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Il primo romanzo di Mancio M. Ruggiero

Se non ci fossero (stati) i Referendum. L'Importanza del Voto: Un Viaggio nella Storia e le Sfide del Presente.



Cosa saremmo se non avessimo votato ed a chi interessa l'astensione.

Il diritto di voto, spesso dato per scontato, è in realtà un pilastro fondamentale della nostra democrazia, un atto che ha plasmato e continua a plasmare il destino della nazione. 

Riflettere sulle conseguenze di un'eventuale astensione in momenti cruciali della storia italiana ci offre una prospettiva chiara sul valore inestimabile della partecipazione civica.

Immaginiamo per un istante un'Italia in cui la volontà popolare fosse venuta meno in occasioni decisive:

 * 1946: La Scelta tra Monarchia e Repubblica. 
Il referendum istituzionale del 2 giugno 1946 fu un bivio storico. 
Se gli italiani non si fossero recati alle urne, l'Italia avrebbe con ogni probabilità mantenuto la monarchia sabauda, alterando radicalmente il percorso democratico e sociale del dopoguerra.
Il voto, invece, segnò la nascita della Repubblica Italiana, un traguardo di libertà e autodeterminazione.

 * 1974: La Conquista del Divorzio. 
Il referendum sul divorzio del 12 maggio 1974 rappresentò un momento cruciale per i diritti civili in Italia. 
Una mancata partecipazione avrebbe consolidato un sistema in cui l'annullamento del matrimonio era appannaggio esclusivo della Sacra Rota, negando a molti la possibilità di ricostruire una vita dopo la fine di un'unione. 
Il voto popolare garantì la laicità dello Stato e la libertà individuale in materia matrimoniale.

 * 1981: Il Diritto all'Interruzione Volontaria di Gravidanza. 
Il referendum sull'aborto del 17 maggio 1981 confermò la Legge 194, che disciplina l'interruzione volontaria di gravidanza. 
Se i cittadini non avessero espresso la loro preferenza, le donne italiane avrebbero potuto trovarsi in una situazione di coercizione, private del diritto di scelta sul proprio corpo e sulla propria maternità, con gravi ripercussioni sulla loro autonomia e salute.

 * 1987: Il "No" al Nucleare. 
I referendum del novembre 1987, indetti anche a seguito del disastro di Chernobyl, portarono all'abbandono del programma nucleare italiano. Indipendentemente dalle diverse opinioni sulla questione energetica, l'astensione avrebbe probabilmente condotto al mantenimento delle centrali nucleari sul territorio nazionale, con tutte le implicazioni strategiche e ambientali che ne sarebbero derivate.

Anche oggi, in un'epoca di profonde trasformazioni, il voto continua a essere uno strumento essenziale per incidere sul nostro futuro. 

Nel 2025, ad esempio, il dibattito sul salario minimo garantito è più che mai attuale. 
L'Italia è uno dei pochi paesi europei a non averlo ancora adottato, portando a disparità retributive significative e a salari che, in molti casi, sono insufficienti a garantire una vita dignitosa. 

La partecipazione al processo democratico, sia attraverso le elezioni che, quando previsto, i referendum, può spingere il paese verso una maggiore equità sociale, allontanandoci da un sistema salariale che ci penalizza nel contesto europeo.

Un altro tema di crescente rilevanza è la lotta alla precarietà lavorativa. Il voto può orientare le politiche verso una maggiore tutela dei lavoratori, favorendo contratti più stabili e salari dignitosi, contrastando la tendenza a u
n impiego sempre più frammentato e incerto.

Infine, in un mondo in rapida evoluzione, il voto è fondamentale per orientare le politiche su questioni cruciali come la transizione ecologica, la sanità pubblica, la digitalizzazione e la tutela dei diritti civili. 

Ogni scheda depositata nell'urna è un segnale, una richiesta, un indirizzo che i cittadini danno alla classe dirigente.

Ma allora....Chi trae Vantaggio dall'Astensione?

È fondamentale chiedersi quali interessi siano serviti quando si incoraggia l'astensione o la disillusione verso la politica. 

Spesso, coloro che beneficiano di uno status quo che perpetua disuguaglianze o blocca il progresso sono i primi a voler indebolire la partecipazione democratica. 

Andare a votare non è solo un diritto, ma un dovere civico, un atto di responsabilità verso sé stessi, la propria comunità e le generazioni future. 

È l'unico strumento che abbiamo per far sentire la nostra voce e per costruire l'Italia che vogliamo.

Il resto ...sono cazzate.

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