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Scontro in Aula: "Vergognati!", Saviano a Salvini in Tribunale



"Ministro della Malavita": Saviano a processo per la frase che rievoca Salvemini e accende lo scontro con l'ex ministro dell'Interno.


Un'aula di tribunale si è trasformata in un palcoscenico di forte tensione e dibattito ideologico, con un confronto diretto tra lo scrittore Roberto Saviano e il leader della Lega Matteo Salvini. 

A margine di un'udienza che vede Saviano imputato a seguito di una querela sporta sette anni fa da Salvini, l'incontro tra i due è stato glaciale e si è risolto in un'unica, perentoria parola proferita dallo scrittore: "Vergognati!".

Il gesto di Saviano è avvenuto dopo che Salvini si è avvicinato a lui. 
La frase, carica di indignazione, sembra riassumere il profondo disappunto per le azioni e le posizioni politiche di Salvini, spesso al centro di polemiche e critiche da parte di intellettuali e opinionisti.

L'episodio si inserisce in un contenzioso legale che affonda le sue radici nel 2018, quando Saviano definì Salvini "ministro della malavita". Questa espressione, all'epoca, generò un'immediata reazione da parte dell'allora Ministro dell'Interno, che decise di procedere per vie legali.

Intercettato dai giornalisti fuori dall'aula, Saviano ha ribadito con forza la sua posizione, fornendo una lezione di storia e rivendicando l'uso della controversa espressione. 

Ha spiegato di essersi ispirato a Gaetano Salvemini, storico e politico antifascista, il quale utilizzò il termine "ministro della malavita" per descrivere un certo tipo di politico, lontano dalla statura che Saviano attribuisce a Salvini.

"Rivendico quella frase, ispirata a Gaetano Salvemini, che la usò per riferirsi a un politico di razza, non uno come Salvini", ha dichiarato Saviano. 

Ha poi proseguito citando il pensiero di Salvemini, il quale analizzava come i partiti del nord, non riuscendo a ottenere consenso nella loro area geografica, si rivolgessero ai "terroni del Sud" – termine usato da Salvemini stesso – per manipolarli e condizionarli, sfruttando il loro "livore di popolazioni abbandonate e illuse".

"Questo scrive il maestro Salvemini", ha sottolineato Saviano, concludendo: "E io ritengo di avere tutto il diritto di usarla per criticare Salvini".

L'udienza è solo l'ultimo capitolo di una lunga serie di scontri verbali e legali tra i due personaggi pubblici, che da anni rappresentano visioni politiche e sociali diametralmente opposte. 

Le parole di Saviano, cariche di un intento provocatorio e critico, si scontrano con la narrazione politica di Salvini, sempre più orientata verso temi di sicurezza e sovranità nazionale.

Resta da vedere se e come queste dichiarazioni influenzeranno il prosieguo del processo e il dibattito pubblico, in un paese che continua a essere profondamente diviso sulle figure e sulle idee che Saviano e Salvini rappresentano.

Ammesso che Salvini possa avere qualcosa a che fare con la parola "idea".

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