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Il primo romanzo di Mancio M. Ruggiero

Piantedosi "Clandestino" in Libia: Il Contrappasso del Ministro dei Rimpatri



Il titolare del Viminale respinto a Bengasi per "ingresso illegale", un imbarazzante precedente internazionale per il governo Meloni.

Se non fosse per l'ennesima figura di merda che facciamo come Italia sarebbe una notizia fantastica, farcita da tanti chi la fa la spetti e tante frasi del genere.

Quella che doveva essere una missione diplomatica chiave per il ministro dell'Interno italiano, Matteo Piantedosi, si è trasformata in un clamoroso e imbarazzante incidente diplomatico. 

Partito con l'intento di partecipare a un incontro trilaterale con i ministri di Malta e Grecia, il commissario europeo Ylva Johansson e rappresentanti del governo del generale Khalifa Haftar, Piantedosi è stato bloccato all'aeroporto di Bengasi e immediatamente rimandato indietro. 

L'accusa? "Ingresso illegale".

L'episodio, senza precedenti nella storia diplomatica italiana, assume i contorni di una beffa del destino. 

Il ministro che ha fatto della lotta all'immigrazione irregolare e dei rimpatri il cavallo di battaglia del governo Meloni, si è trovato lui stesso nella posizione di "persona non grata", respinto da un paese terzo per le stesse motivazioni che spesso vengono addotte per i migranti respinti dall'Italia. 

Un vero e proprio "contrappasso", come molti lo hanno già definito, che getta un'ombra sull'efficacia e sulla credibilità della politica estera del governo italiano.

Secondo le prime ricostruzioni, il problema sarebbe sorto a causa di un mancato coordinamento o di un'errata procedura per l'ottenimento dei visti. 

Sembra che il governo di Tripoli (riconosciuto dall'ONU) non fosse stato adeguatamente informato o avesse negato il permesso d'ingresso per un incontro con la fazione di Haftar, con cui l'Italia intrattiene comunque rapporti. 

Questa falla burocratica o diplomatica si è trasformata in un fiasco di proporzioni internazionali, mettendo in grave imbarazzo il ministro e l'intero esecutivo italiano.

L'episodio è particolarmente significativo considerando gli accordi siglati tra l'Italia e la Libia, volti proprio al contenimento dei flussi migratori e al trattenimento dei migranti sul suolo libico. 

Il fatto che il ministro artefice di tali politiche sia stato trattato alla stregua di un "clandestino" dalle stesse autorità libiche con cui si dovrebbero collaborare, ha generato reazioni di sconcerto e ironia sia a livello nazionale che internazionale.

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