Referendum e voto: Obbligo o Dovere? Quando le Parole Svelano la Nostra Società
Lo so, seppure cerco di spiegare qualche concetto, l'ignoranza si può mitigare, la coglionaggine non si può cancellare, ma cercherò di salvare il salvabile.
E.non voglio dire solamente di votare 5 SI, qualsiasi normodotato saprà cosa votare per il più ovvio referendum della storia.
L'ignoranza, quindi, si può combattere, per il resto gli strumenti sono pochi.
Piuttosto non vorrei svegliarmi con la consapevolezza certificata dai numeri che mi faccia aprire gli occhi per scoprire che ci sono più coglioni di quelli che pensavo.
Comunque proviamoci....
L'italiano, si sa, è una lingua ricca di sfumature, e spesso sono proprio queste a definire il significato più profondo delle parole.
Prendiamo, ad esempio, due termini che a prima vista potrebbero sembrare sinonimi:
obbligo e dovere.
Un'analisi più attenta rivela mondi concettuali ben distinti, che riflettono non solo la nostra lingua, ma anche il nostro approccio alla vita sociale e civica.
Il termine obbligo, derivante dal latino obbligare ("legare a"), evoca un vincolo, un'imposizione.
È qualcosa che ci lega, che ci costringe, che ci indirizza, sia che ci venga imposto dall'esterno (pensiamo all'obbligo scolastico o militare) sia che venga assunto volontariamente.
La sua natura è spesso esterna e normativa, con conseguenze precise in caso di violazione.
Ad esempio, pagare le tasse è un obbligo, imposto dalla legge, e la sua inosservanza comporta sanzioni.
Il dovere, invece, nasce dal latino debere ("avere da"), indicando ciò che si "ha da fare", ciò a cui si è tenuti per legge, morale o convenzioni sociali. Qui si percepisce una partecipazione più personale, un'adesione interiore.
Il senso del dovere, i doveri del cittadino, il dovere di aiutare: sono tutte espressioni che richiamano una responsabilità etica, un impegno sentito verso gli altri.
Essere onesti, ad esempio, è un dovere, una condotta che ci si aspetta da un individuo eticamente responsabile.
La distinzione è chiara: l'obbligo è vincolante e spesso esterno, mentre il dovere è interiore, etico e sentito come una responsabilità.
Questa differenza non è solo una questione di stile linguistico, ma di pensiero, e si riflette anche in ambiti specifici come quello giuridico.
Nel diritto, il dovere è una norma generale di condotta, mentre l'obbligo è un vincolo giuridico specifico, con conseguenze ben definite in caso di inosservanza.
In vista dei referendum dell'8 e 9 giugno 2025, il dibattito si è acceso attorno agli inviti all'astensione da parte di alcuni esponenti governativi. Ma è lecito per un ministro o un'autorità pubblica invitare i cittadini a non votare?
La Costituzione italiana, all'articolo 75, stabilisce che per i referendum abrogativi è richiesto un quorum: se non vota almeno il 50% più uno degli aventi diritto, il referendum è nullo.
Di conseguenza, astenersi dal voto è un atto legittimo e può influire sull'esito della consultazione.
Il voto, sebbene ampiamente riconosciuto come un dovere civico, non è un obbligo giuridico: non sono previste sanzioni per chi sceglie di non votare.
Inoltre, la libertà di espressione, garantita dall'articolo 21 della Costituzione, tutela anche la possibilità di invitare all'astensione.
Inoltre, la libertà di espressione, garantita dall'articolo 21 della Costituzione, tutela anche la possibilità di invitare all'astensione.
Ciò significa che affermare "non andrò a votare" o "spero che il referendum fallisca" rientra nell'ambito delle espressioni lecite.
Quella molto spesso è solamente coglionaggine o stupido patteggiamento per parti politiche, a prescindere dalla consapevolezza degli argomenti o dei propri diritti.
Tuttavia, c'è un limite preciso: l'articolo 98 del Testo Unico Elettorale sanziona come reato l'abuso di potere da parte di un pubblico ufficiale per forzare l'astensione, ad esempio sabotando i seggi o esercitando pressioni indebite.
Quindi, usare il proprio ruolo per impedire o scoraggiare materialmente il voto è un illecito.
Sebbene l'invito all'astensione da parte di cariche pubbliche non sia un reato, alcuni costituzionalisti lo ritengono comunque inopportuno e una scorrettezza istituzionale.
Sebbene l'invito all'astensione da parte di cariche pubbliche non sia un reato, alcuni costituzionalisti lo ritengono comunque inopportuno e una scorrettezza istituzionale.
In un Paese dove l'astensionismo è una problematica crescente, promuovere la partecipazione civica dovrebbe essere la priorità, piuttosto che il contrario.
La discussione su "obbligo" e "dovere" ci ricorda che ogni parola ha un peso, una storia e un'intenzione, e saper scegliere tra queste sfumature non è solo una questione di stile, ma di profonda consapevolezza.
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