Il "Nemico" Svelato: Il J'accuse Ironico di Filippo Sensi contro la Destra di Governo
Un discorso memorabile in Senato dipinge un affresco surreale delle "minacce" percepite, tra giornalisti, giudici, intellettuali e persino il Natale.
Filippo Sensi è una figura di spicco nel panorama politico e della comunicazione italiana. Giornalista di formazione, è stato per anni un punto di riferimento nella comunicazione digitale e politica del Partito Democratico.
Nel suo intervento, Sensi ha iniziato a sgranare un rosario di categorie e figure che, a suo dire, sarebbero state individuate come "obiettivi di un regolamento di conti" da parte dell'attuale maggioranza.
L'elenco è partito dai "giornalisti, praticamente tutti", con una menzione speciale per "Repubblica", il cui nome stesso sarebbe una "provocazione" per chi ha nostalgie monarchiche.
Il mirino si è poi spostato sul mondo della cultura e dell'istruzione: registi, attori, professori universitari e persino quelli di liceo (con una stoccata a Christian Raimo) e, in un delirante eccesso, i maestri delle elementari, accusati di insegnare "Luxuria sui sussidiari 'woke' ai nostri bimbi".
Personalità del mondo dello spettacolo e della cultura come Amadeus, Roberto Saviano, Geppi Cucciari e Massimo Cacciari sono stati citati, così come i giornalisti Sigfrido Ranucci, Bianca Berlinguer (erroneamente menzionata come "Bortone", un lapsus che non scalfisce il messaggio), Antonio Scurati e Corrado Formigli. E ancora, nomi come Andrea Casarini, leader No Global, quasi a voler indicare come il dissenso sia un problema in sé.
L'intervento di Sensi ha toccato poi vette di ironia pura, includendo tra i "nemici" persino le date simbolo: il Primo Maggio ("comunista"), il 25 aprile ("non ne parliamo"), Capodanno ("troppi spari") e il 25 dicembre, sul quale "pende il fondato sospetto che si tratti di un migrante". Una battuta, quest'ultima, che ha suscitato risate amare, evidenziando il clima di sospetto verso l'altro.
Anche personaggi come Al Bano Carrisi sono stati inclusi, con un gioco di parole su Albania e il riferimento a Edi Rama.
Le grandi città italiane come Roma (con Gualtieri), Napoli, Firenze, Milano, Torino, Bologna, Bari e Genova, con i loro sindaci, sono state indicate come focolai di opposizione.
Persino i presidenti di regione come Luca Zaia e Massimiliano Fedriga sono stati citati per la questione del terzo mandato, a dimostrazione di una logica di "nemico" che non risparmia nemmeno chi è considerato alleato, se non perfettamente allineato.
L'elenco è proseguito con i "giovani", definiti "lavativi, sediziosi, violenti sempre", e persino il giovane di Forza Italia redarguito pubblicamente dal padre.
La conclusione è stata un crescendo di assurdità che ha toccato le "zone rosse", le "aree verdi", le "eminenze grigie", le auto elettriche (ma solo se non sono di Musk), e infine i "detenuti solo quelli che respirano" e i "fragili, gli ultimi (pericolosissimi), ci ricordano chi siamo".
L'intervento di Filippo Sensi, dunque, non è stato solo un momento di brillante oratoria, ma un'analisi pungente e profonda delle dinamiche politiche attuali, capace di svelare, con il potere dell'ironia, le sfumature di una politica che sembra ossessionata dalla ricerca di un "nemico" per giustificare le proprie azioni e alimentare una narrativa di costante conflitto.
Un monito, forse, a non perdere di vista la complessità e a non cadere nella tentazione di semplificazioni pericolose.
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