Giornalisti Rai in piazza contro l'accordo sui trasferimenti: "Colpo fatale all'informazione"
La mobilitazione di giornalisti e politici contro i presunti tentativi di "imbavagliare" l'informazione d'inchiesta nel servizio pubblico.
Alcuni dei volti più noti del giornalismo Rai, tra cui Sigfrido Ranucci, Federica Sciarelli e Marco Damilano, sono scesi oggi in piazza davanti alla sede di viale Mazzini per protestare contro i vertici aziendali e, in particolare, contro l'accordo Rai-Usigrai-Unirai.
Al centro della contestazione, il rischio che numerosi giornalisti d'inchiesta vengano trasferiti da trasmissioni nazionali a redazioni locali, minacciando il futuro dei programmi di approfondimento nel servizio pubblico.
La protesta ha visto la partecipazione di figure di spicco come Ranucci (conduttore di Report), Sciarelli (Chi l'ha visto?) e Damilano (Presa Diretta), simboli di un giornalismo investigativo che, secondo i manifestanti, è ora sotto attacco. L'accordo contestato, infatti, preoccupa per il suo potenziale impatto su trasmissioni storiche e cruciali per l'informazione come Report, Presa diretta, Mi manda Rai Tre e Chi l'ha visto?.
Il timore è che questi trasferimenti possano "depauperare in modo forse irrimediabile e addirittura cancellare definitivamente" i pochi spazi di inchiesta rimasti, assestando un "colpo fatale all'informazione in Italia".
Accanto ai giornalisti, a manifestare la loro solidarietà erano presenti anche diverse figure politiche dell'opposizione.
Tra loro, Giuseppe Conte (Movimento 5 Stelle), Nicola Fratoianni (Sinistra Italiana) e Angelo Bonelli (Europa Verde), oltre ai parlamentari del Partito Democratico Andrea Furfaro, Walter Verini e Gianni Cuperlo.
La loro presenza ha voluto sottolineare il sostegno non solo ai giornalisti ma anche alla libertà di informazione, considerata un pilastro fondamentale della democrazia.
La preoccupazione espressa dai manifestanti e dai politici è che la Rai, in quanto servizio pubblico, rischi di perdere la sua funzione di garante del pluralismo e dell'opinione critica, in un contesto dove il controllo dell'informazione da parte del governo potrebbe minare la democrazia stessa.
La metafora del "cane che si morde la coda" è stata utilizzata per descrivere il pericolo di un sistema in cui chi governa detiene l'assoluto controllo dei mezzi di informazione, soffocando il dibattito e il confronto.
Mentre la protesta si svolgeva a Roma, le reazioni all'accordo sono state diverse.
L'Usigrai, il sindacato maggioritario dei giornalisti Rai, pur avendo firmato l'accordo, ha espresso riserve su alcuni aspetti, sottolineando l'importanza di garantire la piena autonomia e tutela dei giornalisti d'inchiesta. Dall'altra parte, i vertici Rai e il governo hanno difeso l'accordo come parte di una riorganizzazione necessaria, volta a ottimizzare le risorse e a rafforzare le redazioni locali.
Tuttavia, le voci critiche continuano a sottolineare che la riorganizzazione non dovrebbe mai compromettere la qualità e l'indipendenza dell'informazione.
La manifestazione di oggi rappresenta un segnale forte e chiaro da parte di chi crede fermamente nel valore del giornalismo d'inchiesta e nella necessità di tutelare il pluralismo informativo nel servizio pubblico.
La battaglia per la libertà di stampa e il diritto dei cittadini a un'informazione completa e indipendente sembra essere solo all'inizio.
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