Mola celebra il 2 Giugno, che potremmo chiamare IL REFERENDUM DIMENTICATO: La Festa della Repubblica - La Memoria celebra un Referendum, assurdo che invece si parli di astensione oggi.
Mentre l'Italia celebra con orgoglio la nascita democratica fondata su un referendum storico, la crescente disaffezione verso lo strumento referendario svela una preoccupante contraddizione tra il passato glorioso e la partecipazione civica attuale.
L'Italia celebra oggi la sua Repubblica, un'occasione che ogni anno rinnova il ricordo di quel referendum del 2 giugno 1946 che segnò la nascita della nostra democrazia. Da nord a sud, in grandi città e piccoli comuni, le cerimonie dell'alzabandiera hanno scandito una giornata di riflessione sui valori fondanti della nazione.
Abbiamo già parlato su Manciolandia di questa festa speciale che vede la nascita della Repubblica Italiana.
Lo abbiamo fatto qui:👇🏼
2 GIUGNO 2025: L'ITALIA CELEBRA LA SUA REPUBBLICA, TRA TRADIZIONE E GIOVANI PROTAGONISTI
Ovviamente abbiamo parlato delle grandi città dei grandi eventi, ecc ...
Ma abbiamo sottolineato come, a prescindere dalla grandezza delle iniziative in tutti i comuni ci sia stata una cerimonia, anche in tono minore che abbia celebrato questa festività.
Anche a Mola di Bari, quindi, il Sindaco ha voluto sottolineare l'importanza di una Repubblica "fondata sul lavoro" e che "ripudia la guerra come strumento di offesa".
La celebrazione, come sempre, ha visto la partecipazione di diverse personalità politiche, che hanno ribadito l'importanza di questi valori.
Il Consigliere Pietro Sportelli, per esempio, ha enfatizzato che il 2 giugno è il giorno in cui "l’Italia ha scelto la democrazia, ha scelto che la sovranità appartiene al popolo", un impegno quotidiano a custodire e rendere vivi i principi di voto, partecipazione, libertà e pace, scolpiti nella nostra Costituzione.
Eppure, proprio in una giornata così intrisa di significato referendario, emerge un paradosso stridente: la crescente disaffezione degli italiani verso lo strumento del referendum.
Come si può celebrare con tanto fervore la nascita della Repubblica attraverso una consultazione popolare, e al contempo assistere a una partecipazione sempre più scarsa ai successivi referendum proposti?
Questa contraddizione solleva interrogativi profondi sulla consapevolezza civica e sul valore attribuito alla partecipazione democratica.
Sembra quasi che il significato storico del referendum del '46 sia rimasto cristallizzato nel tempo, senza tradursi in una prassi attiva e sentita nel presente.
Chi si astiene dal voto referendario, o chi addirittura spinge all'astensione, sembra dimenticare la lezione fondamentale di quella giornata: che la sovranità appartiene al popolo e si esercita attraverso il voto.
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