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L'Addio Nobile di Carola Rackete e la Bassa Polemica di Vannacci: Due Mondi a Confronto



Un esempio di integrità politica e la reazione volgare che ne svela le profonde differenze di valori.

Il problema dell'idiozia non è solo quello che chi la possiede è un poveraccio anche quando si traveste o lo travestono da normodotato. 
Ma il fatto è che deve per forza venire fuori e manifestarsi.

E (im) modestamente abbiamo tanti esempi tra coloro che occupano le poltrone che contano (ed anche tra coloro che ce li mettono).
Quindi c'è sempre un esempio di idiozia alle latitudini politiche e figuriamoci se comprendono che tacere sia almeno una parvenza che non ci faccia inorridire di quanto facciano schifo.

Quindi quando c'è un gesto di dignità da parte di qualcuno, partono i "trimonissimi" che non capiscono quanta miglior figura farebbero se tacessero.

Nel panorama politico europeo, spesso dominato da calcoli di carriera e attaccamento alla poltrona, la recente decisione di Carola Rackete, giovane attivista tedesca ed ex europarlamentare, risuona come un gesto di rara integrità. 

Dopo appena un anno dal suo insediamento, Rackete ha scelto di dimettersi, motivando la sua scelta con parole che per molti suonano quasi aliene nel contesto politico attuale: "Ho sempre percepito il mio ruolo qui come collettivo, non individuale. 
Ero qui per contribuire al rinnovamento della sinistra e il processo sta procedendo con successo." 
Un addio a un incarico comodo e ben retribuito, in favore di un ritorno all'attivismo in prima linea nella lotta alla crisi climatica.

Questa scelta, improntata a un profondo senso di missione e dedizione a valori superiori, contrasta in modo stridente con la reazione di un altro (cazzo è vero) europarlamentare, l'ex generale italiano Roberto Vannacci. 

Di fronte a un gesto di tale dignità, Vannacci ha optato per un attacco volgare e privo di qualsiasi argomentazione costruttiva. 

Il suo post sui social media, accompagnato da un'immagine delle gambe di Carola Rackete e la didascalia "Non ci mancherai", insieme all'augurio che "Salis e Lucano seguano il suo esempio", è un esempio lampante del "repertorio vannacciano": body shaming, attacchi gratuiti a figure scomode e una totale assenza di contenuto intellettuale.

L'incidente mette in luce una dicotomia preoccupante nel dibattito pubblico e politico. 
Da una parte, Carola Rackete incarna un ideale di politica come servizio, come strumento per il cambiamento e la difesa di principi etici. 
La sua decisione di rinunciare a un privilegio personale per continuare la sua battaglia per l'ambiente dimostra una coerenza e una visione che vanno ben oltre gli interessi di partito o individuali. 
È un esempio di come la politica possa (e debba) essere intesa come una piattaforma per un impegno più ampio e disinteressato.

Dall'altra parte, la reazione di Vannacci evidenzia una tendenza sempre più diffusa a spettacolarizzare il dissenso, a personalizzare gli attacchi e a svuotare il confronto politico di qualsiasi argomentazione razionale. 

Invece di cimentarsi in un dibattito sui temi sollevati da Rackete – la crisi climatica, il futuro della sinistra, il ruolo dell'attivismo – Vannacci ha preferito un attacco ad personam, focalizzato sull'aspetto fisico e sul tentativo di denigrare l'avversaria. 

Questo approccio non solo è meschino, ma è anche controproducente per un dialogo pubblico costruttivo....

Che poi lui si è guardato?
È un cesso!
Altro che body shaming....
Anche se il "body sceming" è più consono alla sua figura.

Invece di mostrare le gambe di Carola Rackete, Vannacci avrebbe dovuto "mostrare il cervello" di una donna di tale spessore. 

La speranza è che, confrontandosi con la profondità di pensiero e la chiarezza di intenti di figure come Rackete, anche il pubblico più cinico possa trarre qualche lezione sulla vera natura dell'impegno civile e politico. 

In un'epoca in cui la superficialità e la polarizzazione sembrano dominare, gesti come quello di Carola Rackete ci ricordano che esiste ancora una via per una politica più etica e orientata al bene comune.

Il resto sono fregnacce.

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