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Scontri in piazza: Assessore picchiato a Roma, cresce la tensione sul "Decreto Sicurezza"


Il racconto dall’ospedale del politico del Municipio III di Roma: “Ero con le mani alzate, stavo cercando di mediare, gli agenti mi hanno circondato e aggredito a freddo”


Scene di inaudita violenza hanno segnato il pomeriggio di ieri, lunedì 26 maggio 2025, durante una manifestazione contro il controverso "Decreto Sicurezza" del governo Meloni. 

Il volto tumefatto nella fotografia che sta facendo il giro del web è quello di Luca Blasi, assessore alla Cultura del Municipio III di Roma, ridotto così a seguito di una carica della polizia.

L'episodio ha immediatamente sollevato un'ondata di indignazione e preoccupazione, rievocando spettri di un passato che molti credevano ormai superato. 

Blasi, figura nota e stimata per il suo impegno pluriennale in difesa dei diritti civili, della cultura e dei principi democratici, si trovava in piazza per esprimere il proprio dissenso pacifico nei confronti di una normativa percepita da molti come "liberticida".

"Nessuno osi dire che se l’è andata a cercare," si legge in una nota diffusa da diverse associazioni e movimenti civici, che sottolineano l'assurdità di vedere un rappresentante delle istituzioni locali subire una tale violenza per aver esercitato il proprio diritto alla manifestazione. L'immagine di Blasi ferito, con i segni evidenti delle percosse, è diventata il simbolo di una tensione crescente tra i cittadini e le forze dell'ordine, in un clima politico che molti definiscono "sempre più repressivo e autoritario".

Luca Blasi, assessore alla Cultura del Municipio III di Roma e noto attivista, ha raccontato di essere stato ferito durante una manifestazione a Piazza Barberini contro il decreto sicurezza. Blasi, 43 anni, ha dichiarato dal pronto soccorso dell'Ospedale Santo Spirito di essere stato "circondato da tre agenti e colpito con una manganellata senza motivo" mentre cercava di "calmare gli animi, mediando tra le prime linee di manifestanti e il cordone delle forze dell'ordine".

Ha una ferita visibile sulla fronte e ha detto: "Adesso sono su una barella e ci resterò per alcune ore, devono sottopormi a Tac, mi hanno detto che potrei avere una commozione cerebrale". 

L'incidente è avvenuto lunedì, quando un gruppo di manifestanti ha tentato di superare il cordone di sicurezza per raggiungere Piazza di Monte Citorio. 
Il politico, presente in prima fila per mediare con la polizia, è stato colpito in quello che ha definito un attacco "a freddo".

Il presidente del Municipio III, Paolo Marchionne, ha espresso piena solidarietà affermando che "Blasi era in piazza per una causa giusta e quello che gli è successo non è altro che una prima avvisaglia degli effetti nefasti che produrrà il dl sicurezza: un provvedimento studiato da questo governo di centrodestra per limitare la partecipazione popolare e reprime il dissenso".

Blasi ha sottolineato l'assurdità della situazione: "La cosa assurda è che sono stato circondato e picchiato all’improvviso mentre a volto scoperto a mani alzate stavo cercando di calmare gli animi, stavo dicendo che noi volevano manifestare il nostro dissenso". Ha aggiunto: "Sono stato menato con delle manganellate in pieno volto. Ho un bernoccolo che spunta di 4 centimetri, adesso non posso né riposare né bere, devo aspettare i risultati degli esami diagnostici". Nonostante l'accaduto, la sua risolutezza sembra intatta.

Il paragone con gli eventi della Diaz non è casuale e riflette la gravità percepita della situazione. 
"Un Paese in cui la polizia massacra di botte un assessore perché ha osato opporsi al decreto liberticida di un governo è un Paese tecnicamente fascista," tuonano alcuni commentatori sui social media, evidenziando una preoccupazione diffusa per lo stato della democrazia e delle libertà personali in Italia.

La solidarietà a Luca Blasi è stata immediata e unanime, proveniente da ogni parte politica e civile. 
L'episodio di ieri ha riacceso il dibattito sulla gestione dell'ordine pubblico durante le manifestazioni e sulla necessità di garantire il diritto al dissenso senza ricorrere a metodi violenti. 

Ci vuole comunque un incoraggiamento a "chiunque, nonostante tutto, continui a opporsi con ogni mezzo politico e civile a questo clima ormai irrespirabile", affinché il confronto rimanga democratico e le libertà fondamentali siano sempre tutelate.

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