Stati Uniti di Trump sanzionano Francesca Albanese: un atto senza precedenti contro una voce scomoda per la giustizia a Gaza.
La Relatrice Speciale ONU per i territori palestinesi, colpita per aver denunciato un presunto genocidio e aver chiesto responsabilità internazionali, risponde con fermezza: "Continuerò a fare quello che devo fare."
Con una mossa che segna un'escalation senza precedenti nelle tensioni tra gli Stati Uniti e le Nazioni Unite, l'amministrazione Trump ha ufficialmente imposto sanzioni a Francesca Albanese, la Relatrice Speciale dell'ONU per i diritti umani nei territori palestinesi occupati. L'annuncio, giunto per voce del Segretario di Stato Marco Rubio, ha scatenato un'ondata di indignazione e solidarietà internazionale.
La "colpa" della dott.ssa Albanese, secondo le dichiarazioni di Rubio, sarebbe quella di aver fatto pressione sulla Corte Penale Internazionale (ICC) affinché sanzioni funzionari, aziende e leader statunitensi e israeliani. Un'accusa che, per molti, si traduce semplicemente nell'aver svolto il proprio mandato: quello di indagare e denunciare le violazioni dei diritti umani e le presunte responsabilità in un contesto di conflitto asimmetrico e sofferenza civile.
Francesca Albanese, avvocata italiana ed esperta di diritti umani, è stata nominata relatrice speciale nel 2022 e da allora ha assunto una posizione ferma e documentata riguardo alla situazione a Gaza, definendo le azioni israeliane come un "genocidio" e denunciando la complicità economica di diverse aziende, incluse quelle statunitensi, nel conflitto.
Il suo recente rapporto, intitolato "Dall'Economia dell'Occupazione all'Economia del Genocidio", ha messo in luce il ruolo di 48 aziende, dai produttori di armi alle società finanziarie, che avrebbero tratto profitto dalla loro collaborazione con il governo israeliano. Albanese ha anche chiesto un embargo sulle armi e sanzioni internazionali contro Israele.
Queste sanzioni, che prevedono il congelamento dei beni della Albanese negli Stati Uniti e il divieto di ingresso nel paese, sono un chiaro segnale della volontà dell'amministrazione Trump di ostacolare qualsiasi indagine internazionale che possa portare a un'assunzione di responsabilità per le azioni a Gaza.
Le sanzioni contro Francesca Albanese hanno suscitato reazioni veementi. Amnesty International le ha definite un "attacco vergognoso e trasparente ai principi fondamentali della giustizia internazionale", mentre le Nazioni Unite, tramite il portavoce Stéphane Dujarric, hanno espresso preoccupazione per un "precedente pericoloso" e il portavoce dell'Alto Commissario per i Diritti Umani Volker Türk ha chiesto l'immediato ritiro delle sanzioni, sottolineando che gli Stati membri dovrebbero "impegnarsi in modo sostanziale e costruttivo, piuttosto che ricorrere a misure punitive."
In Italia, l'assenza di una forte presa di posizione governativa a difesa di Francesca Albanese è stata oggetto di critica da parte di molti, che vedono in queste sanzioni una medaglia al valore civile per la relatrice speciale, che continua a battersi per la giustizia in un contesto di immense difficoltà.
La sua figura emerge sempre più come un simbolo di coraggio e integrità, tanto che in molti chiedono che le venga conferito il Premio Nobel per la Pace.
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