Storica Sconfitta per Trump: La Corte Federale dichiara i Dazi Illegali. Un Freno ai "Deliri Economici" del Presidente USA.
La Reazione: Il "Complotto dei Giudici"
Come un Berlusconi o un Salvini, Meloni, .... Qualsiasi
Un terremoto giudiziario scuote il panorama politico ed economico americano:
la Corte Federale del Commercio degli Stati Uniti ha inferto un colpo durissimo alle politiche di Donald Trump, dichiarando illegittimi e di fatto illegali i dazi imposti durante la sua presidenza.
La sentenza, di portata storica, non solo smantella una delle colonne portanti della sua strategia "America First", ma riafferma con forza i limiti del potere presidenziale in una democrazia.
La decisione della Corte è chiara e inequivocabile:
il Presidente degli Stati Uniti non possiede un potere illimitato per applicare tariffe unilateralmente a nazioni di mezzo mondo.
Al centro della controversia, la presunta base legale invocata da Trump per giustificare tali misure – una legge di emergenza nazionale – è stata giudicata insussistente nel caso specifico.
In sostanza, i giudici hanno stabilito che non vi erano le condizioni per un'emergenza tale da consentire una deroga così estesa ai principi del commercio internazionale e alle prerogative del Congresso.
La sentenza impone all'ex Presidente, o a chi per lui dovesse agire, di bloccare tutti i dazi entro dieci giorni.
Una scadenza stringente che mette in seria discussione l'intera impalcatura tariffaria eretta dall'amministrazione Trump e che potrebbe avere significative ripercussioni economiche globali, qualora i dazi fossero ancora in vigore o la decisione dovesse avere effetti retroattivi.
La risposta di Donald Trump non si è fatta attendere e ha ricalcato il copione già ampiamente noto in questi anni.
Attraverso dichiarazioni diffuse sui suoi canali, l'inquilino della Casa Bianca ha puntato il dito contro un presunto "complotto dei giudici", una narrazione che mira a delegittimare l'operato della magistratura, presentando le decisioni a lui sfavorevoli come frutto di un'opposizione politica e non come applicazione imparziale della legge.
Una retorica che, come notato da molti osservatori, trova eco anche nelle reazioni di leader politici italiani come Meloni e Salvini di fronte a pronunce giudiziarie avverse.
Questa sentenza è un potente monito sul ruolo insostituibile della magistratura nelle democrazie moderne.
In un'epoca caratterizzata da crescenti spinte populiste e derive autoritarie, l'indipendenza dei giudici si conferma l'ultimo, fondamentale baluardo a difesa dello stato di diritto e della separazione dei poteri.
È la dimostrazione che, anche in una democrazia "per quanto devastata", esiste sempre un sistema di pesi e contrappesi in grado di correggere gli eccessi del potere esecutivo.
La decisione della Corte Federale non è solo una sconfitta economica per Donald Trump, ma è soprattutto un'affermazione chiara dei principi democratici che distinguono uno stato di diritto da una dittatura, dove la volontà di un singolo è assoggettata alla legge e non viceversa.
I giudici, ancora una volta, si sono dimostrati i veri custodi dei limiti imposti dalla Costituzione, mettendo una "pezza" a quelli che vengono definiti i "deliri economici" e le tendenze "eversive" di certe destre mondiali.
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