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Italia, la "Grande Assente": Quando il Pride Ungherese Vale un Silenzio d'Oro



Il governo Meloni sceglie la via della "non-condanna" al divieto di Orbán, lasciando l'Italia nell'imbarazzo internazionale e confermando il suo isolamento sui diritti civili in Europa.

Recentemente, una questione spinosa ha messo in luce le posizioni diplomatiche all'interno dell'Unione Europea, sollevando interrogativi sulla politica estera italiana. 

Diciassette Stati membri dell'UE hanno espresso una ferma condanna nei confronti del divieto ungherese del Pride, una decisione attribuita al governo di Viktor Orbán. 
La dichiarazione congiunta ha sottolineato come tale divieto "leda la dignità umana, la libertà, l'uguaglianza e il rispetto dei diritti umani".

Ciò che ha colpito molti osservatori è stata l'assenza dell'Italia tra i firmatari di questa condanna. 
Mentre la maggior parte dei "grandi" Paesi dell'UE si è schierata in modo esplicito, l'Italia è rimasta in silenzio, una scelta che ha generato non poche critiche e interpretazioni. 
Questo atteggiamento di mancato schieramento viene da alcuni percepito come una tacita complicità con le politiche del governo Orbán, soprattutto considerando i legami politici noti tra la premier italiana Giorgia Meloni e il leader ungherese.

Non è la prima volta che l'Italia, sotto la guida di Giorgia Meloni, viene percepita come allineata alle posizioni di Orbán in votazioni ufficiali o dichiarazioni congiunte a livello europeo. 
Questa tendenza solleva preoccupazioni riguardo all'impatto sull'immagine e sul ruolo dell'Italia all'interno dell'Unione Europea, specialmente in un contesto in cui i valori fondamentali come i diritti umani e la non discriminazione sono sempre più al centro del dibattito.

L'episodio ha riacceso il dibattito sulla politica estera italiana, con alcuni che si chiedono fino a che punto l'attuale governo intenda mantenere questa linea di condotta. 

Le parole di Pier Luigi Bersani, che in passato ha commentato la possibilità di "farci vergognare di essere italiani" in riferimento a determinate scelte politiche, risuonano in questo contesto, alimentando la discussione sul posizionamento dell'Italia nello scacchiere europeo e internazionale. 

La questione del Pride ungherese, dunque, è diventata un termometro delle alleanze e delle priorità del governo italiano in Europa.

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