaila Diawara, giornalista, scrittore e attivista per i diritti umani, noto per il suo impegno nella denuncia delle discriminazioni e delle ingiustizie sociali, ha colpito nel segno, evidenziando le contraddizioni e le ipocrisie di un sistema che sembra applicare due pesi e due misure.
Diawara, voce autorevole nel panorama del giornalismo italiano che affronta i temi dell'immigrazione e dell'integrazione, ha espresso un disarmo palpabile di fronte alla dinamica del caso.
L'omicida, un cittadino americano con un passato di ben cinque condanne per violenza domestica negli Stati Uniti, è entrato illegalmente in Italia, arrivando da Malta su un catamarano. Ciò che sconcerta, e che è al centro della denuncia di Diawara, è il fatto che, nonostante le segnalazioni per comportamenti violenti e i controlli delle forze dell'ordine, nessuno si sia accorto della sua irregolarità sul territorio nazionale.
"Come se bastasse esibire un passaporto americano per essere automaticamente al di sopra di ogni sospetto, al di sopra della legge," scrive Diawara con amara lucidità.
Questa constatazione si scontra violentemente con la sua esperienza personale e quella di tanti altri cittadini stranieri con la pelle più scura o un passaporto meno "prestigioso".
Diawara racconta di dover attendere sistematicamente almeno venti minuti ogni volta che viene fermato dalla polizia, mentre vengono verificati, controllati e persino dubitati i suoi documenti, pur essendo in regola.
Diawara va oltre la semplice denuncia, arrivando a una conclusione drammatica e ineludibile: "Se questo uomo fosse stato controllato con il dovuto rigore, senza i filtri del pregiudizio positivo che accompagna certi passaporti, forse oggi quella donna e quella bambina sarebbero ancora vive."
Questa frase è un pugno nello stomaco, che lega indissolubilmente il pregiudizio e il razzismo istituzionale a conseguenze concrete e letali.
Il caso di Villa Pamphili, letto attraverso la lente della riflessione di Soumaila Diawara, si trasforma da fatto di cronaca nera a un'opportunità, seppur tragica, per affrontare e smantellare le radici profonde del razzismo e delle disuguaglianze presenti nella società italiana, evidenziando l'urgenza di un cambiamento di prospettiva e di pratiche che garantisca equità e sicurezza per tutti, senza distinzioni di nazionalità o colore della pelle.
Commenti