L'Ombra del passato vergognoso su Santo Stefano: Il caso Bignami e l’eredità del MSI
Tra nostalgia del Ventennio e ambiguità di governo: se l'apologia del fascismo diventa un vanto social nell'indifferenza delle istituzioni.
Mentre l’Italia si divideva tra il relax delle festività ed al massimo con il ricordo di figure di rottura come Franca Viola — simbolo dell’emancipazione femminile che proprio in questi giorni di fine dicembre vide l’inizio della sua rivoluzione contro il matrimonio riparatore — il dibattito politico è stato scosso da un post che sa di nostalgia e provocazione.
Galeazzo Bignami, viceministro e figura di spicco di Fratelli d’Italia, ha scelto il 26 dicembre per celebrare l’anniversario della nascita del Movimento Sociale Italiano (MSI).
Una mossa che non è solo un omaggio al passato, ma una dichiarazione d’intenti che solleva interrogativi profondi sulla natura democratica dell’attuale classe dirigente.
Un’eredità che scotta
Parliamo di una formazione che, storicamente, ha mantenuto legami documentati con le frange del terrorismo nero degli anni ’70 e che non ha mai nascosto la propria affinità elettiva con regimi autoritari globali: dalla Spagna franchista alla Grecia dei colonnelli, fino al Cile di Pinochet.
Insomma è bene che qualcuno lo dica chiaramente stiamo parlando di feccia.
L’anomalia italiana
In un contesto democratico europeo standard, (che già appare strana come frase) l'esaltazione di un passato così esplicitamente neo-fascista porterebbe alle dimissioni immediate di un rappresentante del governo.
In Italia, invece, assistiamo a un fenomeno opposto: il post di Bignami è stato inondato da migliaia di "like" e commenti di nostalgici che rivendicano orgogliosamente quell'appartenenza.
Il silenzio dei vertici
Vergognoso è il post, ma ancora più grave è la complicità di chi osserva e tace, permettendo che l'eredità dei repubblichini di Salò torni a sedersi, con arroganza, tra i banchi del potere.


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