Le cose non sono mai quello che sembrano ©. Clicca sull'immagine.

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Il primo romanzo di Mancio M. Ruggiero

Gaza, lo scandalo dei bombardamenti e delle censure, il grido di umanità: “Basta sterminio” e finalmente qualcosa si muove in Italia (non il Governo). Alcuni episodi solo negli ultimi giorni a tal proposito.



Nicola Fratoianni ha lanciato la proposta di una grande manifestazione nazionale per Gaza e per i territori palestinesi occupati. 
“Noi siamo pronti per una grande, larga, enorme manifestazione nazionale per fermare il massacro a Gaza. È il momento.”



Le immagini provenienti da Gaza continuano a sconvolgere, in particolare la recente notizia del bombardamento di una scuola-rifugio nel quartiere di Al-Daraj.
L’attacco, perpetrato dall’esercito israeliano l’altra notte, ha causato la morte di almeno 36 persone, tra cui un numero elevatissimo di donne e bambini. 
La scena di una bambina che cammina sola e spaesata tra le fiamme, dopo aver perso sei fratelli nel sonno, è diventata un simbolo straziante di questa tragedia.

Di fronte a tale orrore, la domanda sorge spontanea: come si può rimanere indifferenti? Mentre c'è chi ancora dibatte sulla definizione tecnica di "genocidio", la realtà sul campo sembra parlare da sé: una popolazione viene sterminata, una vita dopo l'altra. 
Chi tace, chi finanzia, chi plaude, chi nega, diventa complice di questa barbarie.

In questo scenario apocalittico, spiccano le parole di Edith Bruck, scrittrice e poetessa ebrea di 94 anni, sopravvissuta all'Olocausto. 
La sua lucida e potente analisi su Gaza, Israele e Netanyahu ha scosso le coscienze.
"Quello che accade a Gaza è molto, molto doloroso per me, e credo che sia lo stesso per tutti", ha dichiarato al ‘Quotidiano nazionale’. Bruck ha sottolineato come l'operato di Netanyahu stia generando uno "tsunami di antisemitismo", un'identificazione errata tra il popolo ebraico e il governo israeliano, una visione non condivisa dalla maggioranza degli ebrei e degli israeliani.

Il suo appello è perentorio: "Gli israeliani devono protestare di più. 
Non solo il sabato, ma tutti i giorni, anzi giorno e notte. 
Anche assediando la casa-bunker di Netanyahu e della moglie. 
Questo è il momento di ribellarsi. 
Tutti, nell’esercito, dovrebbero ribellarsi e non eseguire ordini che sono disumani. 
Bisogna dire di no".

Bruck ha condannato fermamente l'uso della religione per giustificare la violenza: "Usare Dio per uccidere è una cosa mostruosa. 
Lo hanno fatto tutti, anche i nazisti. 
Ricordo le fibbie sulle cinture delle SS ad Auschwitz: c’era scritto “Gott mit uns”, Dio è con noi. 
Quando uscii dal campo mi dissi: povero Dio, in nome tuo hanno ucciso milioni di persone".

Con un'ulteriore accusa, la scrittrice ha evidenziato come "Le vite dei palestinesi a Gaza vengono trattate come vite di serie b. 
È l’ora di creare uno Stato palestinese, a quel punto cambierebbe tutto”. 
Queste parole, pronunciate da una sopravvissuta alla Shoah, risuonano come un monito per chiunque osi accusarla di antisemitismo.

In Italia sfociamo nel ridicolo se non stessimo parlando di tragedie, potrei citare tanti episodi.

Anche a Milano, la tensione è palpabile e rivelatrice del clima attuale. 
Il sindaco Beppe Sala ha appeso un sudario per Gaza alla finestra di Palazzo Marino, un gesto personale e istituzionale di vicinanza alle vittime. 
Questa semplice azione ha scatenato la reazione della Brigata ebraica milanese, che lo ha accusato di "non essere il sindaco di tutti". 
Come se esprimere solidarietà per 50.000 morti civili innocenti fosse un atto "di parte".

La risposta di Sala è stata esemplare per fermezza e lucidità: "Se per essere il sindaco di tutti bisogna non esprimere opinioni, io non posso essere così. 
Io rispetto la comunità ebraica, il popolo ebraico, la sua storia e le sue sofferenze, e sono sempre stato critico con Hamas, ma rispetto il popolo palestinese e soprattutto non rispetto quello che fa Netanyahu. 
Quello che sta facendo a Gaza è intollerabile e tutte le nostre coscienze si devono ribellare”. 
Un messaggio inequivocabile.

Di fronte a tali atrocità, il governo italiano è accusato di un silenzio assordante, di complicità e censura, agendo come se nulla stesse accadendo, alterando persino filmati per nascondere la verità.

Tuttavia, c'è una speranza nella mobilitazione della "gente normale, vera". 
Nicola Fratoianni ha lanciato una proposta che mira a risvegliare le coscienze: una grande manifestazione nazionale per Gaza e i territori palestinesi occupati. 
"Noi siamo pronti per una grande, larga, enorme manifestazione nazionale per fermare il massacro a Gaza. 
È il momento", ha dichiarato, rivolgendo un appello a Elly Schlein, Giuseppe Conte, associazioni, organizzazioni umanitarie e tutti i cittadini a scendere in piazza.

L'imperativo è esserci, essere in tantissimi. Perché, come si chiede, "quando un giorno ci chiederanno “voi dov’eravate?” potremmo almeno rispondere a testa alta: dalla parte dei palestinesi, dei civili, dei 50.000 morti ammazzati a Gaza per la sola colpa di essere nati". 
Forse è tardi, ma, come si suol dire, "meglio tardi che mai".

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