Bologna segue Bari e onora Francesca Albanese: "L'Italia che vogliamo si schiera per i Diritti Umani"
La giurista Onu cittadina onoraria del capoluogo emiliano. Tra l'entusiasmo della sinistra e le polemiche di una destra che attacca: "È divisiva"
Dopo la consegna delle "Chiavi della Città" a Bari lo scorso agosto, un nuovo, significativo riconoscimento arriva a Francesca Albanese, relatrice speciale delle Nazioni Unite sui diritti umani nei territori palestinesi occupati.
Con una delibera votata a maggioranza, il Comune di Bologna ha conferito alla giurista italiana la cittadinanza onoraria, un atto fortemente voluto dal sindaco Matteo Lepore (PD) che, pur consapevole delle controversie, ha spinto per un gesto ritenuto "non comodo né facile".
La motivazione ufficiale della delibera è chiara e risuona come una dichiarazione di intenti: "Per il suo impegno nella tutela del diritto internazionale e nella difesa dei diritti umani, in particolare per la denuncia delle violazioni subite dal popolo palestinese".
L'Onda delle Polemiche e l'Orgoglio per Albanese
Come già accaduto a Bari, dove il riconoscimento del sindaco Vito Leccese aveva scatenato un acceso dibattito politico, anche la decisione di Bologna ha subito provocato la reazione immediata e dura del centrodestra.
Esponenti di Fratelli d'Italia hanno definito l'atto una "vergogna" e Albanese una figura "divisiva," accusando l'amministrazione di alimentare la polarizzazione.
L'opposizione contesta la posizione della relatrice Onu, in linea con le recenti sanzioni imposte dagli Stati Uniti nei suoi confronti. Nonostante ciò, la mossa della maggioranza di centrosinistra bolognese si configura come una netta presa di posizione a sostegno di una delle voci italiane più esposte e criticate a livello internazionale.
Per molti, infatti, il conferimento dell'onorificenza è il giusto tributo a una professionista che incarna i valori civili e diplomatici, un'eccellenza italiana della quale, in un Paese diviso, ci si dovrebbe sentire universalmente orgogliosi.
Un aneddoto di colore, ma dal forte significato politico, rimbalza da Bari: in occasione della cerimonia di agosto, il giornalista Nicola Porro, noto per le sue posizioni critiche verso Albanese, aveva annunciato il suo "auto-esilio" dalla città per manifestare il proprio dissenso.
Dopo la notizia di Bologna, ci si chiede se tale "purificazione" involontaria possa ripetersi, contribuendo, con ironia, a ripulire un'altra importante piazza italiana dal dissenso più acceso.
Un Passo Avanti, con lo Sguardo al Passato
Il riconoscimento ad Albanese solleva un dibattito più ampio sull'uso e il valore simbolico delle onorificenze civiche.
Molti cittadini sperano che gesti come quelli di Bari e Bologna possano ispirare una revisione critica delle cittadinanze onorarie conferite in passato.
È il caso di Comuni come Mola di Bari dove resta ancora in vigore l'onorificenza conferita a suo tempo a figure storiche controverse, come Benito Mussolini.
Mentre altre città (come Noci, San Giovanni Rotondo, Adria e Salò) hanno negli ultimi anni avviato e in molti casi concluso l'iter per la revoca di tali "vecchi scempi" d'epoca fascista, a Mola e altrove si attende un segnale forte di rottura con un passato ingombrante.
L'auspicio è che l'esempio delle due grandi città, con i riconoscimenti ad Albanese e l'impegno per i diritti (e in alcuni comuni, come San Giovanni Rotondo, anche per il riconoscimento dello Stato di Palestina), possa spingere a una coraggiosa "pulizia" simbolica.
L'idea è quella di sostituire figure divisivamente legate al Ventennio con personalità che, come la Senatrice Liliana Segre – il cui nome è stato più volte proposto in varie sedi – o come la stessa Albanese, rappresentano oggi l'impegno per la democrazia, la memoria storica e la giustizia internazionale.
Per ora, la gioia per l'atto compiuto da Bologna si unisce all'incitamento per un'azione civica necessaria nelle realtà locali, affinché le cittadinanze onorarie riflettano in ogni parte d'Italia i valori di una Repubblica antifascista e promotrice di pace.
Commenti