L'Italia al bivio Regime: il Decreto Sicurezza è legge, ombre sulla democrazia.
Approvato con fiducia il contestato DL, introducendo nuovi reati e restrizioni. L'opposizione grida alla "vergogna" e denuncia un passo verso lo stato di polizia.
Con 109 voti a favore, 69 contrari e un solo astenuto, il Decreto Sicurezza è stato ufficialmente approvato, diventando legge dello Stato.
L'iter parlamentare, conclusosi con un voto di fiducia al Senato, è stato caratterizzato da forti tensioni e vibranti proteste da parte delle opposizioni, che hanno denunciato una deriva autoritaria e liberticida.
La giornata è stata teatro di momenti di alta tensione.
I senatori di PD, Movimento 5 Stelle e Alleanza Verdi e Sinistra hanno inscenato una protesta civile al centro dell'emiciclo, alzando le mani e gridando "Vergogna!", per manifestare il proprio dissenso.
La richiesta di convocazione della Capigruppo ha persino costretto il Presidente del Senato, Ignazio La Russa, a sospendere brevemente la seduta.
Una protesta pacifica, ma decisa, contro un provvedimento che, secondo le opposizioni, mina le libertà fondamentali e la natura democratica del Paese.
Nonostante le voci di dissenso e le perplessità espresse da più parti, compreso in precedenza il Presidente della Repubblica con osservazioni che avevano portato a correzioni marginali, il governo Meloni ha tirato dritto, forte dei numeri della maggioranza.
L'approvazione a colpi di fiducia, una prassi spesso criticata in quanto aggira il dibattito parlamentare, ha garantito il via libera a una delle norme più discusse dell'attuale legislatura.
Il nuovo Decreto introduce ben 14 nuovi reati e 9 aggravanti, sollevando immediate preoccupazioni tra giuristi e osservatori politici.
Tra le misure più controverse spiccano:
* La criminalizzazione dei blocchi stradali, che prevede pene detentive fino a due anni per chiunque protesti pubblicamente bloccando una strada, equiparando di fatto il manifestante a un criminale.
* La criminalizzazione della canapa, equiparando la cannabis light alle sostanze stupefacenti e mettendo a rischio migliaia di attività commerciali e professionali che si sono sviluppate intorno a questo settore.
* L'introduzione di punizioni più severe per le proteste in carcere e nei centri migranti, e una maggiore difficoltà per le detenute madri di evitare il carcere.
* Un inasprimento generale delle pene e delle misure per chiunque manifesti o esprima dissenso politico, che secondo le opposizioni rappresenta una vera e propria "mannaia" sulle libertà individuali.
Per i critici, questo Decreto non è una legge tipica di una democrazia matura, ma un passo significativo verso un "Stato di Polizia", una "prova tecnica di regime" che strizza l'occhio a modelli di "democratura" come quello di Viktor Orbán in Ungheria, a cui esponenti di spicco della maggioranza hanno più volte dichiarato di ispirarsi.
L'opposizione spera ora che la Corte Costituzionale possa intervenire per valutare la legittimità costituzionale di alcuni passaggi del Decreto, definendolo una legge incostituzionale.
Con l'approvazione del Decreto Sicurezza, il dibattito sulle libertà civili e sul futuro della democrazia italiana si accende ulteriormente. L'ultima "arma" a disposizione dei cittadini, sottolineano molti, rimane il voto, quale strumento supremo di difesa e partecipazione democratica.
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