​La Tensione Sale a Gaza: La Nave "La Marinette" Sfida il Blocco Navale, Ultimo Atto di Resistenza della Global Sumud Flotilla. Intanto i "detenuti" abbordati subiscono trattamento violento.

Siamo tutti "La Marinette" 
...e gli arrestati rispondono alla violenza con "Free Palestine"

​L’attenzione globale si concentra sull'unica imbarcazione rimasta della Global Sumud Flotilla, la nave denominata "La Marinette", che sta procedendo stoicamente verso la Striscia di Gaza con un carico di aiuti umanitari, nonostante il chiaro rischio di intercettazione da parte delle forze israeliane.

​Mentre il resto della Flottiglia è stato fermato, "La Marinette" era inizialmente rimasta indietro, un fattore che, a quanto pare, le ha permesso di sfuggire al blocco immediato. 

Nelle ultime ore, il suo comandante ha rilanciato la missione, annunciando che la nave è in rotta "a tutta velocità", navigando a circa 70 miglia dalle coste palestinesi, come confermato anche dal Global Movement to Gaza.

​La missione, che si propone di rompere l'embargo navale imposto da Israele sulla Striscia di Gaza per consegnare cibo e assistenza, è vista dai sostenitori come un atto di resistenza pacifica contro la politica del governo Netanyahu. 

Tuttavia, l'esito appare scontato: le autorità israeliane hanno già fatto trapelare in modo esplicito e minaccioso la loro intenzione di bloccare e abbordare illegalmente l'imbarcazione, in linea con il trattamento riservato a tutte le navi precedenti.

​La Violenza sui Detenuti Scuote la Comunità Internazionale

​Parallelamente alla navigazione de "La Marinette," la situazione degli equipaggi delle navi della Flottiglia precedentemente fermate sta suscitando orrore e indignazione. 

Diverse fonti e filmati hanno documentato scene di estrema tensione e violenza durante la detenzione e il trattamento dei membri della Flottiglia in Israele.

​Una delle sequenze più scioccanti è stata l'apparizione del ministro dell'estrema destra israeliana, Itamar Ben Gvir, davanti ai membri dell'equipaggio. 

Le immagini mostrano i detenuti, uomini e donne di pace, seduti a terra in una posizione di palese subordinazione e umiliazione. 

Scortato dai suoi uomini, il ministro Ben Gvir si è scagliato verbalmente contro i prigionieri, accusandoli pubblicamente e con veemenza di essere "terroristi" e "sostenitori di assassini", in un palese atto di propaganda davanti alle telecamere.

​Questo episodio di violenza verbale, considerato da molti osservatori come un'esibizione di potere illegale e una profonda caduta di decoro politico, ha riportato alla mente capitoli oscuri della storia.

​La Risposta: Due Parole di Pace

​Nonostante la stanchezza e l'umiliazione, da parte della folla di attivisti si è levata una reazione spontanea e inequivocabile in risposta agli insulti e alle accuse del ministro. 

Anziché replicare agli insulti con altrettanta violenza verbale, è risuonata una voce che ha scandito semplicemente: "Free Palestine".

​Questo grido, nel contesto di tale ingiustizia e violenza subita, è stato interpretato come la risposta più potente e pacifica possibile, un rifiuto di farsi intimidire e un fermo sostegno alla causa palestinese.

​Mentre la nave "La Marinette" prosegue la sua corsa contro il tempo e il blocco, l'episodio sottolinea la profonda frattura tra l'attivismo umanitario e la ferma volontà di Israele di mantenere il controllo navale su Gaza. 

Oggi, l'unica nave rimasta è diventata un simbolo di resistenza, innalzando il morale di coloro che credono che la missione di portare aiuti e spezzare il blocco non sia ancora conclusa.