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Gli Stati Uniti Fuori dall'UNESCO: Un Ritiro Controverso che Scuote il Mondo Culturale



Un gesto unilaterale dell'amministrazione Trump che isola Washington dal dialogo globale su cultura e scienza, riproposto dopo la parentesi Biden.

Con una mossa che ha sollevato tanto sdegno quanto una prevedibile rassegnazione, gli Stati Uniti, sotto la guida del Presidente Donald Trump, hanno formalmente ritirato la propria adesione all'UNESCO (Organizzazione delle Nazioni Unite per l'Educazione, la Scienza e la Cultura). 

La decisione, entrata in vigore nel dicembre 2018 durante il suo precedente mandato, e ora riproposta nel 2025, segna un altro strappo significativo nei rapporti tra gli USA e le istituzioni multilaterali, riflettendo una politica estera sempre più orientata al disimpegno e all'unilateralismo. 

Questo ritiro segue un breve periodo di riavvicinamento durante la presidenza dell'ex presidente Joe Biden.

Le motivazioni addotte dall'amministrazione Trump per giustificare questo ritiro sono state ampiamente criticate e percepite come pretestuose da molti osservatori internazionali. Tra le principali accuse mosse all'UNESCO figurano:

 * L'ostilità percepita verso Israele: Questa è stata una delle critiche più ricorrenti. Gli Stati Uniti hanno spesso accusato l'UNESCO di adottare risoluzioni anti-israeliane, in particolare quelle relative allo status di Gerusalemme e ai siti del patrimonio culturale palestinese. Un punto di rottura significativo fu l'ammissione della Palestina come membro a pieno titolo dell'UNESCO nel 2011, che portò all'interruzione dei finanziamenti statunitensi all'organizzazione, in base a una legge federale che impedisce il finanziamento di agenzie ONU che riconoscono la Palestina come stato.

 * La percezione di un bias contro gli Stati Uniti: L'amministrazione Trump ha espresso l'idea che l'UNESCO fosse intrinsecamente ostile agli interessi americani, pur non fornendo prove concrete a sostegno di tali affermazioni.

 * Critiche alle politiche "inclusive" e "antirazziste": Sebbene meno esplicitate, alcune dichiarazioni hanno suggerito un'insofferenza verso quelle che venivano percepite come politiche "woke" o eccessivamente progressiste dell'organizzazione, non in linea con la visione conservatrice dell'amministrazione.

È importante notare che il ritiro in questione non è un evento isolato, ma rappresenta la terza volta che gli Stati Uniti si ritirano dall'UNESCO. 

Il primo ritiro avvenne nel 1984 sotto l'amministrazione Reagan, motivato da accuse di cattiva gestione finanziaria e di tendenze politicizzate. 

Il rientro avvenne nel 2003 sotto George W. Bush, nel tentativo di riaffermare l'influenza americana nelle organizzazioni internazionali. Poi il secondo ritiro nel 2018 sotto Trump, un rientro nel luglio 2023 sotto la presidenza Biden, e ora il terzo ritiro sotto l'attuale amministrazione Trump.

Il ritiro degli Stati Uniti dall'UNESCO ha diverse ripercussioni:

 * Impatto finanziario: Gli Stati Uniti sono stati uno dei maggiori contributori al budget dell'UNESCO. La loro assenza crea un significativo deficit finanziario, costringendo l'organizzazione a ridurre programmi e iniziative, specialmente dopo il breve periodo di ripresa con i fondi versati durante la presidenza Biden.

 * Perdita di influenza: Gli USA perdono la loro capacità di influenzare direttamente le decisioni e le politiche dell'UNESCO in ambiti cruciali come la conservazione del patrimonio culturale, l'educazione e la promozione della scienza a livello globale.

 * Danno all'immagine internazionale: La decisione è vista da molti come un ulteriore segnale dell'isolazionismo americano e del suo disinteresse per la cooperazione multilaterale, danneggiando la sua reputazione sulla scena mondiale.

 * Vantaggio per altri attori: Il vuoto lasciato dagli Stati Uniti rischia di essere parzialmente riempito da altri paesi, in particolare la Cina, che potrebbe aumentare ulteriormente la propria influenza all'interno dell'organizzazione.

La vicenda dei ripetuti ritiri e rientri degli Stati Uniti dall'UNESCO sottolinea l'importanza e la fragilità delle relazioni internazionali, spesso influenzate da decisioni politiche che possono avere ripercussioni profonde e durature sul panorama globale. 

Resta da vedere come questa nuova assenza influenzerà il futuro dell'organizzazione e il ruolo degli Stati Uniti nella diplomazia culturale mondiale.

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