Memoria, Storia e Strumentalizzazione: Il Teatro Politico Italiano sulla Pelle di Liliana Segre ... E di Francesca Albanese...
Il coraggio di restare seduti nel 2019 e la morale sull'antisemitismo nel 2025
A volte, per comprendere il presente, basta un tuffo nel passato.
Non serve una macchina del tempo fantascientifica, come la DeLorean di Ritorno al Futuro o il Tardis di Doctor Who o l'Enterprise di Star Trek, ma basta la lucida coltivazione della Memoria.
E proprio la memoria ci riporta a un momento cruciale: il 30 ottobre 2019.
In Senato veniva approvata la mozione per istituire la Commissione straordinaria per il contrasto dei fenomeni di intolleranza, razzismo, antisemitismo e istigazione all’odio, a prima firma della Senatrice a vita Liliana Segre.
Quella sera, mentre la maggioranza di centro-sinistra si alzava in piedi per una standing ovation commossa e calorosa verso la sopravvissuta all'Olocausto, con il numero ancora impresso sul braccio, l'intera destra (Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia) restava ostinatamente seduta, scegliendo l'astensione e il silenzio.
Un gesto di gelo istituzionale verso una figura simbolo della lotta contro l'odio, una sopravvissuta ai campi di sterminio nazifascisti.
Il Capovolgimento: Ieri l'Astensione, Oggi la Patente di Moralità
Oggi, a distanza di anni, lo scenario politico italiano presenta un rovesciamento paradossale e, secondo molti osservatori, profondamente cinico.
Quella stessa destra che non trovò neppure la decenza di votare a favore della Commissione Segre – e che in molti suoi esponenti fatica ancora a definirsi apertamente antifascista nel 2025 – è ora in prima linea nell’utilizzare la figura e il dolore di questa donna di 95 anni sopravvissuta all’Olocausto come clava retorica contro la sinistra, accusandola – tenetevi forte – di antisemitismo.
Con quale coraggio gli stessi che sono rimasti seduti in Parlamento si permettono oggi di dare patenti di antisemitismo?
Si assiste a un "mondo al contrario" nel quale non si capisce più niente, nel quale le vittime passate (i sopravvissuti, gli antifascisti) sembrano essere gli odierni carnefici, e le forze discendenti da quelle fasciste fanno la morale e parlano di antisemitismo.
Francesca Albanese nel Fuoco Incrociato
Il bersaglio attuale di questa operazione politica e mediatica è Francesca Albanese, Relatrice Speciale delle Nazioni Unite sui Territori Palestinesi Occupati.
Albanese è finita al centro di un violento fuoco incrociato di attacchi personali, accuse strumentali e vere e proprie fake news, venendo "sballottata a destra e a manca" per attaccare il nuovo capro espiatorio.
L'accusa principale mossa da esponenti politici e opinionisti è quella di aver pronunciato "parole choc" o frasi "indecenti" contro la senatrice Segre, con l’obiettivo di "toglierle la voce" o addirittura di "zittirla".
Le Parole Reali Contro la Falsificazione
Eppure, a un’attenta verifica delle dichiarazioni di Francesca Albanese, non emerge traccia né di insulto né di offesa.
Le sue parole testuali, motivo del "processo in pubblica piazza, sono state:
“Nutro un grandissimo rispetto nei confronti della senatrice a vita Liliana Segre. Esiste chiaramente un condizionamento emotivo che non la rende imparziale e lucida davanti a questa cosa” (riferendosi al genocidio).
Queste sarebbero le frasi gravissime e scioccanti: non l’ha zittita, non le ha detto nulla "contro", non le ha tolto la voce e meno che mai le ha dato della "terrorista" (come erroneamente suggerito da un ministro).
Nonostante la chiarezza delle parole, la narrazione mediatica e politica si è spinta ben oltre.
Figure come Matteo Renzi hanno dichiarato di schierarsi "tra Liliana Segre e Francesca Albanese", come fosse una partita di calcio. Massimo Gramellini ha paventato l'intenzione di "togliere la voce" a Segre, e Antonio Polito ha tuonato contro l'idea che "Albanese non possa dire a Segre di stare zitta".
Il Ministro degli Esteri Antonio Tajani è arrivato a una dichiarazione talmente infondata da costringere persino il giornalista Enrico Mentana a una netta smentita.
La Scorta Mediatica del Genocidio al suo Peggio
Sono talmente privi di argomenti nei confronti della relatrice ONU che sono costretti a metterle in bocca frasi che non ha mai detto pur di poterla attaccare.
Questo non aggiunge e non toglie nulla alle competenze di Francesca Albanese né alla verità oggettiva delle sue denunce, ma dice purtroppo moltissimo sullo stato drammatico della politica e dei media italiani.
Questa è l'attuale scorta mediatica del genocidio, al suo peggio.
La costante è la strumentalizzazione della figura di Liliana Segre e l'attacco mirato a chi denuncia criticità a livello internazionale.
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