I diritti acquisiti sono un pilastro della nostra civiltà.
Il dibattito sull'aborto resta uno dei più delicati e divisivi, anche per le sue profonde implicazioni morali.
In Italia, la vicinanza con il Vaticano rende la discussione ancora più complessa.
Al di là delle convinzioni personali, però, esiste un principio fondamentale: i diritti acquisiti sono un pilastro della nostra civiltà e non dovrebbero essere messi in discussione.
La decisione finale spetta alla coscienza di ogni individuo.
Eppure, a livello globale e in Italia, assistiamo a un preoccupante arretramento.
L'ascesa delle destre nei governi europei sta portando a tentativi di limitare queste conquiste, rendendo urgente la necessità di una guida politica forte in grado di contrastare questa tendenza regressiva.
Sánchez risponde all'attacco di Vox: Aborto in Costituzione
L'esempio più recente e clamoroso arriva dalla Spagna.
Dopo l'ennesimo attacco al diritto all'aborto da parte del partito di estrema destra Vox – alleato della Presidente del Consiglio italiana Giorgia Meloni – con una mozione choc che chiedeva di informare le donne su una presunta e non riconosciuta "sindrome post-aborto", il premier socialista Pedro Sánchez ha reagito con una mossa dirompente.
Sánchez ha immediatamente annunciato una proposta di riforma costituzionale per blindare il diritto all'aborto inserendolo nella Legge Fondamentale spagnola.
Questa iniziativa, se concretizzata, sarebbe una svolta epocale, garantendo in modo definitivo uno dei capisaldi della libertà e autodeterminazione femminile contro le mire delle forze politiche più estreme e reazionarie.
È un segnale di coraggio e responsabilità politica che mette in luce un gap siderale rispetto alla risposta spesso timida e ambigua che si registra in Italia.
L'Italia resta a guardare, la Francia ha già agito
Il contrasto con l'Italia è evidente.
Mentre in Spagna si reagisce con immediatezza e determinazione per difendere un diritto fondamentale, nel nostro Paese la discussione sull'aborto (regolato dalla Legge 194 del 1978) è spesso ingabbiata nel "teatrino politico" e nella costante minaccia di indebolimento, spesso attraverso l'incremento di obiezioni di coscienza.
L'iniziativa spagnola non è isolata.
La Francia ha già compiuto un passo storico: il 4 marzo 2024 è diventata il primo Paese al mondo a iscrivere esplicitamente la libertà di ricorrere all'aborto nella sua Costituzione.
Un traguardo raggiunto con un voto quasi unanime delle due Camere riunite in Congresso a Versailles.
Il presidente francese Emmanuel Macron aveva promesso questo passo in risposta alla revoca della sentenza Roe v. Wade negli Stati Uniti, dimostrando la volontà di proteggere il diritto da futuri possibili ripensamenti politici.
Questi esempi internazionali – la mossa immediata di Sánchez e il precedente storico francese – sollevano un interrogativo cruciale sul panorama politico italiano, dove le alleanze con forze come Vox sembrano prevalere sulla difesa progressista dei diritti.
Serve un salto di qualità nella leadership italiana, un modello di responsabilità che metta i diritti civili al riparo da slogan e opportunismi reazionari.
Di fronte a tanta determinazione estera, il rischio è che l'Italia resti immobile, a guardare, rinunciando a difendere con la stessa veemenza le conquiste della propria civiltà.
Come al solito, potrei dire...
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