Vaticano controcorrente e pressante con il Governo: Parolin spinge per il riconoscimento dello Stato di Palestina.
Il Segretario di Stato vaticano replica alle posizioni di Meloni e Tajani, definendo il riconoscimento "la soluzione" e auspicando un'azione congiunta del G7.
Il dibattito sul riconoscimento dello Stato di Palestina si arricchisce di una voce autorevole e decisamente controcorrente rispetto all'attuale linea del governo italiano.
Il cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato vaticano, ha preso una posizione netta e inequivocabile, replicando alle recenti dichiarazioni del Presidente del Consiglio Giorgia Meloni e del Ministro degli Esteri Antonio Tajani, che avevano definito tale riconoscimento "prematuro" e "controproducente".
Interrogato sulla questione, Parolin ha respinto con forza l'idea della prematurità, affermando senza mezzi termini: "Perché mai dovrebbe essere prematuro? Secondo noi la soluzione passa attraverso il dialogo diretto tra le parti in vista della costituzione di due realtà statali autonome."
Una dichiarazione che riafferma la storica posizione della Santa Sede a favore della soluzione a due Stati, da sempre considerata la via maestra per una pace duratura nella regione.
Ma Parolin si è spinto oltre, lanciando un chiaro appello alla comunità internazionale: "Tutti i Paesi del G7 dovrebbero riconoscerlo, per noi questa è la formula."
Un'affermazione di peso, considerando che l'Italia è attualmente presidente di turno del G7, e che la linea espressa dal cardinale si pone in netto contrasto con quella adottata da Roma.
L'auspicio di Parolin è che le maggiori potenze mondiali si muovano congiuntamente verso il riconoscimento, per dare una spinta decisiva al processo di pace e alla realizzazione di due Stati sovrani e sicuri.
Le parole del Segretario di Stato vaticano arrivano in un momento di crescente pressione internazionale per il riconoscimento dello Stato di Palestina.
Recentemente, Spagna, Norvegia e Irlanda hanno compiuto questo passo, unendosi ad altri Paesi europei e alla stragrande maggioranza degli Stati membri delle Nazioni Unite.
Questa ondata di riconoscimenti riflette una crescente frustrazione per lo stallo del processo di pace e la convinzione che il riconoscimento possa contribuire a riequilibrare i rapporti e a spingere verso una soluzione politica.
Il posizionamento del Vaticano, con la sua autorevolezza morale e diplomatica, aggiunge un ulteriore tassello a questo dibattito, mettendo in evidenza la distanza tra la visione del governo italiano e quella di importanti attori internazionali, inclusa la Santa Sede, che vedono nel riconoscimento un passo non "prematuro", ma necessario e fondamentale per la costruzione di un futuro di pace
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