Regno Unito Riconoscerà lo Stato di Palestina a Settembre: Cresce la Pressione sull'Italia.
La decisione di Starmer isola il governo Meloni, sempre più in controtendenza rispetto alla diplomazia europea.
Con una mossa che segna un punto di svolta significativo sulla scena internazionale, il Primo Ministro britannico Keir Starmer ha annunciato che il Regno Unito riconoscerà ufficialmente lo Stato di Palestina a settembre, in concomitanza con l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite.
Questa decisione allinea il Regno Unito a nazioni europee come Spagna e Francia, che hanno già compiuto passi simili, e intensifica la pressione su quei paesi che finora si sono astenuti.
L'annuncio di Starmer è stato accolto con favore da coloro che da tempo chiedono un riconoscimento più ampio dello Stato palestinese, considerandolo un passo cruciale verso una soluzione a lungo termine del conflitto israelo-palestinese.
Sebbene arrivi in un momento di tensione persistente nella regione, il tempismo suggerisce una crescente consapevolezza politica e umana della necessità di agire.
Molti osservatori ritengono che questo sia un segnale inequivocabile che l'era dell'esitazione diplomatica stia giungendo al termine.
La mossa del Regno Unito isola ulteriormente l'Italia, il cui governo — guidato da Giorgia Meloni, con Antonio Tajani e Matteo Salvini in posizioni chiave — mantiene una posizione di non riconoscimento.
La scelta italiana è oggetto di crescente critica, con voci che la definiscono anacronistica e in controtendenza rispetto al crescente consenso internazionale.
L'accusa di "fare da camerieri a un boss americano e a un criminale di guerra" riflette il forte disappunto di chi percepisce la politica estera italiana come eccessivamente allineata agli interessi di Washington e di determinati attori regionali.
Mentre paesi come il Regno Unito, la Spagna e la Francia si muovono verso un maggiore riconoscimento della Palestina, la posizione italiana appare sempre più isolata, sollevando interrogativi sul suo ruolo futuro nella diplomazia internazionale e sulla sua capacità di influenzare gli eventi in Medio Oriente.
La storia, come molti suggeriscono, potrebbe un giorno chiedere conto di queste scelte.
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